De Angelis. Ecco come si può ripartire davvero

Giulio De Angelis, delegato nazionale per lo Sviluppo e le Infrastrutture per il Mezzogiorno di Federcomated, e vicepresidente vicario di Confcommercio Avellino, ci spiega come vede la ripartenza del settore, superata la fase del lockdown, quali saranno i cambiamenti e cosa dovrà essere messo in piedi per contrastare questo periodo di inattività, ma anche cosa devono fare i distributori di materiali per l’edilizia, soprattutto chi opera al Sud della penisola, e come dovrà essere strutturato e articolato il lavoro della filiera.

«Nel futuro prossimo, i veri cambiamenti nel settore della costruzione e ristrutturazione in edilizia, riguarderanno la sostenibilità energetica e sismica, la qualità, la salubrità dei luoghi di aggregazione a cominciare dalle abitazioni, omologandosi alla cultura di una nuova riqualificazione e sviluppo urbano e suburbano delle nostre città (città diffuse o Sprawl urbano che dir si voglia) e alla stessa mobilità al loro interno.

Noi distributori edili meridionali di Federcomated per non chiudere le nostre aziende, dovremo innanzitutto modernizzare le nostre attività con l’inserimento di nuove figure professionali in grado di ricercare prodotti e tecnologie avanzate e rispondere a esigenze e richieste di prodotti sempre più performanti da parte di progettisti, imprese e utenti finali.

Avremo bisogno di esperti di marketing e di comunicazione aziendale in grado di coniugare la vendita online con quella del punto vendita fisico, faremo formazione e informazione, cambieremo profondamente la nostra cultura d’impresa riducendo le dimensioni dei nostri depositi, esaltando la nostra presenza nei nostri territori e trovando, grazie a queste peculiarità, elementi di convivenza commerciale con la grande distribuzione.

Per fare questo e tanto altro ancora, abbiamo bisogno di rilanciare i consumi e i fatturati delle nostre aziende che dipendono anche dalla disponibilità economica dei cittadini oltre che dagli investimenti pubblici».

Più peso alla categoria, legittimazione istituzionale, tavoli di filiera e Consulta di settore

«È indispensabile un progetto di sviluppo globale dell’intero sistema economico meridionale, codificando il comparto edile come asset strategico del sistema economico e solo, con il peso politico ed istituzionale, di Federcomated e di Confcommercio potremo tentare di garantire e raggiungere, questa legittimazione istituzionale, magari chiedendo anche alla classe politica di essere più coraggiosa, sensibile a una crescita concreta, efficace, veloce e diffusa della nostra economia.

Per questo, è indispensabile intensificare il nostro impegno associativo individuale, incrementare, tutti insieme, la nostra potenzialità aggregativa, la capacità di analisi e la qualità delle nostre proposte per aumentare il nostro peso politico all’interno delle Confcommercio territoriali e regionali. E sarà utile farlo in un contesto di aree omogenee, ovvero distretti economici territoriali più ampi ed affini per peculiarità economiche e culturali e non per confini amministrativi.

E poi sarà sempre più indispensabile la creazione di tavoli di filiera, a tutti i livelli territoriali permanenti e tematici sia tra tutti le associazioni di categoria di filiera sia all’interno delle associazioni di categoria (Confcommercio, Federcomated, Angaisa, Assofermet, Federcolori, Federmobili, Abiconf, Federprofessioni, Fimaa, eccetera) sia con le altre componenti della filiera dell’edilizia, a cominciare da Federcostruzioni dagli ordini professionali, dai costruttori, gli artigiani, eccetera, in una sorta di Consulta di settore per elaborare e promuovere un vero e proprio progetto di riqualificazione organico e concretizzabile  in tempi reali per il rilancio dell’intero comparto».

Le prime leve per il rilancio

«Le prime azioni da mettere in campo sono, secondo me, la defiscalizzazione del costo del lavoro, per proseguire con la semplificazione e la velocizzazione degli iter burocratici, a partire dagli appalti, alla semplificazione lessicale ed attuativa delle leggi, alla promulgazione di provvedimenti e norme coerenti ed efficaci che siano sostegno reale dell’economia (e che superino a piè pari tutte incongruenze e i conflitti di competenze tra enti a vari livelli territoriali, frutto di un federalismo inefficace e pasticcione, che va urgentemente modificato) che consentano progettazione, finanziamento ed esecuzione in tempi reali dei lavori appaltati. Non solo, credo siano necessari la proroga immediata al 2030 e l’aumento dall’85 al 100% del credito d’imposta su Eco e Sisma bonus, una vera semplificazione del fisco e dei pagamenti della pubblica amministrazione, con la definitiva istituzione della compensazione automatica tra contribuente/creditore dello stato e fisco.

Bisognerebbe, poi, pretendere una semplificazione per l’accesso ai fondi europei diretti, tesi alla riqualificazione per favorire il ripopolamento commerciale, turistico e residenziale dei piccoli borghi, che rappresentano l’ossatura delle comunità meridionali e possono essere dei formidabili attrattori di flussi turistici. È anche necessaria una politica seria per la realizzazione e l’ammodernamento delle nostre infrastrutture materiali e digitali e della nostra logistica, per favorire lo sviluppo e supportare la struttura economica territoriale».

E, in particolare, per il Mezzogiorno…

«Credo sia necessario favorire in modo concreto e reale l’accesso al credito, con il ripristino immediato della parità di tassi d’interesse passivo bancario tra Nord e Sud come peraltro previsto dall’“Ei fu” articolo 8 (“Uniformità del trattamento praticato da aziende ed istituti di credito”, che così recita: “Le aziende e gli istituti di credito, salve le disposizioni della presente legge, debbono praticare, in tutte le proprie sedi principali e secondarie, filiali, agenzie e dipendenze, per ciascun tipo di operazione bancaria, principale o accessoria, tassi e condizioni uniformi, assicurando integrale parità di trattamento nei confronti dei clienti della stessa azienda o istituto, a parità di condizioni soggettive dei clienti, ma esclusa, in ogni caso, la rilevanza della loro località di insediamento o della loro sfera di operatività territoriale”. L’art. 8 è stato abrogato, con decorrenza dal 1° maggio 1993, dall’art. 4, L. 19 dicembre 1992, n. 488, ndr) della legge 64, (Legge 1° marzo 1986, n. 64 Disciplina organica dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno, ndr) mai applicato. Potrebbe essere reintegrato, immaginando una sorta di ente coordinatore partecipato dallo stato, dal mondo bancario e dalle associazioni datoriali, una sorta di Nuova Cassa per il Mezzogiorno.

Sarebbe uno strumento efficace, una cabina di regia, un laboratorio di idee, capace di attrarre al Sud investimenti da tutto il mondo, di catalizzare verso le nostre regioni l’interesse dei paesi del Mediterraneo meridionale (Maghreb, Medio Oriente, Balcani) legittimando, presso quei paesi, il nostro ruolo di area delle eccellenze nella formazione, nella ricerca e della logistica, eccetera. Si potrebbero usare le strutture pubbliche e private inutilizzate, incomplete, potremmo rivendicare il ruolo di Porta d’Europa e riattivare quel privilegiato rapporto storico, culturale, economico e sociale, oggi intercettato da altri paesi.

Senza un Mezzogiorno attivo la ripartenza del nostro paese e della stessa Europa, sarà fortemente condizionata, l’esperienza reale di questi giorni, ci dimostra che la fragilità della globalizzazione la si combatte con la coesione territoriale, culturale, imprenditoriale a tutti i livelli

Credo nello slogan “Più Italia e Più Europa per tutti”, ma anche l’esaltazione del ruolo del piccolo e medio imprenditore non massificato da spersonalizzazione estrema della sua identità imprenditoriale, può rappresentare, con il supporto operativo e politico della nostra Federcomated, la sintesi per ridare al Mezzogiorno ed all’intero nostro paese quella dignità e quelle prospettive che l’impegno di tanti distributori edili italiani meritano».