A rappresentare il distretto ceramico all’Assemblea Generale Straordinaria di Assimpredil Ance, indetta dalla presidente Regina De Albertis, Derek Sala, Responsabile mercato Nord-Ovest Marazzi Group, che ha aperto il suo contributo presentando alcuni importanti dati.
«Il distretto ceramico italiano conta circa 140 aziende che occupano circa 35.000 addetti nella filiera e che producono 350 milioni di metri quadrati di cui il mercato italiano consuma circa il 20% (80 milioni di metri quadrati), gli altri 270 milioni vengono esportati in tutto il mondo.
Il distretto vale 5.2 miliardi di euro di fatturato, di cui 4.4 miliardi vengono esportati e 800 milioni vengono consumati sul mercato domestico.
Il 2021 è stato un anno di grande ripresa sia per l’export che per il mercato domestico, in entrambi i casi si sono registrate crescite a due cifre e i primi mesi del 2022 sembravano, nonostante l’incremento del costo dell’energia, confermare tale crescita.
L’industria ceramica è altamente energivora, il 30% del costo del prodotto è gas che brucia per mantenere i forni alla temperatura di esercizio. A giugno del 2021 era cominciata la crescita del costo dell’energia che è diventata insostenibile negli ultimi mesi dell’anno.
Produzione insostenibile, poche industrie
Dopo una leggera flessione nel mese di gennaio 2022 la situazione Ucraina ha portato il costo dell’energia a livelli mai visti. L’incremento è andato oltre il 300% rispetto al costo di febbraio 2021, chiaro che con questi presupposti produrre diventa antieconomico.
Dalle zone vicine al Donbass il distretto importa il 30% delle materie prime necessarie per la produzione di prodotto ad alto valore tecnologico, nel 2019 sono stati importati 2.2 milioni di tonnellate di argilla e oltre 200 mila tonnellate di caolino purissimo.
Da fine febbraio la Russia ha cominciato l’operazione militare in Ucraina e progressivamente le cave e i porti di Mariupol e Odessa hanno smesso di funzionare a causa dei bombardamenti e delle incursioni. L’ultima nave carica di argilla è partita dal porto di Odessa il 22 febbraio.
La morsa dell’aumento del costo del gas e della mancanza di materie ha messo l’intero settore in ginocchio. Molti stabilimenti stanno chiudendo per l’insostenibilità della produzione. Poche industrie hanno la forza di resistere tenendo aperte tutte le fabbriche, cercando di dare servizio pur sapendo di produrre in perdita. Molte aziende hanno un magazzino di materie prime che permette poche settimane di produzione.
Cresce la domanda e l’offerta si riduce
Il risultato di questa complessa situazione è che oggi un metro quadrato di piastrelle costa mediamente il 30% in più rispetto a settembre 2021. L’incremento del prezzo copre solo una parte dell’incremento del costo e questa situazione mette in grave difficoltà il settore. Se fino a febbraio il prodotto era quasi sempre disponibile e sul mercato c’era comunque una maggiore offerta rispetto alla domanda oggi si è ribaltata la situazione e trovare merce disponibile, soprattutto per la grande cantieristica, diventa sempre più difficile.
Il distretto è impegnato a cercare nuove soluzioni
Nonostante tutto il settore sta reagendo, si stanno cercando altri paesi da cui importare argille nobili e i laboratori stanno mettendo a punto nuove ricette per gli impasti per ridurre l’impatto della mancanza di materia prima. Le fabbriche stanno provando cicli di cottura più veloci e flessibili, si testano forni meno energivori. Si cercano soluzioni per superare il momento di criticità.
Il processo è però lungo e complicato perché espone tutto il settore a speculazioni sui costi sia delle materie prime che dell’energia. Le aziende che potranno superare il momento difficile sono quelle che hanno una piattaforma produttiva ampia e internazionale e che riusciranno a programmare le proprie produzioni su diversi siti.
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