Banche ed extraprofitti. Sarebbe stato meglio il dialogo

Luca Berardo

Agosto è spesso un mese nel quale i politici nostrani ci hanno abituato a delle uscite non sempre felici o troppo ragionate e che sembrano essere finalizzate solo a cercare di assicurare al protagonista dell’esternazione, un po’ di visibilità e presenza nei discorsi da ombrellone degli italiani in vacanza. Tutto il chiacchiericcio ed i commenti seguiti al provvedimento sugli extra profitti delle banche arrivato proprio ad inizio mese, mi sono sembrati un fulgido esempio di questo atteggiamento.
Presentato con un’enfasi ed una narrazione tale da volerlo fare apparire come fosse la dichiarazione ufficiale di sfida al sistema finanziario internazionale in difesa dell’economia reale, in realtà questo provvedimento non sarà fortunatamente in grado di mettere in crisi un sistema che per nostra fortuna appare, ed è, solido o di spaventare il mondo della finanza nel suo complesso, ma potrà invece molto probabilmente ritorcersi contro l’immagine stessa del nostro Paese perché va a rafforzare negli investitori il pensiero mai completamente fugato che l’imprevedibilità normativa italiana sia un rischio troppo reale e tangibile.

Quali ricadute sull’economia reale?

Fa amaramente sorridere come il nostro Governo, non abbia pensato ai possibili riflessi proprio sull’economia reale, quindi su famiglie ed imprese di questo provvedimento ed ancor di più che anche l’opposizione si sia affrettata a volersene attribuire la paternità arrivando poi addirittura a chiedere che si andasse ancora oltre, andando cioè a colpire gli extra profitti anche di altri settori.
La nostra classe politica tutta sembra ignorare che la reputazione sia l’elemento oggi forse più importante per arrivare ad attrarre degli investimenti ed ecco perché tutto ciò che possa potenzialmente andare a minare la credibilità del nostro sistema economico e l’affidabilità della nostra governance dovrebbe essere ragionato con più attenzione perché i presunti benefici immediati (anch’essi tutti da valutare), potrebbero essere di molto inferiori ai danni che si andrebbero ad ingenerare nel futuro.
Come possiamo pensare che sia ritenuto affidabile un Paese nel quale un Governo qualunque sia il suo colore, possa un giorno arrivare a giudicare non eticamente accettabile il livello dei profitti di un’azienda o di un settore e mettere in atto delle misure che lo vadano a colpire o comunque a limitare? Come possiamo pensare che sia ritenuto affidabile un Paese che vada a limitare l’azione imprenditoriale di soggetti internazionali non tanto per legittimamente preservare gli interessi nazionali in certi settori definibili strategici, ma per tutelare quello di privati cittadini vicini al potere politico?

Sarebbe stato meglio dialogare con gli istituti di credito

Al di là di questi interrogativi dalla risposta forse troppo scontata, viene certamente da chiedersi perché andare ad attaccare proprio in questo momento il nostro sistema bancario, un momento nel quale l’avvicinarsi sempre più probabile di una fase congiunturale non facile proprio per famiglie ed imprese avrebbe dovuto portare più a ragionare di come farcela insieme che non a scontrarsi.
Sarebbe stato molto più intelligente e lungimirante, cercare di dialogare proprio con il mondo bancario al fine di assicurarsi che non venisse a mancare il sostegno al mondo delle imprese ed alle famiglie. Dovrebbe essere infatti di interesse della nostra politica quello di avere istituti di credito solidi e capaci quindi di non far mancare le risorse necessarie al sistema produttivo così come alle famiglie affinché possano continuare ad investire ed a consumare.
La sensazione è però che all’avvicinarsi di una scadenza elettorale, il buon senso sia stato prevaricato ancora una volta dalla mera ricerca del consenso di una certa parte dell’elettorato, la solita visione di breve periodo alla quale la nostra politica ci ha purtroppo tristemente abituati. Resta però la speranza che il tutto si affievolisca e si perda con il finire dell’estate e che a settembre ci si torni a concentrare su quello che serve veramente al nostro Paese.