Tendenze e società | La vie en rose dell’edilizia 

Capitane coraggiose 2018

Come trasformarsi in “Wonder woman” per sconfiggere ogni giorno i luoghi comuni sull'imprenditorialità femminile ai giorni nostri. Le donne? Possono rilanciare il settore delle costruzioni

Multitasking, precise, versatili, tenaci determinate e audaci. Sono questi gli aggettivi che le donne dell’imprenditoria, dell’edilizia e della progettazione utilizzano per delineare i punti di forza e le carte vincenti del “gentil sesso” nel mondo del lavoro. Non mancano però errori e insicurezze che rischiano di frenare e ostacolare l’affermazione del talento femminile, come ci raccontano alcune tra le protagoniste del panorama imprenditoriale del nostro Paese, con le quali abbiamo parlato di opportunità, luoghi comuni e genitorialità.

Donne al lavoro, “pregi e difetti” 

La peculiarità più importante di una donna? Alida Carcano, 51 anni, ceo e fondatrice della società di investimenti Valeur Investiments non ha dubbi: «È l’intelligenza emotiva, un aspetto fondamentale per la gestione dell’organizzazione di un’impresa così come nelle relazioni interpersonali, così importanti per attirare e trattenere personale qualificato». Le fa eco l’architetto Selina Bertola, classe 1981 e dal 2010 alla guida del suo studio di architettura e interior design Nomade Architettura: «La flessibilità e la versatilità, unite alla capacità di ascoltare sono i punti di forza di noi donne. Il nostro lavoro è fatto anche di equilibri e piccole sinergie, ed è quindi indispensabile saper gestire e accomodare le esigenze di molti, mantenendo però la giusta fermezza».
Paola Allegri, 55 anni, presidente dal 2007 dell’Associazione nazionale “Donne Geometra” sottolinea l’importanza di essere «determinate, audaci, intuitive, scrupolose e attente ai dettagli. Per non restare in un cono d’ombra è necessario saper comunicare, avere la capacità di interagire sia tra noi donne sia con gli uomini senza però imporsi o entrare in competizione. Non funziona più l’idea della “donna in carriera”, ma rassicura una professionista capace di saper comunicare, competente, spontanea, autentica e affascinata da quello che fa».

«Fare largo alle donne conviene; la platea di donne da valorizzare, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’edilizia, è una vera e propria miniera di capitale umano e professionale ancora inutilizzato che potrebbe far esplodere nuovamente il settore a vantaggio dell’intero sistema economico e del modello sociale italiano» Paola Allegri, presidente dell’Associazione nazionale “Donne Geometra”

Sensibilità è la peculiarità tutta rosa su cui puntare secondo Francesca Cavalleri, quarantacinquenne titolare dell’agenzia Cavalleri Comunicazione: «Le donne – spiega – possono contare su un lato sensibile che troppe volte è considerato come un fattore di debolezza, e che invece consente di instaurare una migliore sinergia tra i dipendenti e un ambiente lavorativo armonioso».

«A volte, credo per timore di non essere apprezzate per le nostre competenze e ruoli ricoperti, ci facciamo scudo delle credenze altrui che le donne non possano fare o raggiungere determinati traguardi. Ma non è più così. È necessario, forse, usare maggiore autocritica e consapevolezza e andare avanti perseguendo i propri obiettivi» Patrizia Agnoni, responsabile amministrativa e del personale di Naici

In completa controtendenza, il punto di vista di Nives Arese, sessantenne al vertice della direzione commerciale Italia e Francia del gruppo di famiglia Casaoikos: «Molte donne – afferma – sono spesso capaci di vere e proprie crociate per affermare le proprie ragioni, ciò non giova alla costruzione e al mantenimento di un clima costruttivo nelle aziende. La “riottosità” tipica delle donne è una caratteristica che rende davvero difficile l’ambiente in certi luoghi di lavoro. Diventa quindi importante smussare gli angoli del proprio carattere ed essere capaci di capire quali battaglie non debbano essere combattute».

«L’essere genitori non deve invece al contrario diventare un alibi per giustificare i risultati, magari in un certo periodo non eclatanti. Bisogna quindi lavorare affinché le aziende non pongano freni all’avere dei figli, ma non di certo valorizzare a prescindere chi ne ha avuti»
Nives Arese, direzione commerciale Italia e Francia Casaoikos

Patrizia Agnoni, 60 anni e responsabile amministrativa e del personale di Naici, punta il dito invece contro «convinzioni che ancora oggi troviamo presenti in molti contesti lavorativi. A volte, credo per timore di non essere apprezzate per le nostre competenze e ruoli ricoperti, ci facciamo scudo delle credenze altrui che le donne non possano fare o raggiungere determinati traguardi. Ma non è più così. È necessario, forse, usare maggiore autocritica e consapevolezza e andare avanti perseguendo i propri obiettivi».

Quando le donne hanno una marcia in più 

«Siamo più aperte alle nuove opportunità, più portate a uscire dagli schemi prestabiliti e felici di metterci in gioco esplorando terreni non ancora battuti». A dirlo è Selina Bertola che mette anche in evidenza come l’universo femminile sia professionalmente all’avanguardia e incline ai nuovi modelli di business. Intraprendenti e proattive, «abituate da anni a non poter dar nulla per scontato – aggiunge la Cavalleri –, ogni conquista per noi è stata frutto di una grande o piccola lotta. Credo che la nostra maggior predisposizione al cambiamento e in generale al “problem solving” ci permetta di non temere esageratamente le evoluzioni che stiamo vivendo dal punto di vista sociale, lavorativo ed economico». La Carcano va oltre: «Il fatto è che fino a poco tempo fa le donne non erano proprio presenti nelle aziende, ora invece “fanno la differenza” perché finalmente possono giocare un ruolo importante anche a livello di management e ruoli chiave, prima esclusivamente riservati alla componente maschile. Ricordiamoci che in passato, ogniqualvolta vi era un passaggio generazionale, non si prendeva nemmeno in considerazione, tranne in rari casi, di affidare le redini dell’attività e dell’azienda di famiglia nelle mani delle figlie femmine. Oggi le cose sono decisamente cambiate e si assisterà a una sempre maggiore presenza femminile nel mondo dell’imprenditoria». Ne è convinta anche Paola Allegri, secondo cui «fare largo alle donne conviene; la platea di donne da valorizzare, soprattutto per quanto riguarda il mondo dell’edilizia, è una vera e propria miniera di capitale umano e professionale ancora inutilizzato che potrebbe far esplodere nuovamente il settore a vantaggio dell’intero sistema economico e del modello sociale italiano».

Wonderwomen, mamme in carriera 

Spesso costrette a districarsi tra appuntamenti di lavoro e impegni familiari, combattute tra il desiderio di realizzarsi e gli inevitabili sensi di colpa nei confronti del tempo sottratto alla sfera privata, le “mamme in carriera” non sono certo un esemplare di Wonder Woman raro nel mondo del lavoro, anche nel settore delle costruzioni.

«L’essere genitore insegna ancora di più a organizzarsi, gestire o addirittura evitare per tempo le situazioni e gli inconvenienti che si possono creare» Selina Bertola, fondatrice dello studio Nomade Architettura

 

La genitorialità non è un “ostacolo” al successo di un’azienda quanto piuttosto una ricchezza da saper sfruttare, spiega Patrizia Agnoni, secondo la quale «l’essere genitore può essere funzionale e dare un grade contributo a livello lavorativo; si fronteggiano una serie di difficoltà e sfide quotidiane cercando di risolverle tempestivamente, un approccio che si rivela efficace e permette di migliorare la propria esperienza lavorativa».

«L’intelligenza emotiva, un aspetto fondamentale per la gestione dell’organizzazione di un’impresa così come nelle relazioni interpersonali, così importanti per attirare e trattenere personale qualificato» Alida Carcano, ceo e fondatrice Valeur Investments

 

Stessa linea di pensiero anche per Selina Bertola: «L’essere genitore insegna ancora di più a organizzarsi, gestire o addirittura evitare per tempo le situazioni e gli inconvenienti che si possono creare». Inoltre, aggiunge Alida Carcano, «essere genitori significa avere a che fare con figli che ogni giorno crescono, hanno problemi sempre nuovi e diversi, fanno domande e vogliono risposte: quale scuola migliore, se non questa, per imparare ad affrontare realtà lavorative in continua e veloce evoluzione?».

«Ogni conquista per noi è stata frutto di una grande o piccola lotta. Credo che la nostra maggior predisposizione al cambiamento e in generale al “problem solving” ci permetta di non temere esageratamente le evoluzioni che stiamo vivendo dal punto di vista sociale, lavorativo ed economico» Francesca Cavalleri, titolare dell’agenzia Cavalleri Comunicazione

Ancora una volta fuori dal coro la voce di Nives Arese: «In senso assoluto non vi è nessun merito nell’essere genitore – spiega la manager di ferro – e non si dovrebbe valorizzare l’esperienza genitoriale più del fatto di non avere ancora figli. Le aziende sono soggetti privati a scopo di lucro nelle quali a dover essere valorizzati sono le competenze e il merito e non la condizione famigliare dei collaboratori. L’essere genitori non deve invece al contrario diventare un alibi per giustificare i risultati, magari in un certo periodo non eclatanti. Bisogna quindi lavorare affinché le aziende non pongano freni all’avere dei figli, ma non di certo valorizzare a prescindere chi ne ha avuti».

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Maam, un “master” per genitori
Si chiama Maam – Maternity as a master, il primo programma al mondo, e tutto italiano, che trasforma la maternità in un percorso formativo e digitale per lo sviluppo delle proprie competenze. Un’iniziativa che valorizza la palestra naturale della genitorialità per stimolare e accrescere abilità e skills preziose per qualsiasi ruolo professionale, quali la capacità di ascolto, la gestione del tempo e l’empatia. Un programma che accompagna le persone prima, durante e dopo il congedo di maternità. A partire dalla vita di tutti i giorni, attraverso pensieri, esercizi e riflessioni, le mamme imparano a riconoscere e allenare le competenze relazionali, organizzative e creative. Le ricerche condotte da Maam hanno dimostrato essere le più attive dopo la nascita di un figlio: ascolto, comunicazione, intelligenza emotiva, creazione di alleanze, giudizio e presa di decisione, gestione del tempo e delle priorità, delega e collaborazione, gestione della complessità, creatività, apprendimento attivo e agilità intellettuale, complex problem solving, gestione del cambiamento e networking. Dal sondaggio condotto nell’ottobre 2016 dal team di ricerca della piattaforma, è risultato che grazie al percorso digitale, il 75% delle partecipanti (su un campione di 500 iscritte al programma) è diventata più brava nell’organizzazione e gestione, l’80% più consapevole delle sue risorse e competenze, e infine, il 54% ha dichiarato di essere più motivata nel rientro al lavoro. La ricerca ha inoltre sottolineato che tutte le competenze soft, riconosciute e opportunamente allenate, hanno avuto una percentuale di miglioramento: gestione del cambiamento + 15%, complex problem solving +16%, giudizio e presa di decisione +22%, networking +23%, gestione del tempo e delle priorità +31%, delega e collaborazione + 35%.