Commentando i dati della ricerca realizzata insieme al Cer, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio ha sottolineato che anche se la spesa pubblica corrente nel 2015 si è ridotta, gli sforzi effettuati non sono sufficienti ed è prioritaria la riduzione del carico fiscale sulle famiglie e sulle imprese, perché «la crescita della pressione fiscale indebolisce il nostro sistema produttivo, già stremato da una crisi durissima».
«Le nostre imprese – continua Sangalli -, quelle del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti non vogliono e non possono più pagare il conto di enti pubblici inefficienti. E soprattutto non vogliono subire trattamenti discriminatori e penalizzanti nel pagamento delle tasse locali: una piccola impresa può pagare anche 2.200 euro in più tra Irpef e Irap solo per il fatto di risiedere in un Comune piuttosto che in un altro. La via è una e obbligata: controllo serrato della spesa in generale, applicazione rigorosa del criterio dei fabbisogni e dei costi standard, maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo. Meno spesa pubblica e meno tasse è la ricetta per un Paese più dinamico e più equo che vuole tornare a crescere e che vuole scongiurare definitivamente il ricorso alle clausole di salvaguardia».