Costruttori. Saremo costretti a sospendere i pagamenti su tutta la nostra filiera e sarà un disastro

Non è concepibile per Gabriele Buia, presidente di Ance, l’associazione nazionale dei costruttori edili, che sia stata data la possibilità di riaprire l’attività a comparti che hanno la possibilità di essere raggiunti attraverso il web e non si sia pensato a un settore già in crisi da 11 anni che vanta un credito arretrato di 6 miliardi di euro con la pubblica amministrazione. È convinto Buia che «il governo, il legislatore, non si rendono assolutamente conto di come funziona il nostro comparto e quanto le costruzioni siano diverse dalle altre attività» ed è convinto che il Decreto Liquidità non sia una soluzione

perché «il decreto liquidità dice che io posso attingere sino al 25% del fatturato dell’anno precedente, ma se io nel 2019 non ho fatturato niente perché le mie fatture vanno tutte a giugno di quest’ anno non possono nemmeno andare a chiedere un euro. Assurdo».

Dall’intervista raccolta da Paolo Baroni per La Stampa, emergono le perplessità e le critiche del presidente dei costruttori, nei confronti delle scelte del Governo e preoccupato perché il prolungamento del lockdown fino al maggio, gli investimenti nel campo delle costruzioni scenderebbero, quest’anno, del 10%, se poi il blocco si protraesse fino a settembre e vi fosse «una ripresa dei cantieri a singhiozzo» gli investimenti farebbero registrare un calo del 28% nel 2020 e del 19% nel 2021.

«Riaprono le librerie? Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri non si possono comprare su Internet? Sono pazzi. Quale beneficio economico pensano di produrre in questo modo? E la sicurezza come pensano di garantirla? Vorrei capire qual è il senso di questa scelta – dichiara Buia a Baroni -. Noi siamo stati i primi come categoria a porre la necessità di mettere in sicurezza i nostri cantieri e subito a inizio marzo abbiamo chiesto di poterci fermare per reperire tutti i dispositivi di protezione individuale necessari. Ma il mondo delle costruzioni viene da 11 anni di tribolazioni e adesso non può più aspettare. Dobbiamo per forza di cose accelerare tutti i processi e questo rinvio non fa bene al settore perché ormai siamo allo stremo».

È allo stremo il comparto «perché – dichiara Buia a Baroni – siamo sottoposti ad uno stress finanziario notevolissimo: nonostante le procedure di infrazione europee vantiamo ancora 6 miliardi di euro di arretrati con la pubblica amministrazione. Ed inoltre, nonostante sia stata introdotta la fatturazione elettronica, con lo split payment ci vengono drenati ben 2 miliardi e mezzo di liquidità. Il fatto di non poter riaprire per noi è un problema enorme: per questo occorre uno sforzo per fare arrivare immediatamente liquidità alle nostre imprese».

E non sono determinanti per Buia i 400 miliardi di liquidità del decreto imprese perché «per quello che si è capito sinora – continua Buia – questo decreto prevede tempi incompatibili con lo stato di salute del mondo delle costruzioni. E poi si tratta pur sempre di sostegni provvisori, di debiti, che se non ripartiamo in fretta non riusciremo ai a ripagare. Certamente non nei 6 anni previsti dal Governo. Se non arriva in fretta liquidità saremo costretti a sospendere i pagamenti su tutta la nostra filiera e sarà un disastro. Perché il nostro settore attiva ben l’86% dei settori economici nazionali».