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Logistica. Come è cambiato il settore dopo il Covid-19?

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Distanziamento sociale, licenziamenti, rotazione dei turni: quali effetti ha avuto il Coronavirus sul settore della logistica?

Sicuramente la crescita positiva registrata dal 2008 in avanti ha subito un grande rallentamento. Tuttavia, alcuni segnali di ripresa stanno emergendo grazie a organizzazioni e settori che stanno sperimentando livelli record di domanda dei consumatori. I magazzini sono senza dubbio una di queste aree in piena espansione.

Le sfide del 2019 hanno invece lasciato il posto a tutta una serie di nuove sfide per le quali il Coronavirus è stato un catalizzatore diretto o indiretto: dalle soluzioni flessibili e agili alla precisione dell’inventario; all’efficienza del picking e dal distanziamento sociale all’igiene del pavimento del magazzino, i requisiti per la logistica di domani sono molto diversi da quelli degli anni precedenti.

Le restrizioni e la rigidità di alcuni sistemi e modelli di business sono state recentemente messe sotto la lente d’ingrandimento, riconoscendo sempre più la necessità di soluzioni flessibili e agili in tutte le sezioni della supply chain. Ma soprattutto, in un ambiente post Covid-19, la logistica sarà probabilmente misurata, non solo in base ai livelli di produttività ed efficienza (che rimarranno sempre importanti), ma anche in base a fattori molto più “soft”.

Si tratterà di engagement e riconoscimento dei dipendenti; di mostrare empatia e comprensione delle sfide e delle preoccupazioni uniche che ogni lavoratore avrà. Si tratterà di riconoscere e mostrare apprezzamento per i rischi quotidiani che i lavoratori del settore stanno assumendo e di assicurarsi che i dipendenti si sentano connessi ai datori di lavoro e ai brand che rispecchiano i loro valori fondamentali.

Ogni organizzazione, grande o piccola, vi dirà che la salute e il benessere del suo personale è fondamentale e che avere i giusti piani e le giuste misure in atto può letteralmente significare la differenza tra la vita e la morte. Oltre a questo, può anche significare la differenza tra avere personale felice, leale, impegnato e lavoratori inefficienti, svogliati e poco qualificati.

Ci sono una serie di best practice che il settore della logistica può implementare per gestire le sfide sanitarie attuali, come ad esempio, limitare il numero di lavoratori in zone specifiche; aderire a rigorose misure di distanziamento sociale sul posto di lavoro; chiudere le zone per fumatori e limitare il numero di posti a sedere per tavolo nelle mense, per evitare l’interazione sociale; utilizzare le swipe card anziché i touch screen e aumentare le rotazioni dei turni per mantenere l’efficienza di picking e la produttività, evitando al contempo problemi di salute mentale e fisica.

Alcune organizzazioni stanno addirittura esplorando i potenziali utilizzi della tecnologia biometrica per monitorare e gestire la salute dei propri dipendenti e questa è certamente un’area di crescita dell’innovazione tecnologica che probabilmente fiorirà ben oltre la fine dell’attuale pandemia.

Che siate un accademico, un warehouse manager, un produttore farmaceutico, un capo della supply chain o semplicemente un consumatore, la premessa di base di domanda e offerta suggerisce che i magazzini sarebbero al completo (dopo tutto ci sono più di 30 milioni di persone in cerca di lavoro attualmente solo negli Stati Uniti) e i lavoratori potrebbero aspettarsi salari piatti, con un bacino davvero ampio di potenziali dipendenti attualmente disponibili.

Tuttavia, il Covid-19 sta cambiando le norme accettate e i datori di lavoro devono non solo aumentare i salari, ma anche cercare forme più “soft” di engagement e incentivazione dei dipendenti. D’altra parte, Manhattan Associates afferma che la logistica sarà uno dei settori chiave che guideranno la ripresa economica in Italia.

Gli ultimi quattro mesi hanno certamente fatto luce sull’importanza della logistica dalla quale si muovono le supply chain e che a sua volta proviene dal commercio globale.

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