Questione di stile

(foto Quartarella)
(foto Quartarella)

Immagine: un atout poliedrico di successo e funzionalità commerciale per il punto di vendita purché sia progettata, gestita e curata in maniera coerente e sistematica.
Come ben sappiamo, un punto di vendita non si limita certo a vendere prodotti; la sua funzionalità commerciale e il suo successo sul mercato dipendono infatti da una ben più ampia serie di fattori: dagli assortimenti ai servizi e ai prezzi, dalla vendita assistita all’organizzazione degli spazi di vendita e all’esposizione, dalla promozione-vendite alla comunicazione.

(foto Cascino)
(foto Cascino)

La sua immagine si “gioca” quindi sulla costruzione e sul mantenimento di una qualità totale finalizzata al soddisfacimento e alla fidelizzazione della clientela-obiettivo: un’immagine che deve perciò abbracciare coerentemente tutti questi fattori fondamentali. Di che cosa “è fatta”, dunque, questa immagine? Che cos’è e che cosa rappresenta per il punto di vendita, per i suoi concorrenti, per i suoi fornitori e, soprattutto, per la sua clientela?

I tre livelli
Il punto di vendita esprime la propria immagine principalmente a tre livelli:
1) a livello strutturale esterno (attraverso l’architettura degli edifici, i colori, le insegne, eccetera): per attirare l’attenzione del pubblico, meglio ancora se in continuità e collegamento con la comunicazione esterna;
2) a livello comunicativo esterno (attraverso l’ubicazione e la facilità di accesso, le vetrine, gli ingressi e il loro posizionamento, la cartellistica e la segnaletica indicative dell’offerta commerciale, i manifesti e le vetrofanie relativi a categorie merceologiche specifiche: anche in questo caso con una funzione, pur secondaria, di attrazione commerciale;
3) a livello comunicativo interno (attraverso le modalità di aggregazione dell’offerta merceologica, l’organizzazione dello spazio di vendita, la cartellistica e la segnaletica relative ai percorsi di circolazione, alle categorie merceologiche e a specifici prodotti, l’ampiezza dell’assortimento e la profondità di gamma, i punti di comunicazione e animazione commerciale, la presentazione dei prodotti, le esposizioni preferenziali e le evidenziazioni, la promozione-vendite, il personale, eccetera); con un’ulteriore funzione di attrazione commerciale.

Un elemento fondamentale
L’immagine istituzionale per un punto di vendita innanzitutto costituisce:
la sintesi significativa della sua offerta commerciale naturalmente, nel senso più ampio sopra illustrato), e quindi un fattore fondamentale di caratterizzazione commerciale;
un elemento di differenziazione dalla concorrenza e, quindi, di vantaggio competitivo;
un fattore di efficacia comunicativa (in quanto il messaggio complessivo veicolato attraverso l’immagine del punto di vendita è in grado di descrivere esaurientemente i vari elementi della sua offerta commerciale e delle sue caratteristiche distintive);

(foto Centro Fiducia)
(foto Centro Fiducia)

un fattore di efficienza comunicativa (poiché tale messaggio, se esauriente, mirato e sintetico, è più efficace e consente un risparmio significativo dei costi di comunicazione);
un fattore di integrazione e di coesione dei diversi punti di vendita e delle diverse funzioni aziendali, nonché degli obiettivi e delle azioni delle persone ad esse preposte;
un produttore di economie strutturali: grazie all’univocità di indirizzo e alla coerenza delle attività di marketing, e di comunicazione in particolare, dei diversi punti di vendita e divisioni aziendali; e, naturalmente, un fattore di avviamento commerciale.

Un manuale di immagine coordinata
A questo fine, può risultare utile (e finanche indispensabile se si tratta di una catena di punti di vendita diretti o in franchising) costruire un manuale di immagine coordinata che ne sintetizzi e codifichi i punti chiave e le comunicazioni fondamentali, e in particolare: elementi di immagine (marchio, stampati, composizione dell’offerta, layout, criteri espositivi, comunicazione in store, tecniche di vendita); concettualizzazione (obiettivi di funzionalità commerciale, rapporti con la clientela, rapporti interaziendali, criteri direzionali); normalizzazione (cromatica, istituzionale, modalità espressive, modalità di realizzazione); applicazione (architettura d’esterni e d’interni, insegne, vetrofanie cartellistica e segnaletica, pubblicità, promozione-vendite, in store promotion); sviluppi operativi (modalità di gestione dell’immagine, modularità, eventuali adattamenti alle situazioni locali, evoluzione nel tempo). Probabilmente, a prima vista, un manuale di immagine coordinata siffatto potrebbe pure sembrare troppo “pretenzioso”. Nella realtà, anche un punto di vendita indipendente di minori dimensioni, pur senza scendere in dettagli, può essere in grado di costituirsene uno al fine di rendere coerenti il proprio sistema di immagine coordinata e le relative disposizioni strategiche e procedure operative: a ulteriore difesa contro dannose deformazioni dei valori dell’immagine e a garanzia del raggiungimento degli obiettivi commerciali ed economici prefissati.

Dove e come si “gioca” l’immagine
L’immagine istituzionale costituisce l’“ovvia” sintesi di ciò che è e rappresenta l’azienda (e ogni suo punto di vendita) per i suoi diversi (tipi di) pubblici-obiettivo. Essa è quindi sintesi di un’ampia serie di fattori, strettamente correlati, ciascuno dei quali contribuisce a determinare e a evidenziare la caratterizzazione e la differenziazione dell’azienda sul mercato e la sua funzionalità per la clientela.

Le molteplici 'facce' dell'immagine
L’immagine istituzionale si presenta sotto quattro aspetti: l’immagine oggettiva, data dall’effettiva funzionalità commerciale dell’azienda per la sua clientela-obiettivo, dal suo funzionamento, dalle sue attività, eccetera; l’immagine prospettica, relativa agli obiettivi aziendali (di offerta commerciale, di caratteristiche strutturali e funzionali, di comunicazione, eccetera); l’immagine soggettiva, che corrisponde all’idea che l’azienda(unitamente ai suoi collaboratori) ha di se stessa; che però non sempre corrisponde a quella oggettiva o a quella pubblica; l’immagine pubblica, che corrisponde a ciò che il pubblico (clienti e non) pensa effettivamente in merito all’azienda e alla sua offerta. Evidentemente, tra queste quattro “facce” dell’immagine istituzionale esistono le più svariate interazioni; nell’ambito delle quali è assolutamente importante mantenere una chiara, efficace e sistematica coerenza. E, in verità, non è certo cosa da poco.

Progettare e consolidare l’immagine
Ovviamente, ciascuna azienda commerciale, per il solo fatto di esistere sul mercato, ha una sua immagine identificativa; ma averla – tout court – è ben diverso dal progettarla e prendersene cura in maniera coerente e univocamente indirizzata, tanto più se si tiene conto delle diverse e poliedriche sfaccettature che, internamente ed esternamente, questa immagine finisce con l’assumere.

(foto Salaroli)
(foto Salaroli)

Gli elementi strutturali e le attività che contribuiscono all’immagine istituzionale non possono infatti essere abbandonati a loro stessi e ad interventi sporadici e contingenti. Occorre dunque un progetto dell’immagine, da sviluppare attraverso un programma organico in cui tutti i fattori costitutivi dell’immagine istituzionale (e le relative comunicazioni e disposizioni) siano coordinati e sistematicamente correlati in funzione dei medesimi obiettivi al fine di costruire e mantenere non solo un’immagine unica, uniforme e coerente, ma anche risultati positivi in termini di efficacia funzionale e di efficienza economica.