Le previsioni 2014 per il mercato della ceramica

(foto Novabell)

Il 2013 rappresenta il punto minimo della congiuntura dell’industria ceramica italiana, il 2014 quello della (troppo lenta) ripresa, a causa degli irrisolti problemi di competitività del Sistema Italia. È questa la fotografia che emerge dall’analisi messa a punto da Confindustria Ceramicain collaborazione con Prometeia, Cresme e Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Nel 2013, la crisi del mercato immobiliare italiano contrae le vendite di ceramica a livello nazionale, mentre positive evidenze emergono sui mercati esteri. Le previsioni 2014 registrano vendite totali in crescita del +1,6 per cento, dovute a una sostanziale stabilità (-0,8%) sul mercato interno e da un export che mette a segno un +2,4 per cento. La produzione ritorna, dopo un biennio, in campo positivo con un +1,2 per cento.

Vittorio Borrelli, presidente Confindustria Ceramica

«Dietro a queste variazioni positive – afferma Vittorio Borelli, presidente di Confindustria Ceramica – ci sono solo pochi milioni di metri quadrati di vendite in più, troppo poco per parlare di svolta. Lo strabismo tra un mercato mondiale che cresce e un’industria italiana che segna il passo, pur continuando a mantenere la leadership nel commercio mondiale in valore, è data dal differenziale di competitività relativa». Tra i fattori che frenano il completo sviluppo del settore, Confindustria Ceramica pone l’alto costo dell’energia, stretto tra oneri sulle rinnovabili e mancata liberalizzazione del mercato; tempi per la concessione di autorizzazioni più lunghi rispetto ad altri Paesi sviluppati; una carenza nel sistema delle infrastrutture che frena il livello di competitività delle imprese ceramiche italiane. «Il nostro settore continua a investire oltre il 5 per cento del proprio fatturato annuo in innovazione tecnologica – conclude Vittorio Borelli – anche se facciamo sempre più fatica a supplire a queste carenze».