Bonus edilizi. La ritenuta sui bonifici sale all’11%

bonus ediliziaUn tempo il mese di marzo veniva definito pazzerello per la sua imprevedibilità meteorologica, ma questa volta la doccia fredda per il settore delle costruzioni non arriva da fattori atmosferici, ma dal Governo in carica che, apparentemente incurante delle conseguenze, decide di fare l’ennesimo sgambetto a tutti gli operatori del settore portando la ritenuta sui bonifici dei bonus edilizi al livello più alto mai registrato dalla sua introduzione.

Da oggi scatta infatti la maggiorazione che porta la ritenuta al livello record di undici punti percentuali, tre in più rispetto al valore che aveva fino a ieri e che, al di là dell’extra gettito che il Governo auspica, rischiano di portarsi appresso pesanti conseguenze, dalla probabile correlata difficoltà delle imprese di smaltire i crediti di imposta fino a un nuovo effetto rialzo dei prezzi di lavori e manodopera, per andare a compensare questo ulteriore differimento di liquidità a carico delle filiera delle costruzioni.

Facendo un po’ di storia di questa misura, vediamo che venne introdotta per la prima volta quasi quattordici anni fa, nell’estate del 2010 e allora era fissata al 10%. La misura, ma soprattutto l’aliquota, venne presa malissimo dalle associazioni di categoria, che allora non mancarono di far sentire la propria voce e, dopo un lungo e aspro braccio di ferro, riuscirono a farla passare al 4%. La situazione rimase immutata fino al 2015, anno nel quale fece un balzo all’8%, livello rimasto immutato fino ai giorni nostri.

Per venire al presente, il solito fastidioso meccanismo della profezia che si autoadempie ha portato l’Esecutivo ad annunciare nella fase finale dello scorso anno che sarebbe forse aumentata, per arrivare poi all’inserimento nella legge di Bilancio, successivamente a posticiparla ancora un po’ nella fase di riscrittura della manovra stessa fino ad arrivare alla data del primo di marzo che la vede quindi definitivamente salire al livello monstre dell’11%.

Per avere un’idea di quanta liquidità dreni alle imprese della filiera delle costruzioni questa misura, basti pensare che nel triennio 2021-2023 la ritenuta sui bonifici ha determinato un gettito compreso tra i due miliardi e mezzo e i tre ogni anno. Quando invece il mercato non era stimolato da una misura come il Superbonus, il livello di gettito era di poco inferiore ai due miliardi di euro per anno.

Naturalmente allettato dalla capacità di essere da traino per il Paese che il nostro settore dell’edilizia ha dimostrato in questo periodo, l’Esecutivo ha immaginato quindi di poter beneficiare ancor più (come se non lo facesse già abbastanza) andando ad alzare l’aliquota per incrementare i precedenti livelli di gettito con un’ulteriore entrata di oltre 600 milioni di euro all’anno.

Forse però a qualche componente del Governo deve essere sfuggito il fatto che l’attuale anno segni il passaggio da un sistema fortemente assistito, qual è stato quello del Superbonus e affini, a un nuovo sistema che non sappiamo ancora che dimensione avrà. Senza dimenticare il mai sanato problema dei crediti incagliati, solo per citare un problema gigantesco che ci trasciniamo ormai da anni. È quindi possibile che proprio i volumi e gli importi dei lavori possano andare già di per sé a contrarsi. La discesa dei lavori potrebbe quindi vanificare gli obiettivi di nuove entrate, sulle quali la nostra politica ha scommesso.

Quello che è però certo è che questa misura si porterà appresso, qualunque sia il livello di lavori edili ai quali arriveremo quest’anno, un nuovo e ulteriore problema di liquidità, che rischia di compromettere la buona esecuzione, oltre che la finalizzazione, di lavori e cantieri. Ancora una volta la politica si mostra fortemente ingrata verso l’industria delle costruzioni, vista più come un salvadanaio dal quale attingere piuttosto che come un pilastro del nostro prodotto interno lordo da far crescere davvero nell’interesse di tutto il Paese.

Pur non ignorando, in quanto anche rappresentante di categoria, la difficoltà nell’interlocuzione con la politica che le nostre associazioni di categoria stanno avendo in questo momento, ritengo che si sia accettato troppo supinamente e troppo in silenzio questo nuovo scippo ai danni di tutte le nostre imprese che, vale la pena ricordare a noi stessi e ai nostri politici, valgono oltre il 25% del prodotto interno lordo italiano.