Confcommercio. Intesa per vaccini nelle imprese, “ora occorre reperire in fretta le dosi”

Sottoscritto l’accordo tra Governo, rappresentato dai ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Salute, Roberto Speranza, e le parti sociali che, a prescindere dal tipo di contratto, coinvolge, con adesione su base volontaria, tutti i lavoratori che potranno riceverne la somministrazione nei luoghi di lavoro.

I costi di medici e infermieri saranno a carico dell’azienda, mentre vaccini e siringhe saranno a carico dello Stato. I centri vaccinali potranno essere allestiti nelle aziende o nelle sedi delle rappresentanze datoriali o della bilateralità.

Per Confcommercio la firma è stata apposta da Donatella Prampolini, vicepresidente con delega a “Lavoro e Bilateralità”. che ha dichiarato che il

«Il confronto proficuo ha consentito di recepire le proposte delle imprese per il miglior funzionamento dei protocolli.
Ora bisogna fare presto a garantire la reperibilità e la diffusione dei vaccini». Donatella Prampolini, vicepresidente con delega a “Lavoro e Bilateralità”

 

La vaccinazione in azienda costituirà, come si legge nel Protocollo, “un’attività di sanità pubblica nell’ambito del Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Covid-19 predisposto dal Commissario Straordinario”, quindi il canale aziendale sarà parallelo e non alternativo a quello ordinario.

Come riporta Confcommercio, “tutte le aziende potranno candidarsi liberamente: non è previsto nessun requisito minimo di carattere dimensionale. Se la vaccinazione verrà eseguita in orario di lavoro, il tempo necessario “sarà equiparato a tutti gli effetti all’orario di lavoro”. Esclusa inoltre espressamente, per annullare l’eventuale obiezione dei medici aziendali, la responsabilità penale degli operatori sanitari.

In alternativa alla vaccinazione diretta, i datori di lavoro che voglioni collaborare all’iniziativa attraverso strutture sanitarie private possono, anche attraverso le Associazioni di categoria di riferimento, sottoscrivere una convenzione con strutture in possesso dei requisiti per la vaccinazione. Il Protocollo assicura inoltre la vaccinazione anche a quei lavoratori le cui aziende non sono tenute alla nomina del medico competente oppure non possano fare ricorso a strutture sanitarie private: possono infatti avvalersi comunque “delle strutture sanitarie dell’Inail” e, in questo caso, trattandosi di iniziativa vaccinale pubblica, gli oneri restano a carico dell’ente.

Per quanto riguarda poi l’aggiornamento del Protocollo delle regole anti-contagio cui devono uniformarsi datori di lavoro e lavoratori, è stata semplificata la parte relativa a mascherine, trasferte e reingresso al lavoro dopo la positività. In particolare, si legge nel testo, “i lavoratori positivi oltre il 21esimo giorno saranno riammessi al lavoro solo dopo la negativizzazione del tampone molecolare o antigenico effettuato in struttura accreditata o autorizzata dal servizio sanitario” mentre per le trasferte il datore di lavoro deve tenere in conto “il contesto associato alle diverse tipologie di trasferta/viaggio previste, anche in riferimento all’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione”. Anche l’utilizzo del lavoro agile da parte dei datori di lavoro privati entra di diritto nell’aggiornamento, visto che le imprese vengono sollecitate a garantire il massimo utilizzo di questa nuova forma di lavoro per quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza, nonché per quelle non sospese”.