Sangalli: Confcommercio c’è stata, c’è e ci sarà per dare volto e voce alla voglia di futuro dell’Italia

Confcommercio. Assemblea Generale 2022 – Roma, 8 Giugno 2022 (foto Confcommercio)

Dopo l’Inno nazionale e il saluto, via messaggio, del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad aprire la 36esima Assemblea generale Confcommercio che si è tenuta a Roma l’8 giugno 2022 e alla quale ha partecipato anche Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo economico è stato il padrone di casa, Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio.

Sangalli ha subito fatto riferimento al conflitto in corso nel cuore dell’Europa e sottolineato che, facendo un parallelo con la pandemia, «il vaccino contro la guerra esiste. Lo troviamo nei valori occidentali ed europei, nel multilateralismo tenace e nel coordinamento paziente tra stati liberi e democratici. L’Europa si è manifestata nelle sue migliori qualità: durante la pandemia e oggi nel contrasto al conflitto».

Rimportando poi l’attenzione sul nostro paese, il presidente di Confcommercio ha evidenziato che «in questo quadro difficilissimo, il nostro Paese non è più considerato “il malato” d’Europa. Da una parte, questa nuova credibilità non ci mette certo al riparo da possibili ricadute. E, dall’altra parte, dimostra che il cambiamento è possibile. L’Italia nel momento più buio ha reagito con impegno e responsabilità, cogliendo insperati successi»

Le prospettive economiche in Italia

«Lo scorso anno il Pil è cresciuto del 6,6%. – ha dichiarato Sangalli – Questa spinta è proseguita fino a oggi, seppure fortemente indebolita da una sequenza quasi insostenibile di shock negativi. Riteniamo che per il 2022 la crescita reale del Pil si attesterà intorno al 2,5%: una dinamica compressa da un’inflazione che collochiamo per quest’anno in media attorno al 6,5%.

Nel 2023, il prodotto dovrebbe mantenersi sostanzialmente in linea con la crescita dell’anno in corso, rendendo possibile, finalmente, recuperare i livelli di attività economica registrati nella media del 2019.

La ripresa dei consumi sarà invece più lenta: solo a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici.  E questo nell’ipotesi che, entro il prossimo autunno, si risolvano le tensioni sulle materie prime e in generale sul quadro geopolitico».

Il terziario e la ripresa economica

«L ha indicato, per il mese di maggio, un tasso d’inflazione al 6,9%. L’effetto immediato è una riduzione del potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida, il tesoretto che avevamo involontariamente accumulato durante i mesi di lockdown, impossibilitati a spendere. Questa riduzione dei risparmi degli italiani, insieme alla crescente incertezza, rischia di frenare ancora di più i consumi. E proprio i consumi sono il principale e prezioso carburante, è il caso di dirlo, della nostra economia, che non cresce da troppo tempo.

Nell’arco degli ultimi trent’anni, la crescita dell’Italia si ferma al di sotto del 12% a fronte dell’oltre 36% della Germania e del quasi 50% del Regno Unito, solo per fare due esempi.

Ecco: oggi abbiamo l’occasione di modificare in modo più efficiente, inclusivo e produttivo il nostro modo di stare insieme dentro le comunità locali e dentro la collettività internazionale, così da ridare all’Italia la possibilità di crescere.

Nel periodo 2021-2027, il nostro Paese deve gestire, tra PNRR e altre risorse nazionali e comunitarie, circa 470 miliardi di euro.Ma il rischio, con queste cifre, è di confondere soldi con investimenti e riforme. Perché, come si legge nello stesso documento ufficiale, “i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza sono innanzitutto piani di riforma”. Come la riforma della burocrazia, che riguarda il pubblico, ma ha un enorme impatto sull’efficienza del settore privato, sul sistema delle imprese.

Certo, oggi servono anche politiche di sostegno. Ma sostegni, ora, più incisivi e più selettivi, sempre con un occhio attento alla sostenibilità del nostro ingente debito pubblico.
Abbiamo giustamente inserito in Costituzione il riferimento all’interesse delle prossime generazioni alla sostenibilità ambientale. E dunque non ha davvero senso lasciare alle “prossime generazioni” un insostenibile debito pubblico. Il terziario di mercato resta stretto tra l’incudine di costi crescenti e il martello di consumi più deboli.

Le professioni

Dopo aver affrontato il tema del turismo (e della concorrenza delle piattaforme multinazionai in questo settore) e quello della cultura, Sangalli ha sottolineato come la crisi sanitaria abbia «stravolto lo stesso lavoro autonomo e i professionisti, interpreti di quella economia della conoscenza indispensabile, tra l’altro, per l’attuazione delle grandi transizioni del Paese e per la messa a terra del Pnrr. Occorrono nuove politiche a misura dei professionisti, a partire dai non ordinistici, con riforme che riescano ad integrare tutele specifiche con incentivi per la crescita».

“Abbiamo bisogno di più Europa”

Il presidente della confederazione ha più volte sottolineato che abbiamo bisogno di più Europa, sia «per una comune politica estera e di difesa, radicata dentro scelte di campo, occidentali ed atlantiste» che «per una riforma compiuta del Patto di Stabilità e Crescita e per nuovi e strutturali strumenti di stabilizzazione macroeconomica» e «per una comune politica energetica. Intanto andrebbe raccolta, senza indugio, la sollecitazione italiana alla costituzione di comuni stoccaggi e riserve energetiche europee. Occorre certo rilanciare la produzione nazionale di gas e rafforzare la capacità di rigassificazione del nostro Paese.

Confcommercio. Assemblea Generale 2022 – Roma, 8 Giugno 2022 (foto Confcommercio)

Bisogna anche accelerare la realizzazione e l’ammodernamento di infrastrutture per l’energia da fonti rinnovabili. Così come non ci si deve precludere la partecipazione alla ricerca sul nucleare di nuova generazione. E va rafforzato l’impegno per efficienza e risparmio energetico.

Più Europa ancora per un Recovery Fund energetico così da far fronte alle ripercussioni diseguali della crisi energetica e delle sanzioni sui diversi Paesi.
Sempre a livello europeo, vanno anche riviste in modo strutturale le regole di formazione del prezzo dell’elettricità, anche introducendo un tetto a quello del gas.
Perché quello che non ha fatto la pandemia ai servizi e al commercio, rischiano di farlo gli insopportabili costi energetici».

L’energia, i trasporti e la logistica

«Riconosciamo al Governo di avere annullato, in modo provvisorio, gli oneri generali di sistema, introducendo sostegni anche per le imprese che non rientrano nelle tradizionali categorie delle “energivore” e delle “gasivore” – ha dichiarato Sangalli – Si è ridotto, in modo temporaneo, il peso delle imposte sulle bollette energetiche e sui carburanti. Ma va attentamente valutato l’impatto di filiera della tassazione dei cosiddetti extra-profitti delle aziende energetiche. Tuttavia, crediamo si possa fare davvero ancora di più.

Pensiamo, in particolare, a crediti d’imposta più inclusivi e ad una riforma organica degli oneri generali di sistema e della fiscalità energetica. Va ribadito che la sostenibilità ambientale o è anche economica e sociale, o non è.

Si pensi, in particolare, al settore dei trasporti e della logistica, che è decisivo, direi “abilitante”, per il resto dell’economia e che sta soffrendo con particolare intensità per il caro carburante. E a ciò si aggiungono le nuove regole europee che prevedono misure come il superamento dei benefici del gasolio commerciale e delle agevolazioni per il gas metano e per il trasporto marittimo.

Partiamo già da un’accisa sul gasolio che è, in Italia, la più alta d’Europa. Ogni ulteriore intervento su questo tema dovrebbe puntare ad alleviare tale deficit competitivo, non ad aggravarlo! In generale, bisogna promuovere un approccio, direi, “laico”, neutrale dal punto di vista tecnologico, nei confronti della mobilità sostenibile.

Su questi temi continueremo e rafforzeremo il confronto con la politica e con le istituzioni. Vanno inoltre rafforzate le buone pratiche del trasporto combinato ferroviario e delle autostrade del mare. Perché proprio dall’economia blu possono giungere per l’Italia importanti opportunità di crescita e di sviluppo, anche in chiave euro- mediterranea».

La transizione digitale

Se la transizione ambientale è un orizzonte “prossimo”, la transizione digitale «è ormai una rivoluzione quotidiana, che ha cambiato il nostro modo di essere cittadini, lavoratori, imprenditori. Occorrono però strumenti adeguati. Serve, cioè, una “Transizione 4.0” più attenta ai percorsi dell’innovazione nelle imprese dei servizi, per accompagnare le piccole e medie imprese verso il digitale, facendo leva sugli stessi ecosistemi digitali che, come Confcommercio, abbiamo promosso».

Le “città dei 15 minuti” e i servizi di prossimità

«Transizione ambientale e transizione digitale dunque si incrociano – ha continuato il Presidente di Confcommercio –, obbligandoci a ripensare la nostra identità collettiva e i luoghi dove essa si esprime. Le città, dunque. E nelle cosiddette “città dei 15 minuti” di cui si discute sono decisivi i “servizi di prossimità”. Ancora una volta, sono dunque le nostre imprese ad essere protagoniste della vivibilità urbana. Lo abbiamo riscoperto nella drammatica stagione della pandemia.

La nostra “prossimità”, fatta di tante attività, con le persone come protagoniste, è stata un servizio per tutti, un’occasione di socialità, un presidio di speranza. Non lo dimentichiamo. Non dimenticatelo. Per noi – che siamo la rappresentanza delle città e nelle città – le città restano “fabbriche di servizi”, luoghi nei quali la creatività e la capacità di innovazione, di imprese e cittadini, trova modo di esprimersi. Anche qui entra in gioco il Pnrr.

È una straordinaria occasione di rigenerazione urbana, per mettere a sistema le politiche per contrastare lo spopolamento e la desertificazione commerciale. E va invece rafforzato il modello italiano di pluralismo distributivo».

I divari sociali, territoriali e generazionali

Città più inclusive, produttive ed attrattive sono la base per la riduzione dei divari sociali, territoriali e generazionali.

«Parto dai divari sociali, che spesso si realizzano in un deficit specifico: quello di legalità. È stato questo uno dei grandi insegnamenti dei giudici Falcone e Borsellino, di cui ricorre in queste settimane il trentennale dei tragici attentati. Noi consideriamo la legalità il prerequisito dello sviluppo. Questa è una convinzione ed un impegno. È l’impegno per la diffusione di “reti” di legalità che accompagnino i percorsi di denuncia delle vittime del racket, delle estorsioni e dell’usura. È la richiesta, ad esempio, per potenziare e semplificare l’intervento di fondi di prevenzione e sostegno.

Passando a quelli territoriali, pensiamo alla distanza tra Nord e Sud del Paese, che resta ampia, troppo ampia. Si tratta di una malattia cronica che compromette le chance di crescita dell’intero sistema-Paese. Solo due dati: nell’ultimo quarto di secolo il numero di residenti al Nord è aumentato del 9,3%, quello degli abitanti del Sud è sceso del 2%. Ed è proprio la demografia che sintetizza tutte le disfunzioni da cui è afflitto il nostro Sud: emigrazione, natalità decrescente, immigrazione sempre meno di “qualità”. Fino agli anni Novanta l’emigrazione da Sud a Nord allargava la base produttiva delle regioni italiane più ricche, mentre oggi dal Nord stesso si emigra verso altri Paesi. Così, il nostro investimento in istruzione sui giovani italiani, soprattutto meridionali, contribuisce a incrementare il Pil di altre nazioni. È giusta e doverosa, dunque, l’attenzione che il Pnrr dedica al nostro Mezzogiorno, soprattutto se, come dicevamo prima, non si interpretano le risorse come soldi ma come investimenti.

Infine, i divari generazionali, interpretati in modo marcato dalle distorsioni del mercato del lavoro».

Lavoro, contrattazione e welfare

«Proprio il nostro essere e fare “sindacato” si declina concretamente nel perimetro del mercato del lavoro – ha detto Sangalli –. E qui viene al pettine il nodo dei rinnovi contrattuali, sul quale è evidente che le imprese del terziario di mercato si trovano in una situazione difficilissima, strette tra crescita dei costi e la debolezza persistente dei consumi. È questo lo scenario in cui si colloca la questione del rinnovo del contratto collettivo del terziario. I contratti del terziario riguardano 3,5 milioni di lavoratrici e di lavoratori.

Tutto quello che succede nel nostro contratto nazionale non solo influenza la vita di tantissime persone, ma impatta sulle dinamiche macroeconomiche del Paese. Ne siamo consapevoli. Quanto al dibattito sui livelli dei salari italiani, bisogna fare attenzione a non scambiare tra loro cause ed effetti.

Confcommercio. Assemblea Generale 2022 – Roma, 8 Giugno 2022 (foto Confcommercio)

La crisi di lungo corso della produttività e la debolezza della crescita sono le cause di fondo dell’andamento della dinamica salariale. Serve, invece, uno straordinario impegno comune per rilanciare la produttività complessiva del sistema Paese.

E questo si ottiene attraverso buone regole e buoni investimenti pubblici e privati. È, ancora una volta, il tema della “messa a terra” del Pnrr, ma non solo. È, più in generale, il tema di una mobilitazione, appunto, di impegni pubblici e privati per la costruzione di un futuro diverso e migliore. Ecco, il “patto” che occorre.

Un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. E questo a partire dal Mezzogiorno, dalle donne, dai giovani, anche con una buona flessibilità governata e contrattata. Un patto per costruire robuste politiche attive fondate sulla cura delle competenze, sulla formazione, come condizione strutturale di occupazione, di buona occupazione, che è poi il fondamento di una maggiore sicurezza sociale. Un patto che diventa così una risposta alla questione del salario minimo. Una risposta che si basa sulla valorizzazione erga omnes dei trattamenti economici e del welfare contrattuale previsti dai contratti collettivi. Contratti collettivi, intendiamoci, stipulati da chi realmente rappresenta il mondo del lavoro ed il mondo delle imprese. E tutto ciò significa anche contrastare in modo effettivo il dumping contrattuale.

Ci ha fatto grande piacere che tante voci autorevoli nel Governo, commentando la decisione europea sul salario minimo, abbiano ribadito la centralità del sistema della contrattazione collettiva, che caratterizza in positivo il nostro Paese.

Per quel che riguarda il reddito di cittadinanza, non ne neghiamo certo l’utilità per le fasce di popolazione più deboli. Ma vanno rafforzati i controlli e va accelerato il decollo delle politiche attive per il lavoro.

Diversamente, non si rende un buon servizio alla costruzione di una sicurezza sociale “possibile e sostenibile”, come l’avrebbe definita Marco Biagi. Diversamente, non si rende un buon servizio all’incontro difficile tra domanda e offerta di lavoro.

Perché, poi, i nostri imprenditori oggi vivono un paradosso: fanno di tutto per ripartire con costi sempre più insostenibili e al tempo stesso non trovano la manodopera che serve per il rilancio dell’economia.

Un’Italia più attiva e più innovativa: questo dovrebbe essere l’obiettivo dell’impegno comune. Un obiettivo che richiede scelte puntuali in materia di riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro. Che richiede, ancora, una compiuta applicazione di un principio di “bonus malus” per i nuovi ammortizzatori sociali, che certo sono più inclusivi, ma anche più costosi. Un obiettivo comune che richiede, infine, la stessa detassazione degli aumenti contrattuali. Un’Italia più attiva e più innovativa, dunque. Che mantenga saldo nel sistema previdenziale, il patto tra generazioni. E che riconosca l’importanza crescente del welfare integrativo di matrice contrattuale sia sul versante previdenziale, sia su quello sanitario».

Il credito

«C’è poi il tema del credito- ha continuato Sangalli -, a partire dagli strumenti a supporto della liquidità. Vanno rafforzate le sinergie tra gli strumenti pubblici di garanzia ed i Confidi di matrice associativa. L’obiettivo dovrebbe essere quello di consolidare e ristrutturare i prestiti bancari con l’estensione dei piani di ammortamento. Resta centrale il tema delle moratorie dei prestiti bancari, ma anche quello delle moratorie fiscali.

Per quel che riguarda gli strumenti della moneta elettronica, ormai imprescindibili nella nostra quotidianità, è necessaria una stabile e strutturale riduzione dei costi, a partire dall’azzeramento delle commissioni sui pagamenti di piccolo importo. Meno commissioni, non più sanzioni!»

Tasse e riforma del catasto

Per ciò che riguarda “il tema dei temi”, ovvero quello delle imposte, Sangalli ha dichiarato:
«Bene il regime transitorio a tassazione ridotta in presenza del superamento dei parametri della “flat tax”. Giusta la neutralità della forma giuridica dell’impresa ai fini del reinvestimento degli utili prodotti. Permettetemi solo una battuta sulla riforma del catasto.

Se il contrasto dell’abusivismo edilizio è un principio che vede tutti d’accordo, non sarebbero accettabili, invece, maggiori tasse sulla casa. La tutela del “bene casa”, anche nello stesso ambito del riordino delle spese fiscali, sia anche l’occasione per maggiore chiarezza e certezze sul sistema dei bonus.

Certo, riguardo la cessione del credito dei bonus edilizi, le misure del recente “decreto aiuti” vanno nella giusta direzione ma non sono ancora sufficienti. Perché molte aziende stanno rischiando il corto circuito economico e finanziario e si ritrovano con il cassetto fiscale pieno di crediti bloccati.

Riteniamo nel complesso giusti gli obiettivi della Legge Delega per la revisione del sistema fiscale: semplificazione e riduzione degli adempimenti; crescita dell’economia; progressivo superamento dell’Irap; riordino di Irpef, Ires ed Iva. Ma – ha continuato il Presidente di Confcommercio – per l’Iva non è possibile pensare solo a meri incrementi del gettito ed occorre particolare attenzione agli equilibri di mercato per imprese e consumatori.

E anche su questo fronte siamo impegnati. Siamo impegnati al contenimento, il più possibile, dell’impatto dell’inflazione sul potere d’acquisto. Tra l’altro, sarebbero utili misure di riduzione dell’Iva a partire dai beni di largo e generale consumo».

Confcommercio accanto alle imprese

«Io credo che, al di là dei numeri – ha dichiarato Sangalli avviandosi alla conclusione del suo intervento –, saremo migliori solo se avremo imparato qualcosa dalla crisi. È tempo di scelte impegnative. A partire dalla politica, che scelga di sottrarsi al cosiddetto “presentismo”, ai rendimenti di breve termine, recuperando lo sguardo lungo.

Lo sguardo lungo che implica le ragioni delle “competenze” così preziose per democrazie aperte al futuro. L’Italia di oggi è, infatti, un Paese molto diverso da quello che abbiamo lasciato nel 2019. È un Paese per molti aspetti più povero, più fragile, più polarizzato: tra territori, tra generazioni, tra ceti sociali. Ma è anche un Paese che ha dimostrato di avere risorse materiali e morali eccezionali, persino insperate. A partire dagli imprenditori del commercio, del turismo, dei servizi, delle professioni, dei trasporti e della cultura.

Abbiamo resistito prima, ci siamo adattati poi, ci stiamo re-inventando oggi. Senza però perdere la capacità di interpretare lo spirito autentico delle comunità, dei territori e delle categorie economiche. Abbiamo dimostrato responsabilità e determinazione a partire dai nostri collaboratori. Abbiamo recuperato ovunque il senso, il “perché”, del nostro lavoro, delle nostre attività, delle nostre imprese.Abbiamo dato gambe alla ripresa e cuore alla speranza. Abbiamo dato tutto. E non ci fermiamo qui. Non abbiamo nessuna intenzione di fermarci qui.

Noi ci siamo. Qui oggi siamo in tanti, in tantissimi. Noi ci siamo. Confcommercio c’è. Confcommercio c’è stata. Accanto alle imprese. Accanto alle comunità. Accanto al Paese. Confcommercio oggi c’è. Confcommercio domani, certamente, ci sarà. Ci sarà per rappresentare, ci sarà per sostenere, ci sarà per dare volto e voce alla voglia di futuro dell’Italia».