Silvia, Antonella, Greta e le altre

Francesca Malerba

Quando Kamala Harris è salita sul palco di Wilmington, nel Delaware, per celebrare, insieme a Joe Biden l’esito delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America, tutte le donne, e non solo quelle americane, hanno esultato.
Perché, al di là dei colori politici, quella di Harris, che ha ringraziato il presidente per l’audacia della scelta di una donna come suo vice, è stata una vittoria di genere!
E proprio lì, in quel momento, sperando, sebbene sia stata la prima, di non essere l’ultima, la neo vicepresidente americana ha messo le donne al centro del suo discorso: «Penso alle donne che hanno combattuto e sacrificato così tanto per l’uguaglianza, la libertà e la giustizia per tutti…».

Un evento di importanza planetaria! Un risultato che tuttavia registra una doppia lettura, perché ne dimostra l’eccezionalità. Perché se è vero che noi donne siamo in grado di gestire contemporaneamente più attività e siamo presenti in tutti i settori produttivi, purtroppo, il raggiungimento delle posizioni più alte non è la normalità.

Si pensi, ad esempio, che nel 2015, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, per riconoscere e tutelare l’importanza delle donne per lo sviluppo scientifico, ha istituito la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza. Se la presenza delle donne in ambito Stem fosse stata normale, non sarebbe stata necessaria una ricorrenza di sensibilizzazione, fissata nella data dell’11 febbraio, per superare il gap di genere nelle materie Science, Technology, Engineering and Mathematics.

Gap che in Italia è ancora tanto profondo che l’investimento di fondi per superare il divario è stato inserito nel Recovery Plan. Sappiamo tutti che quella femminile è una presenza fondamentale anche in questi ambiti. Senza andare troppo lontano, ad esempio, durante la pandemia, ci è stato chiaramente dimostrato il valore delle ricercatrici che, impegnate nella lotta al Covid-19, hanno riconosciuto il virus, hanno messo a punto sistemi per i test e hanno sviluppato i vaccini.

Eppure, proprio la pandemia ha decretato in tutti i settori un ampliamento del gap di genere già in essere. Ne parliamo nel nostro annuale Capitane Coraggiose che raccoglie anche le testimonianze di Silvia Ucci, Antonella De Faveri, Vanessa Pesenti, Carolina Pellegrini, Annalisa Ferrazzi, Elisa Giussani, Greta Graticola, Laura Pietrobelli ed Elisabetta Delfini che ci hanno raccontato come hanno gestito l’emergenza e quali sono le attività necessarie che il Sistema Paese deve mettere in campo perché ciascuna donna possa “osare” senza, per citare Chiara Cappelli, prorettrice della Scuola Normale Superiore di Pisa, essere «scambiata per segretaria».

Da parte mia, prendendo in prestito un passaggio del discorso della Harris e rivolgendolo alle donne, a tutte le donne e non solo quelle del settore, un’esortazione: «Sognate con ambizione, andate avanti con convinzione e guardate al di là di come vi guardano gli altri, magari, semplicemente perché finora non hanno mai visto niente del GENERE».