Le associazioni non servono alla sopravvivenza delle imprese

Luca Berardo
Luca Berardo

«Dobbiamo impegnarci tutti nella promozione di iniziative sinergiche di iniziative che vedano il coinvolgimento di imprese di settori diversi per aumentare davvero l’immagine del nostro tessuto economico in genere» Luca Berardo, presidente Sercomated

 

Saper raccontare l’Italia e saperla raccontare bene, sarebbe oggi la più grande ed efficace operazione di marketing che il nostro Paese potrebbe avere e questo è vero tanto a livello del popolo quanto a livello di classe politica.
Non si dovrebbe trattare dell’ennesima favoletta italica raccontata dall’abile aedo o cantastorie di turno, ma una vera e propria necessità per un Paese come il nostro che spesso ha un percepito nettamente diverso da quello che è poi davvero la realtà.
Ad esempio la tanto bistrattata industria manifatturiera ha, nonostante la congiuntura degli ultimi e nonostante i dati aggregati che sempre campeggiano sui giornali, ha conseguito risultati che solo davvero pochissimi italiani conoscono. Questo unito ad un tessuto imprenditoriale attivo in tutti i campi dell’economia ha permesso comunque al nostro Paese di restare sul piano economico in una posizione tutt’altro che supina, come invece spesso viene superficialmente descritto.
La connotazione di eccellenza dell’Italia non viene purtroppo mai messa in evidenza dalla nostra classe politica, ma neppure dalle associazioni imprenditoriali troppo concentrare su loro stesse, sul mantenimento del diritto della rappresentanza, quasi fosse un’investitura divina o un dogma e troppo votate ala ricerca di questo o quel contributo per garantirsi una sopravvivenza spesso del tutto immeritata.
Non voglio dire che questo modo di agire non sia giusto, ma intendo semplicemente ribadire che l’azione delle associazioni imprenditoriali dovrebbe essere votata non alla sopravvivenza delle imprese, ma alla creazione delle premesse capaci di rendere durevole il miglioramento operativo che le imprese a gran voce da sempre chiedono.
Proviamo quindi tutti a concentrarci sulle potenzialità del nostro Paese e a raccontarle bene e soprattutto in coro, ovvero con un copione comune capace di dare davvero l’immagine di un Paese che sa fare sistema.
I pilastri del nostro Made in Italy, riassumibili in attenzione per la bellezza, qualità per le materie utilizzate e creatività hanno permesso al nostro Paese anche in questi anni di mantenere le proprie quote di mercato permettendoci di fare meglio di tutti gli altri sul piano dell’export.
L’Italia vista dall’estero, vi assicuro che è percepita in modo molto più realistico di come non sia percepita da chi vi risiede stabilmente ed è incredibile constatare che americani o inglesi siano molto più preparati sul nostro Paese rispetto agli stessi italiani.
Dobbiamo impegnarci tutti nella promozione di iniziative sinergiche di iniziative che vedano il coinvolgimento di imprese di settori diversi per aumentare davvero l’immagine del nostro tessuto economico in genere
Queste iniziative dovrebbero essere sempre più supportate anche dal sistema delle associazioni che devono migliorare molto sul piano del sostegno attivo alle imprese loro aderenti. In una parola dobbiamo riuscire a fare sistema per conseguire davvero quei risultati che abbiamo alla nostra portata.