Il dialogo politico nazionale così come quello europeo in questi anni è completamente basato su argomenti volti a colpire ‘’immaginario dei cittadini oltre che le loro finanze, ma che sono completamente disconnessi dalla realtà economica che interessa le imprese e gli imprenditori.
Le pensioni così come la tutela del risparmio o il disavanzo pubblico sono temi naturalmente importanti, ma la loro trattazione è fnalizzata esclusivamente alla costruzione di un consenso politico da usare in chiave elettorale e non tiene per niente conto delle esigenze e del bisogno delle imprese e quindi tutto ciò non fa che aumentare sempre più la distanza che si è creata tra la parte produttiva delle singole nazioni ed i pariti politici.
Questo è un ulteriore segno evidente di come l’Europa e coloro che la hanno governata in questi ultimi anni si siano dimenticati, strada facendo, del fatto che uno degli obiettivi più importanti che i padri fondatori si prefissarono, era quello di creare un mercato finanziario che fosse in grado di raggiungere dimensioni tali da far affluire capitali in quantità ed in tempi significativi al fine di incentivare, favorire e materialmente realizzare, la crescita delle imprese stesse.
Il tutto per favorire, in ultima analisi, la crescita dimensionale delle imprese europee, quelle che più lo meritavano, in un contesto nel quale la competizione con le imprese americane ed asiatiche era ed è agguerrita e feroce.
Naturalmente, questo argomento non fa prendere voti e non ne sposta di certo l’elettorato da una parte o dall’altra, ma è su questi discorsi che si andranno a basare i destini economici e sociali delle varie nazioni europee oltre che della stesssa Unione Europea.
Per valutare come il nostro sistema finanziario europeo si sia evoluto in questi ultimi due decenni, possiamo in modo forse un po’ sintetico, ma sicuramente efficace, guardare alla struttura finanziaria delle nostre imprese.
Le nostre imprese non sembrano aver fatto grandi passi in avanti negli ultimi anni ed anzi sembrano essersi indebolite se andiamo a metterle a confronto con quelle americane.
Se prendiamo come indicatore di questa affermazione il classico rapporto tra il debito ed il capitale delle imprese vediamo come nella nostra Europa, siano ormai due decenni che questo rapporto è fermo attorno al cinquanta per cento, mentre quelle americane sono state capaci di farlo scendere sotto al quaranta per cento.
Questo dato dimostra come le imprese americane, tante volte additate come quelle dal ricorso smodato ed eccessivamente allegro al debito, a conti fatti si dimostrino più accorte nella gestione delle proprie fonti di finanziamento. Ma questo confronto è anche l’indicatore di una Borsa la più i generale di un sistema finanziario capace di essere vicino alle aziende ed agli imprenditori nella ricerca e nell’attrazione di capitale di rischio.
Se poi andiamo a guardare la provenienza del debito delle nostre imprese rispetto a quelle americane, vediamo come la quasi totalità del debito delle società europee sia stata, venti anni fa come oggi, costituita praticamente solo da prestiti legati al sistema bancario.
Siamo ancora troppo legati al sistema delle banche tradizionali e questo oggi costituisce un limite importante alla crescita e allo sviluppo.
Negli Stati Uniti invece le banche pesano sui debiti delle imprese per circa il cinquanta per cento e questo valore negli ultimi decenni è ulteriormente sceso a testimonianza ancora una volta della capacità del loro sistema finanziario di immaginare soluzioni ed attori diversi da quelli tradizionali.
Nella nostra Europa non siamo riusciti fino ad ora, quindi, a creare un mercato del credito che non fosse di esclusiva emanazione bancaria, ecco una delle prossime importanti sfide che l’Europa si troverà ad affrontare.
Ed è proprio in questa direzione che la banca centrale dovrà orientare la propria politca monetaria andandosi ad occupare molto più da vicino del miglioramento della struttura finanziaria del proprio sistema produttivo.