Come sarà il futuro dell’edilizia?

Il 2017 ha visto consolidarsi l’inizio di un nuovo ciclo economico positivo, ma in Italia la ripresa avrebbe bisogno di scelte di politica economica coraggiose. Questo ha affermato, in un recente convegno Angaisa (angaisa.it), l’architetto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme (cresme.it). La prima fase della ripresa in Italia ha interessato il settore dell’auto ma si sta diffondendo anche negli altri settori. L’indice di fiducia dei consumatori, il quadro congiunturale e i dati di scenario economico sono tornati positivi. L’Ocse prevede per l’Italia un incremento del Pil dell’1,5% nel 2017 e 2018. Tuttavia, la fase negativa di crisi è durata circa dieci anni e ha lasciato segni indelebili.

Sette cicli dell’edilizia

Dal 1950 ad oggi, nel settore delle costruzioni in Italia si contano sette cicli edilizi, il primo e il penultimo sono quelli più estesi. Dal 2014 ha inizio un nuovo ciclo positivo, ma con tassi di incremento decisamente più contenuti rispetto a quelli precedenti. Nel 2016 il valore della produzione nel settore delle costruzioni ha raggiunto i 167 miliardi di euro e il mercato più dinamico quello della manutenzione straordinaria degli edifici ha superato il 50%. Gli incentivi fiscali sulla ristrutturazione hanno finanziato 28 miliardi di euro. Da quest’anno sono stati introdotti gli incentivi per la riduzione del rischio sismico, ma sono ancora impiegati in misura marginale. Il rischio sismico ha un potenziale enorme: i vantaggi economici per l’intera filiera potrebbero essere molto elevati. Gli incentivi fiscali rappresentano una grande opportunità, ma fino ad ora si è intervenuto solo sul 1% dello stock di abitazioni. Per incrementarne l’impiego è importante diffondere una nuova cultura del recupero, dove sono entrati nuovi attori, anche di grandi dimensioni come Eni, Enel e Saint Gobain. Siamo quindi nel settimo ciclo edilizio, definito da Bellicini dell’ambiente costruito, che presenta alcune analogie con la fase storica iniziata dal 1930 dell’elettrificazione delle case degli italiani. Nel 1930, infatti, a Monza veniva presentata la prima casa elettrificata in Italia. Ha inizio, quindi, un nuovo scenario di grande trasformazione tecnologica/impiantistica della casa.

La rigenerazione del patrimonio abitativo

Nei prossimi due anni il Cresme ipotizza scenari positivi per tutti i comparti dell’industria delle costruzioni. Tuttavia, l’attenzione degli operatori della filiera si dovrebbe concentrare sulla rigenerazione del patrimonio abitativo. Permangono alcuni ostacoli: il nuovo codice degli appalti, per esempio, rende difficile il rilancio delle opere pubbliche. I funzionari che devono decidere diventano responsabili e quindi rallentano e/o non decidono.
Il mercato immobiliare italiano è entrato in una fase di ripresa. In particolare, dal 2014 le compravendite sono aumentate, ma per ora i prezzi degli immobili in Italia, sostiene Bellicini, sono ai livelli raggiunti nel 1994. Nonostante i tassi di interessi sui mutui siano i più bassi nella storia d’Italia.

Un nuovo concetto di città

Dal 2018 è molto probabile si assisterà anche ad una ripresa dei prezzi degli immobili. Tuttavia le dinamiche non sono omogenee, sono aumentate le differenze geografiche e le grande città stanno svolgendo un ruolo di traino positivo. Un nuovo driver dei valori degli immobili è rappresentato dal flusso turismo. Le grandi città stanno assumendo un nuovo ruolo nei moderni sistemi economici. I centri urbani con più di 300.000 abitanti stanno crescendo molto più dei piccoli centri. Sta emergendo un nuovo concetto di città, digitalizzata, interconnessa, con nuove soluzioni per la mobilità e più sostenibile. Le grandi città possono indicare la strada per nuove strategie di sviluppo sostenibile e i nuovi materiali per le costruzioni possono svolgere un ruolo centrale in questo processo.
Nel settore delle costruzioni nei prossimi anni si assisterà ad una estrema razionalizzazione del processo produttivo e l’adozione del Bim renderà tutti i processi più produttivi e trasparenti.