Donne in edilizia. Capitane coraggiose 2016

donne_apeNel primo trimestre del 2015 le donne d’impresa hanno raggiunto quota 1.295.942, secondo i dati dell’Osservatorio per l’imprenditoria femminile di Unioncamere e InfoCamere, e se in media più di un’impresa su cinque è femminile, con un’alta incidenza del tasso di femminilizzazione soprattutto in ambiti legati ai servizi, il mondo delle costruzioni è ancora fermo all’ultimo gradino della classifica con 51.674 imprese femminili, per un tasso di femminilizzazione del 6% (dati al 30 settembre 2015). La presenza delle manager nei board delle quotate italiane è aumentata costantemente negli ultimi anni, soprattutto dopo l’entrata in vigore nel 2012 della legge Golfo-Mosca, fino ad arrivare al 25,5% (dati Consob al 30 aprile 2015). Le quote rosa in posizioni dirigenziali nell’edilizia, a livello globale, sono ancora sotto la media con il 18% (fonte Grant Thornton International Business Report) e sebbene da qualche anno il settore delle costruzioni si sia velatamente tinto di rosa, i ruoli decisionali sono ancora una prerogativa maschile.infograficai

Esiste una leadership femminile diversa da quella maschile? Qual è la ricetta femminile per il settore dell’edilizia?
Secondo Atila Gülnaz, nel CdA di Wienerberger Italia dal 2012 e amministratore delegato da novembre 2015, non ci sono differenze nel modo di gestire un’azienda, «probabilmente uno degli elementi che contraddistingue la donna in posizioni manageriali è una particolare attenzione ai dettagli, sia in termini di gestione delle relazioni sia di visione del prodotto, per un’imprenditorialità, caratterizzata da passione e orientamento al cliente. Ritengo che la donna debba sfoderare tutta la propria tenacia per farsi ascoltare, non è facile lavorare in un settore storicamente maschile, ma la sfida è essere in grado di affrontare le difficoltà del mercato con ottimismo e dedizione». Incoraggiare la diversità è vitale in ogni settore, «secondo gli ultimi studi le aziende con un alto numero di donne nei comitati esecutivi ottengono migliori prestazioni finanziarie – assicura Silvia Abbaneo, sales manager Italia di Dow Building Solutions –, un mix equilibrato di stili di leadership porta a una migliore performance organizzativa. Non si tratta di differenze di ruoli femminili o maschili, ognuno ha punti di forza che bisogna saper riconoscere e valorizzare. Maggiore partecipazione al processo decisionale e impegno nella crescita delle persone tendono però a essere messi in pratica più dalle donne che dagli uomini, qualcuno una volta ha detto che “la forza sta nella diversità, non nelle similitudini”».
Per Cristina Antoniazzi, direttore generale di
Redi, «il manager di oggi deve essere in grado di adattarsi a regole del gioco che cambiano repentinamente e in questo senso credo che le donne siano avvantaggiate poiché essendo arrivate più tardi a ricoprire ruoli importanti all’interno delle organizzazioni hanno la testa più libera, sono meno condizionate da paradigmi e modelli del passato, non hanno paura di mettersi e mettere in discussione lo status quo e perciò possono vedere cose diverse e in un modo nuovo».donna_ce

La titolare della realtà milanese Veredil, Paola Vera Gambacorta, rileva invece alcune differenze di genere: «La gestione femminile di un’azienda non lascia spazio allo spreco, la nostra capacità di organizzarci su più fronti permette una gestione razionale e finalizzata all’obiettivo, riusciamo a dialogare e comprendere le diverse posizioni evitando le rigidità». Lo conferma anche Gina Caralli, una dei titolari di BigMat Caralli di Massa Cozzile (PT): «L’edilizia è un mondo di uomini e il famoso soffitto di cristallo esiste anche nel nostro settore. Il mio ruolo manageriale in azienda viene riconosciuto sia all’esterno sia all’interno. A volte vedo che le donne imprenditrici tendono a voler snaturare la loro femminilità per ricalcare un atteggiamento maschile. Sono invece convinta che una donna debba rimanere tale anche nel modo di approcciarsi all’attività di business mantenendo peculiarità come la capacità di gestire il tempo e conciliare il lavoro con la famiglia e la vita privata». Non vede differenze marcate nella gestione di un’azienda tra uomo e donna Brigitte Schönthaler, alla guida dell’impresa famigliare Schönthaler e presidentessa Ascomed Bolzano: «Per un’imprenditrice è indispensabile una buona dose di curiosità, apertura mentale nei confronti di processi innovativi e saper sfruttare al meglio il lavoro in rete; le donne hanno spesso un approccio più empatico verso le persone e riescono a vedere a tutto tondo, non soffermandosi su un singolo aspetto quando affrontano tematiche importanti».

antoniazzi_cc_okTra le peculiarità femminili la Antoniazzi di Redi ne sottolinea alcune maggiormente efficaci a livello manageriale: «In aggiunta a quanto detto prima direi la versatilità, la spinta a rinnovarsi, la facilità nell’affrontare contemporaneamente questioni diverse e su tavoli diversi, la maggiore praticità intesa come capacità di leggere la situazione reale per come si presenta e decidere superando a volte modelli teorici consolidati».
Secondo l’esperienza personale e professionale di Adriana Spazzoli, direttore marketing e comunicazione di Mapei, le donne manager non hanno nulla da invidiare agli uomini, «non ci sono differenze di genere ma è vero che le donne solitamente devono affrontare un percorso a ostacoli più impegnativo in cui flessibilità e attitudine organizzativa sono fondamentali per ottimizzare al meglio il tempo, coordinando lavoro e famiglia. Partiamo svantaggiate a volte ma questo ci consente di sviluppare un carattere grintoso e determinato».

La ricetta femminile per l’edilizia?
«Essere sempre aperte al futuro e preparate – afferma decisa Gina Caralli – e coltivare i rapporti con i professionisti. Il lato umano è fondamentale, così come la formazione e l’aggiornamento continuo». Per Paola Gambacorta «la conoscenza del settore in cui si opera, le competenze approfondite e la forte passione sono le fondamenta per affrontare il mercato dell’edilizia, per costruire progetti che diventino realtà grazie alla consapevolezza del lavoro di squadra». Ricettario e ingredienti condivisi anche da Gülnaz Atila: «A un mercato con un grado di complessità sempre più elevato, si deve rispondere con la massima trasparenza e impegno nel fornire elevati standard qualitativi e certificazioni di semplice lettura. Puntare sul servizio per offrire ai clienti la consulenza dei nostri esperti sia in fase di progettazione sia in cantiere; comunicare sempre le nostre attività e aggiornamenti; lavorare sul marketing e sui nuovi canali digitali per raggiungere assieme gli obiettivi prefissati». In un mercato dell’edilizia che ancora soffre e dove gli incentivi fiscali non bastano più «si verificheranno dei cambiamenti che andranno a modificare inesorabilmente il modo di fare azienda, con contaminazioni necessarie rivolte al cliente finale, dovremo quindi dotarci di strumenti adeguati» prevede Paola Gambacorta di Veredil, così come per Brigitte Schönthaler «il futuro non sarà né rosa né nero, dovremo però abituarci a degli standard con margini diversi».atila_cc_ok Ottimista la visione della Abbaneo: «Stiamo ancora combattendo contro turbolenze economiche, tuttavia l’Italia ha già dimostrato di essere attrattiva per gli investimenti di capitali esteri, le aziende con prodotti ben studiati e differenziati ne trarranno vantaggio». Fondamentale sarà favorire lo sviluppo delle competenze nella costruzione e ristrutturazione di edifici ad alta efficienza energetica e «sarà sempre più importante collaborare con la distribuzione – prosegue la Abbaneo –, per educare gli utenti finali sui vantaggi ambientali ed economici derivanti dall’adozione di efficaci pratiche di costruzione energetica». Considerazioni meno ottimiste ma comunque fiduciose quelle di Cristina Antoniazzi: «Il mercato dell’edilizia non gode di buonissima salute e le prospettive future non sono rosee, nonostante le proiezioni ottimistiche per il prossimo biennio. Fondamentale è cogliere le opportunità che ci sono comunque nel settore e che possono sicuramente essere un volano per ripartire».

Dovrebbero esserci più donne nel mondo dell’edilizia? La risposta unanime è un sì
«È un dato di fatto che negli ultimi 10 anni le donne, non con poche difficoltà, hanno assunto ruoli anche importanti nel settore – evidenzia ancora il direttore generale di Redi–, questa tendenza ha portato sicuramente una ventata di novità nell’approccio del mercato e ha cambiato il modo di affrontare i problemi, attraverso una maggiore attenzione al cambiamento e una maggiore flessibilità. Un cambiamento che forse ha scongiurato una contrazione ancora più grande del settore e sicuramente migliorato la qualità del costruire».abbaneo_cc Conferma questa necessità anche il mondo della distribuzione dove «come in ogni settore della società è necessaria una presenza femminile per contribuire al raggiungimento di un equilibrio che ancora manca, nel rispetto reciproco anche di genere», afferma Paola Gambacorta.
«Non solo in edilizia ma ovunque ci vorrebbero più donne», ribadisce Gina Caralli, che dal 2014 siede anche nel consiglio di amministrazione di BigMat Italia, e aggiunge: «Io ho la fortuna di osservare l’edilizia di oggi dal punto di vista di un grande gruppo di distribuzione, dove fare rete è fondamentale. Nel mercato ci sono segnali di ripresa, ma per ora solo in alcune zone d’Italia, quando queste ricadranno su tutto il territorio con un benefico effetto domino, sarà cruciale, anche se difficile, saper fare rete. È questa la chiave per uscire dalla crisi». Il concetto di associazione è importante anche per Carmela De Masi, amministratrice di De Masi di Roma, presidentessa e unica donna del consorzio Area Dec, nel consiglio di amministrazione di Deus e Federcomated dove è l’unica donna rappresentante del mondo dei distributori di materiali edili. Per lei imprenditoria femminile significa soprattutto «cultura e carattere individuale, queste le caratteristiche che determinano il tipo di imprenditoria. Oggi nella società non riscontro differenze di genere ma piuttosto di classe, quello che invece temo nel mondo dell’edilizia è la concentrazione inconsapevole del lavoro a causa dell’entrata a gamba tesa della Gdo. La ricetta per il settore edile è la stessa perché un popolo sia libero: cultura».spazzoli_cc

Le aziende secondo Silvia Abbaneo «devono attrarre e trattenere i migliori talenti e le risorse necessarie per vincere in un settore altamente competitivo. L’aggiornamento costante e la diversità stanno diventando fattori chiave di crescita. Per questo oggi esistono iniziative come WIN (Women’s Innovation Network) di Dow, che favoriscono una cultura a sostegno delle donne dell’azienda per la condivisione di esperienze, lo sviluppo professionale così come l’accesso a leadership e posti di alta responsabilità». Una più ampia presenza femminile in edilizia può essere d’aiuto secondo la Schönthaler «anche per gli indicatori di qualità nelle gare di appalto, dove il tema della sostenibilità e salubrità è molto importante; le donne dimostrano una maggiore sensibilità verso l’utilizzo di materiali che corrispondono a questi criteri».caralli_cc Una più ampia presenza in rosa è auspicabile anche per la Spazzoli di Mapei, sia nelle posizioni manageriali ma anche e soprattutto nei ruoli a contatto diretto con il pubblico, «nel settore della distribuzione edile è sicuramente un valore aggiunto la capacità di rapportarsi con il cliente e instaurare un rapporto di fiducia».

Le giovani donne italiane sembrano avere una marcia in più

Un’impresa su tre tra quelle under 35 è a trazione femminile (il 28,11% del totale delle imprese giovani) e molte si sono avventurate in terreni solitamente predominati da presenze maschili come l’edilizia. Per la Atila il segreto è «non lasciarsi abbattere alle prime difficoltà, ma affrontare con ottimismo le continue sfide che questo settore ci sottopone, saranno vincenti solo le donne che sapranno trasformare le difficoltà in opportunità». Alle future imprenditrici anche Gina Caralli di BigMat consiglia di essere sempre professionali e avere una propria visione del futuro: «Dinamismo e tenacia anche di fronte a certi atteggiamenti maschili, se ci sono preparazione e voglia costante di imparare con il tempo si riuscirà ad avere successo».demasi_cc

Consigli preziosi anche dalla sales manager di Dow Italia che suggerisce di «fare pratica ed esperienza, stage nei cantieri edili, in studi di architettura o presso i distributori per comprendere le fasi di lavoro del settore; anche se si è più interessati al management è necessaria una conoscenza di base dei processi fondamentali e non c’è modo migliore per imparare che vedere un edificio innalzarsi dalle fondamenta. Non abbiate paura di fare domande, una mente curiosa vi aprirà opportunità inaspettate, siate aggiornate sulle più recenti normative e monitorate trend e tendenze». La Schönthaler invita inoltre a osare di più: «Siamo più forti di quello che pensiamo, le sfide sono tante e bisogna avere anche il coraggio di adottare approcci e schemi diversi dal passato». Alla richiesta di un suggerimento per le future imprenditrici Cristina Antoniazzi dice: «Risponderei con le parole della Regina Rossa alla protagonista del libro di Alice nel Paese delle Meraviglie: “Ci vuole tutta la velocità di cui sei capace per restare sempre nello stesso posto. Ma se vuoi veramente andare da qualche parte dovrai correre almeno due volte più forte”». Preparazione di alto livello e competenze sono requisiti basilari per le giovani manager del futuro assicura Adriana Spazzoli: «Indispensabile fare esperienze di stage oltre che approfondire la conoscenza delle lingue straniere in modo professionale, oggi l’attività e il mercato non sono limitati all’Italia e per potersi muovere all’estero le lingue sono essenziali».shoentaler_cc

Il 56,2% dei laureati del 2014 in architettura e in ingegneria edile è donna (dati Alma Laurea)

Professioni sempre più femminili rispetto al passato, con le quali produttori e distributori del settore devono confrontarsi, tenendo conto dei diversi approcci a tematiche sulle quali le donne riescono a sintonizzarsi meglio. Sembrerebbero infatti più convinte della necessità di investire nella bioedilizia, nella sostenibilità e nel risparmio energetico; più consapevoli degli uomini che il settore delle costruzioni oggi e in futuro deve concentrarsi sul recupero dell’esistente con un’attenzione al comfort abitativo.vera_cc

«Anche nelle clienti si percepisce una maggiore attenzione per le soluzioni eco-friendly – conferma Gina Caralli di BigMat – e nelle coppie che si rivolgono a noi per lavori di ristrutturazione, le donne sono le più sensibili e attente all’ambiente e al risparmio energetico, forse perché più impegnate nel costruire un mondo migliore per le generazioni che verranno». Stesso atteggiamento rileva anche la Schönthaler: «I nostri clienti non sono più, come tradizione vuole, solo uomini, molte donne si informano sui materiali edili da utilizzare e spesso sono loro ad avere potere decisionale, perciò è consigliabile tenere conto della platea femminile ottenendo un vantaggio notevole nelle scelte aziendali».