Conftrasporto. Uggè: Dove è finito il principio della neutralità delle fonti energetiche?

Paolo Uggè (foto Contrasporto)

«Abbiamo più volte evidenziato come sia dubbia la scelta del ‘tutto elettrico’. I dubbi riguardano innanzitutto la produzione della fonte di energia e la rete di rifornimento, oggi totalmente inadeguata. Se poi si aggiungono il grado di inquinamento dell’intero ciclo di produzione di energia elettrica, e il fatto che ad 80 kilometri di velocità i valori di inquinamento sarebbero identici al diesel, il dubbio diventa preoccupazione» Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto -Confcommercio

Così il presidente di Conftrasporto, la confederazione aderente a Confcommercio che raggruppa associazioni del mondo del trasporto, della spedizione e della logistica, ribadisce i rischi di una transizione ‘monotematica’, che considera quella elettrica come unica alternativa ai motori a combustione. Tematica questa in discussione in questi giorni presso mil Parlamento Europeo e che riguarda da vicino la vita dei cittadini d’Europa e in particolare di chi opera nel mondo dei trasporti.

«La strada tracciata dall’Europa ha i caratteri di una scelta imposta da ideologie che non hanno, in alcun modo, tenuto conto del principio della neutralità delle fonti energetiche. Perché penalizzarne altre? – chiede Uggè – ‘Quella’ strada è legittima e compatibile con i principi giuridici?”.

Ma anche un altro aspetto preoccupa il presidente di Conftrasporto. «Il litio, elemento necessario per alimentare le batterie, è prodotto in gran parte in Cina o in Ucraina, il che comporterebbe un’evidente dipendenza da Paesi non particolarmente stabili – avverte Uggè –. Non solo: le emissioni annuali di CO2 (37 Giga tonnellate), sono prodotte per quasi un terzo dalla Cina, seguita dall’India e dagli Usa, mentre quelle dell’Eurozona raggiungono solo l’8% della produzione. Se vogliamo castrarci come economia europea facendo un favore alla Cina basta saperlo. Mi chiedo perché l’Italia e il suo Governo accettino questa linea». E conclude: «Riteniamo che debba essere il Governo con il proprio Presidente del Consiglio ad assumere iniziative forti, magari anche arrivando a minacciare posizioni di veto».