Mercato

Risorse pubbliche e investitori privati per la riqualificazione urbana

(foto AdobeStock)

Da qualche anno si sprecano libri, convegni, articoli e riflessioni varie da parte delle istituzioni, di istituti di ricerca e associazioni di categoria sul tema delle città, da un punto di vista tanto urbanistico quanto umano ed economico.

Le conclusioni verso le quali convergono quasi tutti i ragionamenti sono abbastanza unanimi e indirizzate verso il fatto che le città in generale siano arrivate a un punto critico di insostenibilità tanto sociale quanto ambientale e questo assunto o consapevolezza aumenta, purtroppo, all’aumentare della taglia della città oggetto dell’analisi, portandosi dietro tutta una serie di problemi di non così facile risoluzione.

Gli svolta , ma forse più in generale tutti gli edifici delle grandi città sono oggi il primo grande e vero nemico dell’ambiente perché è ormai noto a tutti che sia da imputare proprio a loro quasi l’ottanta per cento delle emissioni di gas serra nell’ambiente ed ecco perché non vi possa essere nazione che non prenda in serissima considerazione questo tema.

Alla luce della dimensione del problema, vediamo come lo strumento giusto non debba certamente essere quello di un sistema di bonus a scadenze corte ed incerte, ma un insieme di politiche serie, mirate, strutturali e di medio e lungo termine oltre alla costruzione di una coscienza sociale e ambientale nelle persone stesse che con una maggior consapevolezza personale, dovranno essere attori convinti ed entusiasti di questo cambio di rotta.

Trovo infatti paradossale e anzi grottesco che spesso i primi detrattori della svolta ambientalista delle città siano proprio gli abitanti stessi più preoccupati di impedimenti logistici e pratici, che tali azioni potrebbero arrecare alla loro routine di vita e di lavoro, che dei vantaggi per l’ambiente oltre che per loro stessi nel prossimo futuro.

La svolta necessaria per le città non è solo da vedersi in chiave ambientalista, ma anche sociale e questo si collega ad esempio al fortissimo aumento che si registra nella domanda legata alle residenze per studenti così come in quelle per persone anziane e sulle quali il nostro Paese sconta forse un ritardo maggiore di altri nonostante l’invecchiamento della popolazione sia forse più evidente in Italia che altrove. Studenti e anziani vogliono, per ragioni diverse, stare in città e quindi alle città spetta il compito di rendersi luogo favorevole a queste due stagioni della vita delle persone.

Non dimentichiamo poi che l’Unione Europea stessa ha concentrato molta della sua attenzione proprio su questi temi e quindi non vi è Paese che possa chiamarsi fuori dal prendere seriamente in mano il destino delle proprie città per arrivare a contrastare il cambiamento climatico, favore la rigenerazione urbana, conciliare le esigenze demografiche con i flussi migratori e ad attrarre persone che lì vogliano studiare, vivere, lavorare e anche invecchiare.

Le città e chi le governa hanno quindi bisogno di un maggior leva decisionale in quanto più vicine alle necessità della propria comunità e insieme a questo una partnership tra investitori e un più generale patto tra settore pubblico e privato, come leva fondamentale per traghettare gli agglomerati urbani verso un futuro sostenibile.

Riqualificare immobili, riconvertire intere aree ricucendole ai servizi fondamentali, favorire la creazione di relazioni tra le persone sono temi sui quali, ad esempio, gli ingenti fondi messi a disposizione dal piano nazionale di ripresa e resilienza sarebbero certamente ben allocati.