Chiusure aziendali in calo nel primo trimestre 2015

le aziende fallite nel primi tre mesi del 2015 sono in calo del 2,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (foto Cerved)
le aziende fallite nel primi tre mesi del 2015 sono in calo del 2,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (foto Cerved)

Segnali incoraggianti per le chiusure aziendali. Prosegue nei primi tre mesi del 2015 il calo delle liquidazioni volontarie e delle procedure concorsuali non fallimentari e, dopo quasi tre anni, torna a diminuire anche il numero dei fallimenti. In base agli archivi Cerved tra gennaio e marzo 2015 hanno aperto una di queste procedure 21 mila imprese, il 3,5 per cento in meno del primo trimestre 2014.

I dati indicano che sono 3,8 mila le aziende fallite nel primi tre mesi del 2015, in calo del 2,8 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dall’inizio della crisi, i fallimenti avevano iniziato una corsa senza soste, interrotta solo nel secondo trimestre del 2012; da quella data, si contano dieci trimestri consecutivi di ulteriore aumento del fenomeno. Nel primo trimestre del 2015 è continuato il calo delle procedu

re concorsuali non fallimentari: se ne osservano 600, un quinto in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ha inciso la diminuzione dei concordati preventivi (-25,3%), che è stata accompagnata anche nei primi mesi dell’anno dalla riduzione di domande di pre-concordato (-27%).

Sono 16,5 mila gli imprenditori che hanno deciso di liquidare volontariamente la propria attività nei primi tre mesi del 2015, in calo del 2,9 per cento rispetto al primo trimestre 2014. Se si escludono dal conteggio le liquidazioni di società ‘dormienti’, quelle che non hanno presentato bilanci nei tre anni precedenti la procedura, si osserva una diminuzione ancora più marcata, pari al 6,2 per cento.

L’industria è il settore in cui si osservano i cali più decisi: diminuiscono con tassi a due cifre tutte le procedure monitorate nell’Osservatorio. La riduzione delle chiusure è diffusa anche nelle costruzioni, il comparto che ha pagato il conto più salato alla crisi. Nel terziario non si è invece ancora arrestata la corsa dei fallimenti (+0,3% rispetto all’anno precedente) e il calo delle procedure non fallimentari è stato meno marcato di quanto osservato nell’industria e nell’edilizia.