Come essere imprenditori oggi?

ce_04_16_attualità_web_01I valori che stanno alla base delle scelte dell’imprenditore tradizionale e di quello 2.0 sono gli stessi? Cosa cambia in termini di decisioni aziendali?

Il secolo scorso si è concluso con la certezza che, per sopravvivere, le aziende avrebbero per “forza” dovuto produrre in paesi a basso costo di manodopera. E questo avrebbe consentito alle aziende non solo di produrre a minori costi, ma di ottimizzare ogni processo aziendale collocandolo laddove avrebbe ottenuto i migliori vantaggi.

Quindi le aziende americane hanno rilocalizzato le loro attività mantenendo chiara separazione tra la progettazione e la produzione, tra l’ideazione e il design, tra l’organizzazione del prodotto e la sua realizzazione… Salvo poi scoprire che senza la produzione i paesi perdono posti di lavoro, perdono indotto, perdono competenze, perdono mestieri, perdono la capacità imprenditoriale, perdono il potere economico dell’acquisto. E quindi quei beni così perfetti e così economici, chi li acquisterà?

Il tessuto imprenditoriale italiano, che è molto criticato per le scelte strategiche, organizzative, di sviluppo, di crescita… ha avuto maggiori difficoltà a percorrere questa strada sia in termini di delocalizzazione, sia in termini di accesso ai mercati in crescita. E sta cercando di recuperare, almeno per ciò che riguarda i mercati di sbocco, negli anni recenti.

Ma se questa difficoltà va letta come un limite dovuto alla scarsa conoscenza, ai mancati supporti, alle difficoltà di approccio ai nuovi mercati, d’altro canto ha avuto il netto vantaggio di “costringere” i piccoli e medi imprenditori a rimanere sul territorio e “resistere” in questi lunghi anni di grave crisi.

Il rimanere sul territorio, per coloro che ci stanno riuscendo, non ha il solo evidente vantaggio di aver mantenuto posti di lavoro e beni e servizi per aziende e consumatori, ma anche di avere mantenuto in essere un tessuto imprenditoriale che sempre più è messo a rischio dalle difficoltà economiche, burocratiche, fiscali e non ultimo, sociali.

Viene da chiedersi: “per quali motivi un imprenditore dovrebbe continuare a produrre prodotti e servizi in un paese in cui, non solo le difficoltà economiche, burocratiche e fiscali sono enormi, ma anche socialmente non è il modello da imitare”? Perché prendersi tutti questi rischi?

Gli imprenditori di diversi settori della produzione, del commercio, dei servizi hanno manifestato due approcci differenti:

  • l’imprenditore “tradizionale” basa le proprie scelte sui valori della determinazione, dell’innovazione, della qualità, della capacità di rischio, dell’occupazione, del successo economico, del rispetto sociale;
  • l’imprenditore “2.0” ricerca una conferma più immediata del valore della sua impresa e reinveste in una nuova iniziativa, valorizzando in tempi brevi creatività, energia, capacità commerciale e di relazione

In un famoso film, che ha anche vinto l’oscar come miglior film straniero (Mediterraneo), il regista, Salvatores, dichiarava: “dedicato a tutti quelli che stanno scappando”. Questo articolo io lo vorrei dedicare a tutti gli imprenditori che “hanno deciso di restare”, qualunque sia il modello proposto!

Far crescere un’idea e poi…
Cosa ne pensa l’imprenditore tradizionale dell’approccio che alcuni giovani imprenditori hanno di far crescere un’idea e poi venderla al miglior offerente? In realtà lo trova molto efficace, forse anche più proficuo e divertente rispetto a come lui stesso ha vissuto nel tempo il suo ruolo. Le precedenti generazioni di imprenditori hanno inteso la responsabilità di impresa nei confronti delle loro persone, del territorio, delle regole e degli impegni in modo assoluto, come scelta di vita. I giovani imprenditori sono in grado di cambiare tante volte strada nel corso della loro vita imprenditoriale e certamente possono maggiormente realizzare le loro passioni, i loro interessi, le loro ambizioni.