Capitane Coraggiose 2021. La gestione dell’emergenza al femminile

La crisi causata dalla pandemia ha colpito soprattutto l’imprenditoria e l’occupazione femminile, mettendo in difficoltà una risorsa preziosa. Ma tra resilienza, empatia, capacità relazionali e organizzative le “capitane coraggiose” hanno fatto la differenza

Se la crisi innescata dalla pandemia e dal Coronavirus ha colpito profondamente l’economia e il mercato del lavoro nel nostro Paese, a subirne maggiormente gli effetti sono state le donne. I dati diffusi dall’Istat a inizio febbraio, con riferimento al mese di dicembre 2020, non lasciano molti dubbi: su 101mila posti di lavoro persi, il 98%, ovvero 99mila, erano occupati da lavoratrici. Cifre impressionanti che vanno a confermare quanto già fotografato a fine ottobre dal focus Ripartire dalla risorsa donna della Fondazione studi consulenti del lavoro che ha confrontato i dati del terzo trimestre del 2019 con il corrispettivo periodo del 2020 evidenziando una perdita di 470mila lavoratrici (-,4,7% rispetto al 2019), circa il 55,9% del totale dei posti di lavoro sfumati tra aprile e giugno 2020. L’impatto della pandemia e dell’esperienza del lockdown ha gravato sulle donne, chiamate a gestire in quel periodo un sovraccarico di lavoro senza precedenti. Da un lato, sottolinea la ricerca dei consulenti del lavoro, le donne sono state più impegnate degli uomini nell’attività lavorativa (il 74% ha continuato a lavorare rispetto al 66% degli uomini) e dall’altro lato, con la chiusura delle scuole, hanno dovuto non solo svolgere il proprio impiego ma contemporaneamente assistere i figli impegnati nella didattica a distanza con un livello di stress elevatissimo per quasi 3 milioni di lavoratrici con un figlio a carico con meno di 15 anni (circa il 30% delle occupate).
«Durante il lockdown – conferma Silvia Ucci, responsabile marketing e showroom di Ucci Antonio – è stato difficile conciliare la gestione del lavoro da casa con il ruolo di mamma e moglie e dedicare il giusto tempo a tutto quanto».

Silvia Ucci

«La presenza femminile in tutti contesti in cui si parla di casa, dagli showroom e ambienti dedicati all’arredo così come in cantiere fa la differenza. Le donne hanno una maggior attenzione ai dettagli e grazie alla loro empatia sanno cogliere e percepire a prima vista elementi e sfumature decisamente importanti» Silvia Ucci, responsabile marketing e showroom di Ucci Antonio

 

Shecession, la recessione al femminile

La perdita dei posti di lavoro femminili registrata in tutto il mondo a causa della pandemia è un fenomeno che è già stato ribattezzato con il neologismo inglese Shecession (she-recession), a indicare come la crisi da Covid-19 sia una crisi di genere, una recessione economica al femminile che ha avuto un impatto enorme sulle donne, sovra rappresentate, sia come lavoratrici dipendenti sia come imprenditrici, nei settori che hanno subito una maggiore battuta d’arresto. Le imprese femminili, infatti, secondo i dati del Rapporto nazionale impresa in genere di Unioncamere relativi al terzo trimestre del 2020, si concentrano nel settore dei servizi: su un totale di 1,3 milioni di attività imprenditoriali in rosa, quasi 890mila operano proprio nei servizi contro le 151mila del settore dell’industria (l’11,3%) e le circa 208mila del settore primario (il 15,6%). Cresciute negli ultimi cinque anni a un ritmo più intenso di quelle maschili (+2,9% contro il +0,3%, dati IV Rapporto sull’imprenditoria femminile di Unioncamere, con un aumento in valori assoluti di 38mila realtà) e in settori più innovativi come le attività professionali scientifiche e tecniche (+17,4%), le imprese rosa tra aprile e settembre 2020 hanno interrotto questa tendenza soprattutto a causa dell’importante calo della nascita di nuove imprese nel secondo trimestre (-42,3%) protrattosi anche nel terzo trimestre (-4,8%). L’imprenditoria femminile, secondo Antonella De Faveri, titolare dell’azienda De Faveri specializzata nella produzione di controtelai per infissi, può «crescere ancora molto, ma per farlo, oltre a prevedere fondi di sostegno e incentivi, ha necessità di essere sorretta da uno Stato che ne riconosca il ruolo di donna e madre lavoratrice, creando degli strumenti ad hoc. Altra necessità è poi quella di valorizzare l’imprenditoria femminile, creando cultura e promuovendone l’avvio e il sostegno».

Antonella De Faveri

«L’imprenditoria femminile può crescere ancora molto, ma per farlo, oltre a prevedere fondi di sostegno e incentivi, ha necessità di essere sorretta da uno Stato che ne riconosca il ruolo di donna e madre lavoratrice, creando degli strumenti ad hoc»  Antonella De Faveri, titolare di De Faveri

 

 

Dell’importanza di una nuova cultura a sostegno dell’imprenditoria rosa ne è convinta Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo: «Rispetto al ruolo femminile, credo ci sia un filo rosso che attraversa tutti i settori produttivi, ed è la questione culturale. Bisogna creare le condizioni sociali ed economiche che permettano alle donne di conciliare lavoro e famiglia e non di obbligarle a una scelta, altrimenti rimaniamo alle parole. In un cantiere, ad esempio, la scarsa presenza delle donne è legata anche a stereotipi sociali come la possibilità che un lavoro fatto da una donna sia considerato meno professionale dalle aziende o dai clienti, ma è inutile negare che le condizioni di lavoro e l’organizzazione in senso lato non sono ancora favorevoli o adattabili al ruolo delle donne nell’ambiente familiare. È su questo che dobbiamo impegnarci».

Vanessa Pesenti

«L’abitudine delle donne a gestire quotidianamente molteplici situazioni completamente diverse tra loro, a pensare in più direzioni, anche in modo creativo rappresenta un importante valore aggiunto, a maggior ragione in un periodo di crisi» Vanessa Pesenti,  presidente Ance Bergamo

 

 

Da un punto di vista geografico la riduzione più consistente di nuove imprese femminili si è registrata nelle regioni del Centro Nord (-47%), mentre il Centro Sud ha registrato un calo del 34,1%. In valori assoluti, le iscrizioni a Unioncamere sono rallentate soprattutto in Lombardia (-1.776), Lazio (-1.222), Campania (-965), Piemonte (-913), Toscana (-911), Emilia – Romagna (-798) e Veneto (-732).

«La Lombardia – sottolinea in particolare Carolina Pellegrini, dal 2012 consigliera di Parità di Regione Lombardia – è sempre stata terra fertile per l’imprenditoria femminile, registrando nel corso degli anni un picco di nuove imprese, perlopiù di microimprese, piccole imprese o imprese unipersonali, tutte realtà che con il lockdown sono entrate in crisi e sono state spazzate via. In un territorio come la Lombardia e Milano che possono essere definite le capitali del lavoro femminile, con un tasso di occupazione nella città di Milano del 60% contro il 48% del dato nazionale, si sta registrando un’importante battuta d’arresto e un momento di grande difficoltà in cui molte donne hanno perso il lavoro o hanno dovuto rinunciare a esso per dedicarsi all’attività di cura della propria famiglia. Tutto questo impatta però negativamente sul nostro Paese, sulla sua salute economica e soprattutto sulla sua ricchezza a cui le donne danno un contributo fondamentale e proprio per questo devono essere sostenute».

Carolina Pellegrini

«Stiamo vivendo un momento di grande difficoltà in cui molte donne hanno perso il lavoro o hanno dovuto rinunciare a esso per dedicarsi all’attività di cura della propria famiglia» Carolina Pellegrini,  consigliera di Parità di Regione Lombardia

 

 

Una situazione di fragilità, quella che sta vivendo l’imprenditoria femminile, dovuta secondo la Pellegrini anche ad altri due motivi: la difficoltà da parte delle imprenditrici ad accedere al credito e una minore preparazione all’innovazione che si riflette in minori investimenti in ambito tecnologico e digitale. Una fotografia confermata anche da Uniocamere che mette in evidenza queste criticità soprattutto nelle imprese femminili giovanili: secondo il IV Rapporto sull’imprenditoria femminile, le giovani donne d’impresa hanno una minor propensione all’innovazione rispetto ai coetanei uomini (il 56% delle attività femminili a introdotto innovazioni nel proprio business contro il 59% degli uomini), investono meno nelle tecnologie digitali di Industria 4.0 (il 19% contro il 25%), sono meno internazionalizzate e hanno un rapporto difficile con il credito (il 46% delle imprese rosa di under 35 si finanzia con capitale proprio o della famiglia).

Inoltre, solo il 20% delle imprese di giovani donne ricorre in misura notevole al credito bancario e, tra tutte le imprese under 35 che lo richiedono, sono più le imprese femminili, rispetto a quelle maschili, a lamentarsi di non aver visto la propria richiesta o di averla vista soddisfatta solo in parte dagli istituti bancari (8% contro il 4% delle attività maschili).

Non solo fragilità ma anche punti di forza

Se è vero che l’imprenditoria femminile sta incontrando non poche criticità e fragilità in questo periodo, le attività guidate dalle donne si inquadrano in un sistema più ampio caratterizzato da un insieme di valori fondanti condivisi in maniera più diffusa rispetto ai colleghi uomini: le imprese femminili sono, sempre da quanto emerge dai dati Unioncamere, più attente all’ambiente, guidate dall’etica e dalla responsabilità sociale.

Le quote di aziende in rosa che investono nel green mosse dalla consapevolezza dei rischi legati al cambiamento climatico sono superiori a quelle degli imprenditori uomini (31% contro il 26%). L’attenzione al welfare aziendale è decisamente elevata tra le imprese femminili, che ad esempio offrono maggiori possibilità di smart working ai propri dipendenti (50% contro il 43% delle attività maschili) e ancora le imprese in rosa hanno adottato in misura maggiore iniziative volte a sostenere la salute e il benessere dei propri lavoratori e, infine sono più propense a sviluppare ulteriormente attività di welfare aziendale nei prossimi tre anni (il 69% contro il 60%).

«Le donne hanno sicuramente una maggior sensibilità verso temi come la sostenibilità, il verde, l’etica e il fare le cose nel modo corretto. Sono più propense ai cambiamenti, a spingersi verso nuove direzioni e questa peculiarità si riflette anche all’interno delle mura domestiche dove è la donna a essere decisiva nel processo di rinnovamento della propria casa. Un processo che sta affrontando più in generale il settore dell’edilizia, che sta imboccando un percorso di cambiamento orientato verso una visione inedita, un’era green e digitale in cui la sostenibilità gioca un ruolo sempre più importante e in cui si punta su competenze digitali, trasversali alla logica dei generi, per un’edilizia sempre meno materiale e sempre meno assocaita alla mera forza fisica tipicamente di connotazione maschile» precisa Annalisa Ferrazzi, responsabile marketing di Harley & Dikkinson Consulting.

Annalisa Ferrazzi

«Le donne hanno sicuramente una maggior sensibilità verso temi come la sostenibilità, il verde, l’etica e il fare le cose nel modo corretto.
Sono più propense ai cambiamenti, a spingersi verso nuove direzioni» 
Annalisa Ferrazzi,  responsabile marketing di Harley & Dikkinson Consulting

 

 

A testimoniare quanto le donne siano più attente al benessere e alla salute dei propri lavoratori ci pensa Elisa Giussani, amministratore delegato di Acquatica Spa, realtà attiva nel mercato idrotermosanitario: «Il lockdown è stata una prova molto importante dal punto di vista psicologico, non solo perché non sapevo come sarebbe evoluta la situazione ma soprattutto per il peso delle famiglie che dipendono da questa azienda, il mio pensiero fisso è stato quello di riuscire nonostante tutto a tutelare le famiglie dei miei dipendenti. Sicuramente noi donne abbiamo una maggiore attenzione alle situazioni critiche e, proprio grazie alla predisposizione tipicamente femminile per la tutela delle persone, il mio team è stato in grado di individuare delle situazioni di fragilità all’interno della nostra realtà che normalmente non sarebbero emerse e su cui siamo potuti intervenire. A livello più generale possiamo dire che le donne possiedono una maggior capacità organizzativa e di problem solving».

Elisa Giussani

«Il lockdown è stata una prova molto importante dal punto di vista psicologico, non solo perché non sapevo come sarebbe evoluta la situazione ma soprattutto per il peso delle famiglie che dipendono da questa azienda» Elisa Giussani, amministratore delegato di Acquatica

Resilienti, organizzate e pragmatiche

Più solidali e più capaci di reagire di fronte alle situazioni di crisi, come l’emergenza coronavirus: a dirlo è anche una ricerca dello scorso, condotta dall’Istituto Eumetra MR per il progetto Kérastase RiseStrong per la crescita e l’autodeterminazione delle donne nella società, che ha rilevato come nei momenti di difficoltà le donne siano più reattive e resilienti rispetto agli uomini. Il 48% del campione femminile reagisce, infatti, alle avversità senza farsi travolgere rispetto al 41% degli uomini, con valori superiori nell’età più matura, tra i 35 e i 54 anni (50% delle donne).

«Diversi fattori – osserva Greta Graticola, responsabile marketing operativo di Polyglass  – caratterizzano le persone di successo, che sono in grado di cogliere il lato positivo in tutte le situazioni, anche quelle maggiormente sfidanti. Per quanto mi riguarda, cerco sempre di definire i miei obiettivi e di pianificare le mie giornate focalizzandomi su quelli a maggior valore aggiunto. Forse il fatto di essere donna mi consente di adattarmi meglio e più velocemente al cambiamento. Premesso poi che non esiste una differenza di genere in ambito professionale e che esistono uomini e donne in gamba, le donne possono sicuramente dare un contributo fondamentale. Sono focalizzate sugli obiettivi, sono pragmatiche, ambiziose, flessibili, creative, e potrei continuare con una lunga lista. Tutti ingredienti che fanno la differenza in tutti i settori, compreso quello dell’edilizia».

Greta Graticola

«Le donne sono focalizzate sugli obiettivi, sono pragmatiche, ambiziose, flessibili, creative, e potrei continuare con una lunga lista.
Tutti ingredienti che fanno la differenza in tutti i settori, compreso quello dell’edilizia» 
Greta Graticola,  responsabile marketing operativo di Polyglass

 

 

Per l’architetto Laura Pietrobelli, fondatrice dello Studio associato Pietrobelli e Zizioli con Emanuela Zizioli, «le donne nel settore delle costruzioni potrebbero rappresentare una marcia in più e ci auguriamo che aumentino le opportunità per dimostrare che è proprio l’integrazione delle diverse peculiarità che caratterizzano uomini e donne a portare al raggiungimento dei migliori risultati». Una diversità di sguardo e approccio che porta ricchezza anche in un settore spiccatamente maschile come quello dell’edilizia dove «la figura femminile è fondamentale. La presenza femminile in tutti contesti in cui si parla di casa, dagli showroom e ambienti dedicati all’arredo così come in cantiere, fa la differenza. Le donne hanno una maggior attenzione ai dettagli e grazie alla loro empatia sanno cogliere e percepire a prima vista elementi e sfumature decisamente importanti» aggiunge Silvia Ucci dell’omonima azienda abruzzese.

«Le donne nel settore delle costruzioni potrebbero rappresentare una marcia in più e ci auguriamo che aumentino le opportunità per dimostrare che è proprio l’integrazione delle diverse peculiarità che caratterizzano uomini e donne a portare al raggiungimento dei migliori risultati» Laura Pietrobelli,  architetto, Studio associato Pietrobelli e Zizioli

 

A livello più generale essere donna, rileva Elisabetta Delfini, responsabile grafico del Gruppo Tecniche Nuove, «sia per abitudine sia per cultura, porta a saper gestire più aspetti e attività contemporaneamente e a riuscire a organizzare e conciliare meglio i diversi momenti della propria quotidianità, cosa che ho riscontrato anche durante la mia esperienza durante il lockdown, in cui lo smart working non ha ostacolato la gestione del flusso lavorativo, ma anzi, secondo il mio punto di vista, rappresenta uno strumento positivo che fa emergere le reali capacità di ciascuno e può essere un elemento di aiuto per le donne stesse che molto spesso si trovano più in difficoltà a svolgere il proprio lavoro in presenza e in ufficio proprio in quanto donne».

Elisabetta Delfini

«Lo smart working non ha ostacolato la gestione del flusso lavorativo, ma anzi, rappresenta uno strumento positivo che fa emergere le reali capacità di ciascuno e può essere un elemento di aiuto per le donne stesse che molto spesso si trovano più in difficoltà a svolgere il proprio lavoro in ufficio proprio in quanto donne»
Elisabetta Delfini, responsabile grafico del Gruppo Tecniche Nuove

 

L’abitudine delle donne a gestire quotidianamente molteplici situazioni completamente diverse tra loro, a pensare in più direzioni, anche in modo creativo rappresenta secondo la presidente di Ance Bergamo Vanessa Pesenti «un importante valore aggiunto, a maggior ragione in un periodo di crisi. Credo inoltre che le sfide economiche e sociali che dovremo affrontare necessitino di un significativo sforzo di mediazione, e anche questa è una caratteristica che si può ascrivere al mondo femminile, che è in grado di coniugare intelligenza e capacità di ascolto a quella concretezza necessaria all’individuazione di soluzioni».

Resilienza, empatia, capacità relazionali e organizzative sono alcune delle qualità che contraddistinguono l’universo femminile e che da sempre rappresentano una risorsa fondamentale nella gestione dell’attività lavorativa; punti di forza che si sono rivelati tali anche durante il lockdown e l’emergenza per mettere in campo nuovi strumenti e nuove opportunità a sostegno delle diverse realtà lavorative.

«Non potendo continuare la normale attività produttiva, le nostre risorse si sono interamente spostate nel progetto di rinnovamento comunicativo aziendale. Con i miei collaboratori ci siamo perciò concentrati nel portare a termine il nuovo sito, a cui si sono aggiunte altre iniziative nate durante questa fase di chiusura come l’organizzazione di dirette Facebook per illustrare e approfondire le caratteristiche e i vantaggi delle nostre soluzioni e come la creazione di un Codice etico aziendale, che racchiude la mission e gli obiettivi dell’azienda, basato sul valore e la considerazione della persona, che diventa valore del prodotto, aspetti in cui credo molto, così come credo molto nelle relazioni, nella valorizzazione e considerazione della persona, senza giudizio e pregiudizio» conclude Antonella De Faveri, della De Faveri che produce controtelai per infissi.

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