Null’altro che un’eccedenza. Ovvero la propensione all’acquisto e la discriminazione del prezzo

Luca Berardo

È ormai un dato di fatto ineludibile che una considerevole parte dei nostri quotidiani acquisti si stiano spostando verso piattaforme on-line a causa naturalmente della grandissima varietà di beni ai quali possiamo avere accesso e dei prezzi mediamente molto concorrenziali rispetto alla distribuzione fisica degli stessi beni, ma non possiamo trascurare che questo atteggiamento nasconda anche alcuni aspetti da non sottovalutare.

Alla facoltà di economia ci hanno insegnato che un mercato nel quale si arrivi ad un prezzo di equilibrio, si origini allo stesso momento un vantaggio tanto per chi compra, consumatore e tanto per chi venda o produca, produttore.

Questo significa che un certo numero di consumatori acquisterà il bene che desidera ad un prezzo sicuramente inferiore rispetto a quello al quale si sarebbe spinto per acquistarlo ed allo stesso tempo, un certo numero di produttori avranno ottenuto di vendere il loro prodotto ad un prezzo superiore a quello al quale sarebbero stati dispositi ad arrivare.

Questo vantaggio da una parte e dall’altra è null’altro che un’eccedenza la cui spartizione è sempre stata oggetto di violenti scontri ideologici e di sostanza tra consumatori e produttori.

Lotta combattuta dai produttori con innovazione continua e con la differenziazione di beni e servizi, mentre per quanto riguarda i consumatori, sono state la regolamentazione e la disciplina sulla concorrenza a tutelarne gli interessi.

Ogni impresa del mondo infatti farebbe tutto quanto in suo potere per riuscire a vendere il proprio prodotto ad ogni consumatore ad un prezzo sempre diverso, uguale a quel massimo prezzo che ognuno sarebbe disposto a pagare che abbiamo citato poche righe sopra.

Se quindi tutte le imprese riuscissero in questo intento, sarebbero in grado di accaparrarsi anche la fetta di eccedenza dei consumatori e le tecniche di determinazione del prezzo sono nate proprio per questo scopo.

Attraverso le piattaforme di e-commerce, le imprese possono tecnicamente offrire ad ogni loro singolo consumatore, ogni volta un prezzo differente che sia pari o comunque sicuramente non molto lontano dal massimo prezzo al quale ognuno di loro sarebbe stato disposto a pagare.

E sono proprio i consumatori stessi a permettere alle imprese di determinare questo prezzo, grazie alla miriade di dati che tutti noi disseminiamo sulla rete durante la navigazione.

L’analisi di questi dati consente quindi alle imprese di determinare forme, modi e contenuti di comunicazione con un grado di personalizzazione impensabile fino a poco tempo fa.

Ogni volta che mettiamo un semplie «mi piace» su una pagina che tratti di un certo tema, questo dato si va poi a combinare con tutti gli altri legati alla provenianza, alla localizzazione del computer con il quale stiamo navigando, con le ricerche o gli acquisti pregressi, il tutto per arrivare a capire gusti e tutti quegli elementi che determinano la propensione all’acquisto di un certo consumatore.

Queste tecniche sono quindi studiate per conseguire una drastica riduzione del potere di mercato di ciascuno dei consumatori che si vedono sottratte quote via via crescenti dell’eccedenza a loro destinata nonostante il sempre vigile occhio del legislatore, sempre più attento a tutte le dinamiche che regolano la concorrenza e la privacy.

Proteggere quindi un consumatore dalle posizioni dominanti che si vanno creare e a consolidare ogni giorno di più, diventa quasi inutile perché ogni produttore puo’ arrivare, attraverso le tecniche di discriminazione del prezzo, a diventare potenzialmente un monopolista.

La stessa battaglia sulla privacy e sulla concorrenza rischia di diventare una battaglia di facciata perché è proprio il concetto di privacy e di concorrenza ad essere drasticamente cambiato.

La rete e le sue molteplici possibilità e sviluppi e le crescenti asimmetrie informative tra produttori e consumatori, devono diventare oggetto di un dibattito pubblico schietto ed aperto e non essere oggetto di strumentalizzazioni da parte del più forte.