Gli architetti di Torino parlano di ospedali come “Occasioni urbane”

Torino. Cortile San Giovanni Vecchio (foto Oat)
Torino. Cortile San Giovanni Vecchio (foto Oat)

Il quarto appuntamento del ciclo di incontri dell’Ordine degli Architetti di TorinoOccasioni urbane” ha per  titolo  “Una città in salute”  ed è dedicato al tema degli ospedali. Il progetto per la realizzazione di un polo sanitario di rilevanza nazionale ha cambiato veste e collocazione numerose volte, ma ora sembra giunto ad una definizione concreta: sarà ospitato in un’area di 160 mila metri quadri sui terreni dell’ex Fiat Avio e in parte forniti dalle Ferrovie e includerà, oltre alla componente ospedaliera, anche spazi per la didattica, la ricerca e la residenza. Quali le ragioni di questa scelta? E che cosa distingue una città della salute rispetto a un “ordinario” ospedale? Ne discuteranno Marco Aimetti, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino, Guido Giustetto, presidente Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri Torino, Antonio Saitta, assessore alla Sanità Regione Piemonte e Aymeric Zublena, Architetto.

L’incontro, che si terrà il 19 gennaio (ore 18:00) presso il Circolo dei Lettori di via Bogino a Torino, è moderato da Luca Gubello e prenderà avvio da un excursus dell’evoluzione della struttura ospedaliera e della sua collocazione urbana, che nella storia urbanistica europea gradualmente viene decentrata e spostata in aree più periferiche. Il San Giovanni Battista, fondato nel 1680 da Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, un poderoso edificio barocco, in mattoni a vista, che occupa un intero isolato tra le vie Giolitti, Accademia Albertina, Cavour e San Massimo, sorgeva a ridosso delle mura orientali della città, su progetto dell’architetto Amedeo di Castellamonte.

Nella seconda metà dell’Ottocento quello ospedaliero diventa uno dei temi cardine della pianificazione urbana e si assiste a un radicale mutamento delle tipologie edilizie, in relazione ai diversi sistemi di cura; in sequenza sorgono l’ospedale Oftalmico nel 1866, l’evangelico valdese a San Salvario nel 1871, il Maria Vittoria in borgo San Donato nel 1879, la nuova sede del Mauriziano in corso Turati nel 1885, il Maria Adelaide sul lungodora nel 1887. Infine, nel 1900, il Gradenigo in corso Regina Margherita e l’Amedeo di Savoia in corso Svizzera, che diventerà riferimento regionale per le malattie infettive.

Torino. Ingresso Ospedale Maggiore San Giovanni Battista (Le Molinette) (foto Oat)
Torino. Ingresso Ospedale Maggiore San Giovanni Battista (Le Molinette) (foto Oat)

Negli anni Trenta del Novecento con l’inaugurazione del nuovo San Giovanni alle Molinette, su progetto degli ingegneri Eugenio Mollino e Michele Bongioanni, si impone un nuovo modello, quello della cittadella ospedaliera: si trova all’entrata sud di Torino, lungo i corsi Bramante e Unità d’Italia, in un’area di 139.000 metri quadri e accoglie 19 padiglioni in muratura portante e solai in cemento armato. In contiguità con le Molinette, verso sud la cittadella ospedaliera si completa con la coeva costruzione dell’ostetrico-ginecologico Sant’Anna e, nel secondo dopoguerra, dell’infantile Regina Margherita e del grattacielo del Centro Traumatologico Ortopedico. In risposta alle nuove necessità della degenza e della convalescenza, alla struttura ospedaliera si sono affiancati nuovi servizi rivolti alle famiglie dei malati: Casa Ugi, nell’ex stazione nord della monorotaia costruita in occasione dei festeggiamenti di Italia ’61, e Casa Oz in corso Moncalieri offrono sistemazioni temporanee, attività ludiche e di sostegno.

Siamo ora giunti ad una nuova fase: dal 2002 la Regione Piemonte ha programmato una riorganizzazione dei servizi sanitari e la costruzione di un nuovo distretto ospedaliero. Dopo molte incertezze e varie ipotesi, la scelta localizzativa è ricaduta su un’area di 160 mila metri quadri in prossimità del Lingotto dove si sta per ultimare il grattacielo della nuova sede degli uffici regionali, su progetto dello Studio Fuksas. Il cosiddetto Parco della Salute prevede di ospitare 1100 posti letto, assorbendo la quasi totalità di quelli delle Molinette; sarà un polo avanzato dove si coniugheranno attività di ricerca, bioincubatori e residenze universitarie per un investimento complessivo attorno ai 600 milioni di euro.

Rimangono aperti alcuni interrogativi su cui gli ospiti saranno interpellati. Si intravede infatti una nuova idea di ospedale e una diversa gestione del rapporto con il malato e la sua famiglia, ma in cosa consisterà concretamente? A livello urbanistico poi, il processo di insediamento di nuove attività su quest’area, anche grazie alla nuova sede della Regione, avrà conseguenze sulla mobilità e sull’accessibilità da tenere in considerazione. Infine, resta valido l’interrogativo che ha fatto da fil rouge a questo ciclo di incontri: qual è il ruolo dell’architetto e in che modo il progetto di architettura può aiutare ad affrontare tali questioni?