Luca Berardo. Nuove modifiche ai bonus: poco a pochi

Luca Berardo

«A fine anno le legittime aspettative di tutto il settore delle costruzioni, e non solo, circa le modifiche annunciate ed attese sui bonus ancora attivi e sulle tante questioni correlate ed irrisolte si sono nuovamente infrante contro la visione miope e parziale della questione che questo esecutivo ha avuto fin dai suoi primi giorni.

Tanto per avere una misura, pensiamo che gli interventi interessati da superbonus rimasti ancora da chiudere ad oggi valgono qualcosa come tredici miliardi, mentre con le misure introdotte dal Governo con il decreto di fine anno ci si andrà ad occupare di non più di cinquanta milioni di lavori e come se non bastasse, sulla questione relativa al blocco dei crediti, nonostante rassicurazioni e promesse fossero state fatte a più riprese proprio dall’esecutivo, ad oggi registriamo un nulla di fatto.

Senza voler sembrare grossolani nei giudizi, penso si possa affermare, senza tema di smentita, che quelle arrivate a fine anno siano quindi misure inutili ed anzi potenzialmente dannose perché potrebbero dare paradossalmente la possibilità a chi aveva lasciato i cantieri a metà anche di approfittare della situazione.

La proposta caldeggiata all’unanimità dalle associazioni di categoria di veder concessa una proroga valida anche solo per alcuni mesi per quei cantieri che fossero già in fase avanzata non è probabilmente mai stata presa seriamente  in considerazione dal Ministro dell’Economia, troppo occupato in ogni suo intervento pubblico in proposito a trovare metafore mediaticamente altisonanti per creare nell’opinione pubblica un’immagina distorta proprio del superbonus stesso. Ennesima occasione persa perché proprio questa mini dilazione dei termini, avrebbe consentito di salvare qualcosa come un terzo di quei circa tredici miliardi di lavori da completare nei condomini, mentre adesso è verosimile immaginare di andare verso uno scenario nel quale contenziosi e blocco delle opere sono ben più di una semplice possibilità.

Oltre all’esiguità delle risorse, vi sono anche dei problemi di ordine pratico, prendiamo infatti ad esempio la situazione di un condominio nel quale sia possibile avvalersi proprio del fondo indigenti e nel quale quindi ci si trovi con qualcuno che debba mettere subito i soldi e qualcun altro no, non è difficile immaginare che la conclusione più verosimile sia che si vada a creare una situazione di stallo, con lavori fermi e con conseguente grande probabilità di contenzioso.

Il settore delle costruzioni poggia in senso lato su due pilastri o meglio si regge su due presupposti fondamentali, la stabilità delle regole e la fiducia delle persone/investitori, viene quindi legittimamente da chiedersi alla luce di questo nuovo capitolo della storia, chi si fiderà ancora a prendere decisioni e a programmare investimenti sulla base di un impegno teorico dello stato?

Anche il meccanismo del cosiddetto “salva liti” assomiglia più ad un condono mascherato piuttosto che ad una misura ragionata ed anche in questo caso corriamo il rischio che qualcuno se ne approfitti senza dimenticare che si rischia quasi certamente di creare un ulteriore freno ai lavori, dal momento infatti che sul passato nessuno verrà a teoricamente a chiedere nulla, in molti condomini è verosimile pensare che i lavori si fermeranno, nasceranno dei conseguenti contenziosi e ci porteremo avanti per degli anni degli scheletri di opere incompiute.

In tema poi di cambio di idee in una notte, azione alla quale questo esecutivo ci ha purtroppo abituati fin dall’inizio dello scorso anno, anche il nuovo cambio di regole sul bonus del 75% genera più di una perplessità. Sono stati infatti tolti dal perimetro dei lavori incentivabili i due ambiti che nei mesi scorsi più avevano trainato questo tipo di agevolazione, vale a dire la sostituzione degli infissi ed il rifacimento dei bagni, perché farlo adesso?

In tema poi di aumento del rigore, azione in generale sempre condivisibile, per i lavori ancora ammessi verrà ora demandata ad un’apposita relazione tecnica rilasciata da tecnici abilitati la certezza del rispetto dei requisiti. Perché non averci pensato prima?

Queste instabilità di visione e le continue modifiche frutto, a mio avviso, anche e soprattutto dall’assenza di un confronto preventivo con le associazioni di categoria non fanno che aumentare la sfiducia e la distanza tra il tessuto imprenditoriale delle costruzioni ed il mondo delle istituzioni».

Luca Berardo
imprenditore della distribuzione edile,
presidente di Sercomated e di Assoposa