Sercomated. Nicoli: Imprese non qualificate creano danno al committente che non potrà ottenere il bonus

Una situazione che impone una profonda riflessione. Ecco il pensiero di Gabriele Nicoli, Vice presidente di Sercomated.

«Il Superbonus 110% ha creato in tutta la filiera una crescita a due cifre: un fattore estremamente positivo, ma con delle ombre, a partire dal boom di nuove imprese che sono nate sulla scorta dell’effettiva mancanza di manodopera per realizzare i lavori edili.

Negli ultimi due anni il settore ha visto crescere il numero di imprese di quasi 30mila unità (+3,5%): solo nel secondo semestre 2021 sono nate 64 nuove imprese edili al giorno, per un totale di 11.600 a fine dicembre.

Di fronte a cifre di questo genere è naturale interrogarsi sulla preparazione e la specializzazione di questi nuovi attori: non nascondo la preoccupazione del mondo della produzione di materiali edili sulla qualità dei lavori eseguiti dalle imprese da poco sul mercato, perché sappiamo bene quanto sia importante la posa a regola d’arte.

L’involucro edilizio è un sistema che compartecipa nel suo insieme al raggiungimento delle prestazioni, se solamente una delle opere realizzate non è stata eseguita a regola d’arte, il sistema viene compromesso.

Agli edifici oggetto di riqualificazione con Superbonus 110% si richiedono prestazioni elevate, a partire dai materiali impiegati che devono essere dotati di certificazioni ad hoc come, ad esempio, la C.A.M. Anche in questo caso il timore della produzione è che le tante imprese appena nate non conoscano questi aspetti, posino materiali non certificati e quindi in fase di asseveramento si possano verificare centinaia di casi in cui il committente si troverà a non poter ottenere il bonus per via del mancato impiego di materiali idonei.

Una problematica non da poco, che però purtroppo non emerge nell’immediato, ma solamente con la fine del cantiere».