Con le pietre e con i marmi

(foto City Stone)
(foto City Stone)

La pavimentazione tradizionale di strade e piazze, di percorsi pedonali e carrabili e di aree private situate all’esterno viene realizzata da sempre utilizzando materiali lapidei naturali che vengono estratti da cave e tagliati in elementi con diversi formati regolari o irregolari. Questi lapidei naturali, pietre o marmi, vengono impiegati anche all’interno degli edifici nei piani di calpestio per qualunque destinazione d’uso e nei rivestimenti verticali come componenti decorativi e funzionali nel medesimo tempo. Una particolare estensione di impiego riguarda i rivestimenti esterni di intere pareti dove è possibile realizzare facciate incollate o di tipo ventilato. Progettare la posa di pietre, marmi o travertini richiede l’applicazione di molteplici criteri valutativi tra i quali quelli riguardanti la grana superficiale, il colore e la tessitura compositiva dei materiali impiegati che assemblati tra loro possono generare disegni e forme diverse da legare necessariamente al contesto ambientale e architettonico.

Le norme sui materiali lapidei
Le principali norme di riferimento per la classificazione, per la determinazione delle doti tecniche e per stabilire i criteri di accettazione riguardanti i materiali lapidei naturali sono:
Uni En 12057:2015 – Prodotti di pietra naturale – Marmette modulari – Requisiti. Specifica i requisiti per le marmette modulari di pietra naturale per l’impiego in pavimentazioni, scale, rivestimenti e soffitti.
Uni En 12058:2015 – Prodotti di pietra naturale – Lastre per pavimentazioni e scale – Requisiti. Tratta i requisiti per le lastre di pietra naturale per l’impiego come rivestimenti di pavimentazioni e scale.
Uni En 1469:2015 – Prodotti di pietra naturale – Lastre per rivestimenti – Requisiti. Specifica i requisiti per lastre di pietra naturale impiegate come rivestimenti e finiture di soffitti. Queste tre norme non trattano gli aggregati, i lapidei agglomerati e l’installazione, mentre per la progettazione, la posa e la manutenzione il riferimento sono le norme:
Uni 11521:2014 – Rivestimenti lapidei di superfici verticali e soffitti – Istruzioni per la progettazione, la posa e la manutenzione.
Uni 11322:2009 – Rivestimenti lapidei per pavimentazioni – Istruzioni per la progettazione, la posa e la manutenzione.
Per le pavimentazioni esterne in pietra, valgono le norme:
Uni En 1341:2013 – Lastre di pietra naturale per pavimentazioni esterne – Requisiti e metodi di prova. La norma specifica i requisiti prestazionali e i corrispondenti metodi di prova per tutte le lastre di pietra naturale destinate all’impiego in pavimentazioni esterne.
Uni En 1342:2013 – Cubetti di pietra naturale per pavimentazioni esterne – Requisiti e metodi di prova. La norma specifica i requisiti prestazionali e i corrispondenti metodi di prova per tutti i cubetti di pietra naturale destinati all’impiego in pavimentazioni esterne.
Uni En 1343:2013 – Cordoli di pietra naturale per pavimentazioni esterne – Requisiti e metodi di prova. La norma specifica i requisiti prestazionali e i corrispondenti metodi di prova per tutti i cordoli di pietra naturale destinati all’impiego in pavimentazioni esterne.

I materiali
Le rocce da cui si ricavano elementi adatti ai diversi usi nell’edilizia sono molteplici e appartengono a tutte le categorie commerciali utilizzate per distinguere i diversi tipi: il granito, la pietra, il travertino e i marmi. La loro composizione mineralogica è estremamente varia, al pari del colore e della grana delle superfici. I graniti derivano da rocce di origine eruttiva o prodotte da un metamorfismo molto spinto e sono formati da cristalli ben visibili perfettamente saldati tra loro in una struttura granulare più o meno grossolana. I minerali componenti sono caratterizzati da una durezza elevata e formano una compagine molto compatta, lucidabile e resistente alle intemperie, al gelo, all’abrasione, all’urto e alle sollecitazioni meccaniche.

(foto Abitare Marmo)
(foto Abitare Marmo)

La classe commerciale dei graniti comprende anche il porfido.
La pietra è una categoria commerciale estremamente ampia in cui sono collocate molteplici varietà lapidee: comprende rocce da costruzione e da decorazione di solito non lucidabili, di colore variabile dal grigio al crema, al beige, al marrone o al rosso con tutti i toni intermedi e di composizione mineralogica estremamente varia e non assimilabile a quella dei graniti, dei marmi o dei travertini. Alla categoria appartengono le arenarie, formate da granuli di sabbia quarzosa più o meno grossolani saldati da un cemento siliceo o calcareo, i calcari di colore chiaro dal bianco al nocciola o al noce e formati quasi interamente da carbonato di calcio che spesso avvolge e cementa resti fossili, le quarziti, gli gneiss e gli scisti con struttura stratiforme che si può spaccare in tavole con superficie piana e l’ardesia da cui si ricavano per spacco naturale elementi a piani strutturati. Il travertino è una roccia sedimentaria di origine chimica e con colore bianco giallastro, crema o marrone che talvolta sfuma in toni grigi argentei oppure sul rossastro. Solitamente non è lucidabile e la sua consistenza è tenera, ma abbastanza compatta anche se le varietà sono ricche di vacuoli.
I marmi sono rocce cristalline a composizione quasi sempre calcarea, dolomitica o serpentinosa.

(foto City Stone)
(foto City Stone)

La superficie degli elementi è compatta e lucidabile, ma in genere i marmi non vengono utilizzati negli impieghi all’esterno in quanto le superfici, anche se lasciate grezze in origine, si levigano in fretta sotto l’azione del calpestio diventando scivolose in caso di pioggia o di forte umidità ambientale. Grazie al colore, che varia dal bianco candido al bardiglio, a giallo, al rosa o al rosso, il materiale è sovente impiegato per elementi di piccole dimensioni da usare in filari, cornici o liste di tonalità contrastante che servono per realizzare disegni o suddividere il pavimento in zone.
I formati
Gli elementi per la pavimentazione e il rivestimento vengono ricavati dai blocchi estratti in cava che sono lavorati per segagione, utilizzando quasi sempre macchine a utensili diamantati, oppure per spacco quando le condizioni di giacitura della roccia lo permettono. La tecnica per segagione consente di ricavare grandi lastre da ridurre in formati più piccoli con successive lavorazione e viene impiegata con quasi tutti i materiali lapidei, mentre il sistema a spacco è utilizzato solo con i materiali che presentano piani naturali di rottura preferenziale come il porfido, l’ardesia, le beole, gli gneiss, gli scisti o il basalto. Le lastre a contorno regolare e bordi retti, ottenute in genere per segata, hanno un formato quadrato, rettangolare o poligonale e sono disponibili con dimensioni fisse o variabili a correre sia grezze che in elementi modulari prelucidati sui piani in vista e realizzati sovente a bordi bisellati per facilitare la posa. Soprattutto per i marmi, il mercato fornisce elementi modulari a diverso colore per realizzare pavimenti e rivestimenti decorati a motivi geometrici e tonalità in cadenza o contrastanti per i diversi componenti oppure tagli a idrogetto per comporre in opera disegni e motivi di qualunque forma. Molti materiali lapidei sono forniti con forma irregolare e spessori variabili secondo la dimensione e destinati a essere adattati in opera considerato l’impiego quasi esclusivo nelle pavimentazioni a opus incertum ottenute accostando elementi informi il più possibile ravvicinati tra loro per limitare l’ampiezza della fuga.

(foto Centro Pietra Living)
(foto Centro Pietra Living)

Diversi litotipi come i porfidi, vengono commercializzati anche sotto forma di cubetti da sistemare a lati quasi messi a contatto tra loro e con piano di cava in vista, capaci di sopportare persino un notevole traffico di mezzi pesanti. Per il completamento delle pavimentazioni a lastre o a cubetti sono prodotti cordoli, segati o a spacco, da impiegare come contorno di marciapiedi e di aiuole o per formare l’alzata di gradini.
La finitura delle superfici
I materiali lapidei sono sempre disponibili con più finiture di superficie ottenute con diverse tecniche sia tradizionali come quelle a urto che compiute con attrezzature moderne. Le finiture a lucido brillante da eseguire in opera o in fabbrica su elementi modulari, sono destinate quasi soltanto ai graniti, ai marmi e alle pietre compatte. In ogni caso l’operazione di finitura viene utilizzata per accentuare le qualità cromatiche del materiale, che possono anche variare molto in base ai tipi di segno lasciati dagli utensili, e creare una particolare grana più o meno ruvida che diventi parte degli elementi percettivi di progetto e, sui piani orizzontali esterni, consenta un buon comfort di marcia anche in presenza di pioggia, di condense e di patine fangose. In genere i materiali per esterni sono lasciati grezzi di spacco con piani ruvidi e leggermente strutturati, quando lo consente la natura del materiale stesso, oppure finiti con un taglio a sega che forma sui piani solchi paralleli più o meno profondi e di sagoma arcuata o rettilinea.

(foto Abitare Marmo)
(foto Abitare Marmo)

La bocciardatura, realizzata con un utensile munito di molteplici denti a punta, permette di realizzare piani uniformemente irruviditi, mentre la spuntatura adoperata su materiali a spacco o tagliati a sega crea una serie di incisioni ravvicinate disposte spesso in diagonale rispetto alla lastra. Con la rigatura vengono realizzati piani molto aggrappanti e non scivolosi grazie ai solchi ravvicinati e abbastanza profondi che hanno un andamento parallelo in direzione diagonale rispetto all’elemento da pavimentazione. La fiammatura è una tecnica moderna usata per conferire ai piani effetti simili a quelli dello spacco naturale, mentre la sabbiatura ammorbidisce la ruvidità del materiale e talvolta conferisce un aspetto vissuto agli elementi. Il tipo di finitura va però scelto in funzione della qualità del materiale impiegato in quanto talune lavorazioni, per quanto di grande effetto, aumentano la porosità dei materiali lapidei meno compatti.

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