I risparmi (stagnanti) degli italiani

È fortemente possibile che gli anni che ci apprestiamo a vivere siano caratterizzati da un fenomeno potenzialmente minaccioso per la salute di quella montagna di denaro che continua a stagnare dormiente sui conti correnti degli italiani.

I quasi duemila miliardi di risparmi, fermi sui conti bancari italiani senza alcun interesse, sono infatti minacciati dalla perdita di potere d’acquisto del denaro stesso che potrebbe, secondo certe previsioni apocalittiche, ma non prive di fondamento, quantificarsi in quasi cinquecento miliardi. Questo “furto incredibile” non sarebbe opera della più eccezionale banda di ladri di banche, ma si andrebbe a concretizzare semplicemente a causa dell’inflazione se quest’ultima dovesse andare ad attestarsi più o meno stabilmente per il prossimo decennio, ai livelli registrati in questo ultimo periodo.

Questo significa che già quest’anno se “la famigerata banda dell’inflazione” rimanesse costante al livello attuale, andrebbe a sottrarre dai conti correnti, senza far suonare l’allarme di nessun caveau di banca, qualcosa come circa cinquanta miliardi di potere di acquisto.

Se a questo scenario andiamo poi ad aggiungere il fatto che la crescita quasi generalizzata dei prezzi al consumo è tornata ad essere un ulteriore fenomeno con il quale gli italiani hanno dovuto tornare a confrontarsi, pensate quanto sia importante immaginare soluzioni e scenari diversi per i risparmi nostrani che non siano solo quelli di giacere inermi sui conti bancari.

Il dibattito sul tasso di inflazione e sul suo valore nel futuro è quindi più vivo che mai, ma non pensiamo che lo sia solo nei circoli degli economisti o negli incontri dei banchieri centrali o dei capi di Stato, cambia forse il lessico, ma è ormai più presente che mai nei pensieri di tutti dal momento che tutte le persone e le famiglie stanno sperimentando sulla propria pelle cosa significhi l’ondata di rincari che ha investito tutti i beni.

Dal momento che pressoché tutti i pareri degli economisti sembrano convergere sul fatto che i prossimi anni saranno caratterizzati da un fenomeno rialzista per quanto riguarda la dinamica dei prezzi, sicuramente più di quanto non lo siano stati gli anni che abbiamo alle spalle, qualche profonda riflessione dovrebbe essere fatta su come gli italiani continuino ancora a gestire i propri risparmi.

La naturale propensione italica a mantenere i propri soldi fermi sui conti bancari, infatti, potrebbe essere quindi alla luce di questo scenario, decisamente pericolosa.

Se avessimo bisogno di un precedente storico per meglio capire questo rischio, si potrebbe andare indietro con la memoria ad un periodo non tanto diverso da quello attuale ovvero gli anni Settanta, decennio nel quale l’inflazione galoppava a doppia cifra e i costi dell’energia mandavano gli italiani letteralmente a piedi. E come se non bastasse, la perdita di potere di acquisto del denaro a causa della dinamica dell’andamento dei prezzi, arrivò a toccare quasi trenta punti. È vero che allora i buoni del tesoro davano rendimenti corposi, ma non comunque in grado di compensare il calo causato dalla combinazione dei fenomeni sopra menzionati.

Mi permetto una conclusione forse un po’ grossolana, ma che credo renda bene l’idea della situazione attuale e futura, l’inflazione gioca sempre dalla parte di chi si è indebitato come ad esempio gli Stati o come anche semplicemente chi ha contratto un mutuo o fatto degli investimenti ed in uno scenario nel quale la dinamica dei salari è stagnante, rischia di essere un nemico davvero temibile per tutti coloro che preferiscono tenere i propri risparmi fermi sul conto.