Cosa serve per tornare a crescere?

Un sistema di norme e regole che sia giusto e chiaro sopratutto quando si parla di fisco, dovrebbe essere la norma per qualunque Paese che voglia dirsi moderno e lo è a maggior ragione in un Paese come il nostro dove è proprio l’incertezza e la sovrabbondanza di norme a costituire uno dei maggiori freni allo sviluppo.

Ecco perché penso si debba vedere con occhio benevolo, ma pur sempre vigile, il disegno di legge in materia di semplificazioni che nel mese di maggio ha visto tagliare il primo traguardo di quello che sarà il suo iter parlamentare. La sua portata, infatti, potrebbe essere maggiore di quanto si possa pensare.

Nessuno meglio di noi imprenditori sa quanto sia pesante il sistema tributario e fiscale italiano e, conseguentemente, di quanto coraggio e lungimiranza dovrebbe essere dotato il legislatore per andare a dare quella netta sfoltita necessaria per conseguire una maggior serietà ed equità del sistema stesso che per come è oggi non fa altro che andare ad appesantire ulteriormente quel fardello di per sé già così pesante di tasse ed imposte. Ma è proprio alla luce di questa consapevolezza che mi sento di affermare che la portata di questo disegno di legge potrebbe andare decisamente in quella direzione e che quindi non debba essere accolto con leggerezza o scetticismo.

Il nostro sistema fiscale, così complesso ed articolato crea inevitabilemente il rischio di generare contenziosi che dissuadono coloro che hanno intenzione di investire nel nostro Paese dal farlo e scoraggiano pesantemente coloro che hanno già delle attività e delle imprese. Il tutto quindi si traduce in un Paese che rischia di essere sempre meno attrattivo dal punto di vista della creazione di opportunità di sviluppo e business ed è proprio da questo pericolo da scongiurare e combattere come la peste che si deve partire quando si elaborano misure e manovre che dovrebbero mettere mano a parti più o meno grandi del nostro sistema di regole.

Naturalmente, il testo sulle semplificazioni attualmente in lavorazione non rappresenta la “prima volta” di un Governo in questo ambito, probabilmente tutte le forze politiche che si sono avvicendate alla guida del nostro Paese negli anni hanno cercato di mettervi mano in modo più o meno convinto o intelligente e se siamo ancora qui ancora a parlarne significa che i risultati conseguiti non sono stati sempre così apprezzabili o anche solo evidenti.

Io amo invece pensare che nessun disegno di legge parta con intenti contrari rispetto al fine che si prefissi e che quindi si sia sempre cercato di fare un’operazione sensata in questo ambito, ma che per un sistema diventato così articolato e tentacolare come quello italiano, sarebbe servita una costante e attenta manutenzione per garantire al sistema stesso una costante oliatura oltre che una sua validità ed attualità alla luce dei cambi che il passare del tempo si porta appresso.

Non è quindi mai un singolo pacchetto di misure a cambiare o a determinare le sorti di un Paese, ma l’avere una visione chiara del futuro e fare passi grandi o piccoli poco importa purché vadano in quella direzione e che non siano solo manovre elettorali finalizzate al procacciare voti.

Il disegno approvato alla camera spero segua questo intento e un elemento mi fa ben sperare questa volta, il fatto che sia maturato alla luce di un confronto vero e aperto con le associazioni professionali e delle categorie costituendo un esempio tangibile di quella concertazione che è davvero necessaria quando si va ad intervenire in uno quegli ambiti che troppo spesso sono diventati, per la parte produttiva del nostro Paese, dei veri e propri campi minati ricchi di insidie e pericoli.

Ad oggi quindi ci troviamo daventi ad un testo di legge che seppur nato con la solita premessa tipica di questi ultimi due o tre decenni, ovvero che non vi sono risorse finanziarie disponibili, è riuscito ad individuare alcuni problemi operativi e a darne una possibile soluzione e mi riferisco alla ridefinizione del calendario delle scadenze fiscali, alla possibilità della difendersi in contradditorio davanti al Fisco prima che quest’ultimo faccia partire un accertamento o ancora al non dover fornire due volte documenti che siano già a disposizione dell’anagrafe tributaria.

Un Paese chiaro e trasparente per i propri contribuenti, cittadini e imprese, è un Paese che attira risorse e che cresce ed è quello che deve tornare ad essere l’Italia.