Confcommercio. A Cernobbio Sangalli fa tre richieste al Governo

Carlo Sangalli, presidente Confcommercio (foto Confcommercio)
Carlo Sangalli, presidente Confcommercio (foto Confcommercio)

«La nostra richiesta è concreta, a partire dall’ormai prossimo documento di economia e finanza si delinei un percorso rigoroso per scongiurare gli aumenti dell’Iva, più investimento, più crescita, spending review e dismissione di patrimonio immobiliare pubblico, contrasto e recupero di evasione ed elusione sono le direttrici fondamentali per questo percorso». Questo ha dichiarato in occasione del Forum Ambrosetti 2019 Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – Imprese per l’Italia che, sempre a Cernobbio, durante il suo intervento rivolto al vicepresidente del consiglio Matteo Salvini ha ribadito: «La nostra prospettiva è quella di un Paese fondatore che non rinuncia a chiedere all’Europa di confrontarsi con i temi cruciali del nostro tempo. Penso soltanto al grande tema dei flussi migratori, per il quale vale quello che noi ripetiamo per il sistema delle imprese: che non c’è vera integrazione senza legalità. Ma penso anche all’importanza delle politiche di riequilibrio territoriale che tanta importanza assumono per il nostro Paese.

Da parte nostra, abbiamo ritenuto necessario in questo Forum di avanzare in particolare tre proposte.

La prima riguarda l’esclusione degli investimenti pubblici cofinanziati dai fondi europei dal computo del deficit rilevante ai fini dei “patti” di finanza pubblica europea.

La seconda proposta riguarda il mercato unico, ed è il completamento dell’Unione bancaria, che agevolerebbe la circolazione dei capitali ed attenuerebbe squilibri di credito e di investimenti.

La terza proposta è infine la messa a terra del principio stesso mercato, stesse regole, con la proposizione di un’efficace web tax europea.

Quanto al nostro Paese la nostra richiesta di fondo ti è ben nota: a partire dall’ormai prossimo Def si delinei un percorso rigoroso e credibile che consenta di scongiurare l’aumento dell’Iva. Oltre 50 miliardi di euro di maggiore prelievo Iva renderebbero infatti il biennio 2020/2021 pesantissimo per famiglie e imprese».