Emergenza Covid19. Imprese in crisi, indebitamento e opportunità

Giovanni Pulvirenti, esperto di gestione di impresa e formatore

Tantissime imprese stanno subendo cali importanti dei fatturati. Per le Pmi la mancanza di incassi è paragonabile alla mancanza di ossigeno (proprio come succede alle persone colpite dal Coronavirus). In questa drammatica situazione è istintivo ricercare freneticamente qualsiasi soluzione per ottenere liquidità.

Con legittima confusione molti piccoli imprenditori compiono azioni scoordinate, impulsive, inutili e a volte anche lesive dei propri interessi. L’unico interesse immediato pare essere quello di presentare la domanda per accedere ai contributi e agli sbandierati finanziamenti garantiti.

Govanni Pulvirenti, esperto di gestione di impresa e formatore presso Mphim+ Academy, non è certissimo che “indebitarsi” sia la mossa più giusta.

«Ottenere un mutuo di liquidità, in questo momento, è utile, ma bisogna capire cosa succede nel circuito aziendale, come va ad impattare sulla situazione patrimoniale dell’impresa e come sulla sostenibilità economica e finanziaria. Deve essere ben chiaro che così facendo si stanno sostituendo ricavi con debiti.

L’azienda deve “strutturarsi per gestire la crisi d’impresa” causata dalla depressione da Covid-19.  È questo il vero problema.  Gli interventi governativi, forse, possono solo aiutare l’imprenditore a ripartire ma quello che abbiamo d’avanti è un percorso pieno di difficoltà che richiede una abilità strategica di un altro livello.

Gli imprenditori dovranno mettere in campo soluzioni del tutto diverse, anche di rottura con il passato, ricorrendo al digitale non solo per mitigare la contrazione delle vendite da lockdown ma anche per diagnosticare i flussi di cassa, il reddito e la situazione patrimoniale conseguente alle scelte strategiche che dovranno essere prese, attraverso l’utilizzo di sistemi di business intelligence in grado di guidare tali scelte.

Tali sistemi (e Mphim+ è uno di questi) sono, inoltre, indispensabili per dialogare con il sistema bancario ed utilizzare al massimo le risorse finanziarie che l’azienda sarà in grado di intercettare attraverso gli strumenti predisposti dal decreto liquidità.

A proposito del decreto liquidità e contrasto alla Crisi da Covid-19, come si concilia con in nuovo codice della crisi d ’impresa e dell’insolvenza?

«Con il Codice della crisi d’impresa, anche l’Italia si dota di un diritto della crisi e dell’insolvenza, al passo con le sollecitazioni da parte dell’UE. Una legge che non può più essere chiamata “fallimentare”, perché offre agli imprenditori (e non solo) degli strumenti per prevenire il definitivo dissesto dell’impresa.

Il decreto legislativo n. 14 del 12 gennaio 2019 recante il Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, in ottemperanza a quanto stabilito nella legge delega (legge n. 155/2017) è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 38, del 14 febbraio 2019.

Il legislatore ha previsto un’entrata in vigore del codice a più step: gli assetti organizzativi (cioè le procedure, i processi e la struttura organizzativa in grado di cogliere i primi campanello di allarme) già a marzo del 2019, mentre gli allert e cioè le procedure attraverso le quali l’imprenditore comunica agli organi preposti uno stato di crisi, sono stati invece spostati al 15 febbraio del 2021.

Qualora l’imprenditore rimane silente, saranno invece gli organi di controllo (collegio sindacale, revisore unico, eccetera), agenzia delle entrate, Inps, l’agente della riscossione ad allertare gli organi competenti.

È chiaro che in quest’ultimo caso scattano per gli amministratori responsabilità e ripercussioni che possono sfociare anche nel penale oltre che incidere direttamente sulle tasche degli stessi».

Quindi è fondamentale che l’imprenditore, per gestire l’azienda sul mercato di domani, debba essere adeguatamente formato, strumentato ed agire consapevolmente.

«Mentre l’imprenditore prima del codice della crisi era il capo dell’azienda e doveva stare attento solo a non compiere atti fraudolenti e a non confondere la cassa della società con le tasche proprie, ora il sound è totalmente diverso.
L’imprenditore deve assicurare l’integrità del patrimonio della società e deve organizzare l’azienda per intercettare i primi segnali di crisi che possono mettere a repentaglio la continuità aziendale, rispondendone personalmente, con il proprio patrimonio personale, qualora gli stessi assetti organizzativi non rispondevano a tali requisiti.
Un cambiamento epocale, l’imprenditore dopo il codice della crisi è un soggetto giuridico diverso che deve evolversi verso una figura con forti competenze manageriali che deve farsi guidare più dalla calcolatrice che dalle proprie intuizioni».

Intercettare la crisi significa anche evitare che nelle aziende possa mancare la liquidità. Quali sono gli strumenti messi in campo dal governo per sostenere la tesoreria delle imprese?

«Le nuove misure del governo a sostegno delle imprese prevedono erogazione di liquidità mediante prestiti garantiti dallo Stato anche al 100%.

Fino a 25mila euro si procede facilmente, dicono senza nessuna istruttoria, ma nutro forti perplessità che le banche attuino queste elargizioni su semplice richiesta di parte.

Fino a 800mila euro è necessaria invece un’istruttoria per valutare il merito creditizio tramite il sistema bancario, già affannato di suo.

Tutto ciò per dare ossigeno alle imprese, considerando che stiamo comunque aggravando la situazione debitoria dell’impresa».

In sintesi, il Covid19 passa il debito resta?

«Sicuramente sì, perché abbiamo sostituito i flussi di cassa persi con i ricavi con l’entrata generata da un mutuo di liquidità che poi dovrà essere ripagato. Ma in questo momento la parola d’ordine è ripartire, tant’è vero che con il decreto liquidità sono state sterilizzate le perdite, che non obbligheranno gli amministratori ad aumenti di capitale anche se incidono pesantemente sul patrimonio aziendale».

«Innanzitutto il primo passo è conoscere di più la propria azienda, i costi diretti, l’incidenza dei costi generali. Poi è necessario verificare le strategie da mettere in campo per sostenere il modello di business dell’impresa, il modo in cui si realizzano i ricavi.

Fatto questo, dobbiamo pensare a strategie di vendita in grado di sostenete i nostri ricavi e mitigare gli effetti della depressione da Covid-19, il che non è utopia, ma in molti casi il frutto di abilità interne o esterne all’azienda in grado di pilotarla verso gli obiettivi di continuità aziendale. In questo momento, per molte imprese, è l’unico vero risultato positivo conseguibile.

In tutte queste attività, il digitale ed i sistemi di business intelligence in grado di estrapolare i risultati economici e finanziari prospettici delle varie alternative strategiche, potrebbero fare la differenza».