Mercato

Come sostenere gli investimenti?

(foto Adobe Stock)

Il rallentamento del settore delle costruzioni, così come di altri comparti economici, ha avuto come naturale ed immediato riflesso, il rallentamento di tutta l’economia italiana ed è abbastanza verosimile immaginare che la situazione resti tale anche per questa ultima parte dell’anno. Al di là dei ripetuti sgambetti normativi al quale il Governo ci ha abituati per quanto riguarda le agevolazioni legate ai bonus edilizi e che hanno certamente giocato un ruolo in questo cambio di scenario della nostra economia, il principale indiziato è certamente l’aumento dei tassi d’interesse, azione alla quale la Banca Centrale è ricorsa, a mio avviso con troppa disinvoltura e senza considerare bene le implicazioni nell’economia reale, per cercare di mitigare l’inflazione nell’area Euro.

In presenza però di un’inflazione dovuta per più di metà del suo valore al costo delle fonti di energia, non è di certo con l’aumento dei tassi che se ne ottiene l’abbassamento, sembra quindi paradossale questo continuo ritocco dei tassi anche quando le agenzie di stampa riportavano l’inizio della discesa del suo valore, legato proprio all’abbassarsi del costo dell’energia.

Passare quindi da un mondo che ha conosciuto e naturalmente approfittato dei tassi negativi all’attuale scenario che in ogni trimestre vede una crescita proprio dei tassi, ha provocato una naturale e conseguente scossone sul mercato del credito che è diventato non solo più costoso, ma anche molto più selettivo tanto per le famiglie quanto per le aziende.

Il nuovo costo del credito è certamente un elemento da tenere in considerazione, ma quello che in prospettiva deve preoccuparci di più è in realtà l’inasprirsi dei criteri stessi di erogazione che vedono oggi in un maggior apporto di garanzie l’elemento che più rischia di mettere a rischio la volontà o la necessità di ricorrere al finanziamento bancario, quindi la crescita degli investimenti e in definitiva la crescita della nostra economia.

Le aspettative delle industrie italiane sono in ribasso perché aleggia indubbiamente il pensiero che ci si dovrà confrontare con questa situazione ancora per un certo numero di mesi.

Il settore delle costruzioni è forse il più direttamente coinvolto da questa situazione e le conseguenze di questo hanno iniziato a vedersi fin dall’inizio dell’anno traducendosi in un calo di circa cinque punti percentuali che gli hanno fatto perdere quel ruolo di traino della nostra economica iniziato di fatto dal periodo pandemico.

A questo dobbiamo poi aggiungere l’incerto futuro del sistema del bonus e la situazione dei crediti incagliati dell’imprese che nonostante i ripetuti e perentori richiami di tutto il nostro sistema associativo, risulta ancora non definita.

Se estendiamo poi la nostra analisi alle famiglie italiane, vediamo come anche i consumi restino fortemente segnati da questa situazione e quindi decisamente incerti. Diventa quindi importante che il mondo bancario, seppur colpito più nell’orgoglio che nella sostanza da tutto il gran parlare e non solo che si è fatto sul tema della tassazione sugli extra profitti, non vada a serrare troppo le sue maglie e pensi ai modi possibili e sostenibili per continuare a sostenere gli investimenti privati ed evitare quindi un rallentamento eccessivo dei consumi stessi.

Lo stesso riflesso dovrà valere naturalmente e a maggior ragione anche per il mondo delle imprese in primis per quei settori a maggior impatto sull’economia domestica, come ad esempio il settore delle costruzioni la cui ricaduta è praticamente tutta entro i confini nazionali.