Intervista a Mario Verduci, segretario generale Federcomated

Distribuzione. Nuovi equilibri e riposizionamento del mercato

Il mondo della distribuzione italiana sconta oggi diverse criticità “storiche”, a cominciare dalla dimensione aziendale. Senza considerare la trentina di multipoint con più 3 punti vendita, oggi esistono circa 6.500 aziende indipendenti, con un fatturato medio su base nazionale pari a 2,125 milioni di euro procapite, e altre circa 1.500 aziende raggruppate in una quarantina di consorzi (in media 37 associati), con un fatturato pari a 2,280 milioni di euro per punto vendita.

La sottocapitalizzazione, che configura una scarsa attrattività per gli investitori, le limitate competenze tecniche e tecnologiche, che sfavoriscono la competizione, e i blandi rapporti di filiera, che inducono i produttori a bypassare i distributori in quasi il 50% delle transazioni, costituiscono ulteriori criticità irrisolte. In generale, le imprese della distribuzione sono rimaste simili a sé stesse, mentre negli ultimi anni il mercato è radicalmente cambiato.

Il cambiamento ha iniziato a manifestarsi nel 2008, con la “bolla” dei mutui subprime. In Italia, la conclusione del ciclo delle costruzioni più lungo mai verificatosi e l’affermazione del mercato della ristrutturazione hanno indotto numerose trasformazioni, tutte indirizzate verso una crescente ricerca della qualità dell’edilizia.

L’accesso diretto dell’utilizzatore finale, accolto in showroom per l’esposizione dei prodotti di finitura, è il segnale più evidente del cambiamento, che si manifesta anche attraverso l’ampliamento dell’offerta e la ricerca del miglior prodotto/servizio, in risposta alla crescente importanza attribuita dalla nuova clientela ai temi delle soluzioni ambientalmente sostenibili e della responsabilità sociale dell’impresa.

Sul fronte delle dinamiche aziendali, la revisione in positivo della marginalità e l’adesione alle aggregazioni d’impresa sono ulteriori segnali di un cambiamento che interessa sia l’accesso alle nuove forme di comunicazione e di marketing, sia la crescita dell’e-commerce e della digitalizzazione quale strumento di governo dei processi distributivi di filiera.

L’ingresso massiccio nel mercato della Gdo indica che lo scenario, attuale e del prossimo futuro, è in costante evoluzione. Sono necessarie nuove figure professionali (il progettista sistemico), capaci di ridurre il gap tecnico e tecnologico tra i componenti della filiera (parlare la stessa lingua facilita le relazioni di business), di sviluppare l’approccio multi-canale e di dare consistenza alle opportunità offerte dall’economia circolare.

Parallelamente i distributori dovranno impegnarsi nel miglioramento dell’efficienza economica e funzionale, sui fronti della tutela del credito, della ricerca dell’equità fiscale, della semplificazione burocratica e per l’uscita dal sistema di settore assistito, ridefinendo incentivi strutturali e permanenti.

In conclusione, sarà il cambiamento in atto nel mercato a influenzare la dimensione dell’impresa. Fermo restando i vincoli di sistema, le aziende della distribuzione dovranno essere preparate a non subirlo, ma anzi a trarne il massimo vantaggio.