Da Tokyo la ceramica che rilascia calore “on demand”

Shin-Ichi Ohkoshi
Shin-Ichi Ohkoshi

Un gruppo di ricerca della Graduate School of Science dell’Università di Tokyo, guidato dal professor Shin-Ichi Ohkoshi, ha scoperto un nuovo tipo di materiale ceramico che immagazzina energia termica per un periodo prolungato per poi rilasciarla “on demand”.

Questa “ceramica ad accumulo di calore” (i ricercatori l’hanno denominata “heat storage ceramic”), a differenza dei mattoni e del cemento, che immagazzinano il calore per rilasciarlo lentamente, è in grado di fornire il calore accumulato (di 230 kJ/L-1, ovvero circa il 70 per cento del calore latente dell’acqua al suo punto di fusione) attraverso l’applicazione di una semplice pressione di 60 MPa.

Memorizzazione del calore di 230 kJ/L-1 mediante riscaldamento e rilascio dell'energia con una debole pressione (60 MPa) (foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)
Memorizzazione del calore di 230 kJ/L-1 mediante riscaldamento e rilascio dell’energia con una debole pressione (60 MPa) (foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)

L’energia termica può essere “memorizzata” da questo materiale sia per passaggio di corrente elettrica nella sua massa, sia per irradiazione solare ed, essendo lo Stripe-tipo-lambda-trititanium-pentoxide che compone questa particolare ceramica un ossido di titanio, è totalmente naturale e quindi rispettoso dell’ambiente.

Memorizzazione del calore da un flusso di corrente elettrica foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)
Memorizzazione del calore da un flusso di corrente elettrica foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)

Secondo i ricercatori giapponesi, l’heat storage ceramic potrà essere impiegato nei sistemi di generazione di calore solare ma anche nei dispositivi elettronici avanzati e negli appareccchi con memoria ottica.

Memorizzazione energia da radiazione luminosa (foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)
Memorizzazione energia da radiazione luminosa (foto di Graduate School of Science dell’Università di Tokyo)