Berardo. Quale fonte di energia per il prossimo futuro?

Il tema dell’energia e dei costi connessi è tornato purtroppo alla ribalta negli ultimi mesi a seguito anche dei tragici episodi che riguardano l’Ucraina ed ha fatto emergere in modo incontrovertibile la necessità, oggi non più procrastinabile, di un necessario cambio di rotta da parte di tutti gli attori economici, siano essi governi, imprese o anche solo liberi cittadini.

Fino a che era solo il cambio climatico con le sue conseguenza (già innegabili) e tener banco tra le argomentazioni di coloro che chiedevano di iniziare a pensare ad altri fonti di energia, non veniva prestata la giusta attenzione al di là di un ascolto forzato e di facciata, ma da quando invece a tener banco su giornali e telegiornali ha iniziato ad essere il tema dei costi e la conseguente crescita delle bollette di imprese e famiglie, allora sì che abbiamo iniziato a porci tutti il problema.

In Italia parliamo ancora di caro bolletta o di caro gas, secondo una retorica dell’emergenza che ricorda ancora gli anni ottanta e novanta, ma il problema è serio e reale in un Paese che registra da sempre una dipendenza proprio dal gas nettamente superiore alla media degli altri Paese europei che nel tempo si sono attrezzati con anche altre fonti energetiche.

Non sarebbe quindi giunta l’ora di pensare a delle fonti alternative ed anche ad avere una vera e propria politica energetica che affrancasse il nostro Paese da dipendenze endemiche che, soprattutto alla luce di tutto quando è successo negli ultimi anni, hanno evidenziato più di una crepa? Non pensiamo che possa essere giunta l’ora di valutare l’utilizzo di fonti che potrebbero risolvere i nostri problemi economici ed ambientali, come ad esempio il solare e l’eolico? Tecnologie per di più, che tutti gli studiosi della materia ci dicono essere ormai mature per un uso su larga scala.

In un solo colpo, avremmo risolto il problema dell’importazione: le abbiamo entrambe disponibili su larghissima scala e del costo della materia prima: nessuno prezzo fissato o negoziato sui mercati internazionali, senza contare il fatto che non vi sarebbe nessun risvolto negativo per la nostra atmosfera.

Non in questo senso sembra però andare il dibattito politico in tema di energia ed anzi negli ultimi mesi hanno tenuto banco tentazioni di ritorno al passato o bizzarre soluzioni irrealizzabili piuttosto che una seria e lungimirante volontà di guardare al futuro. Il prezzo del gas è negoziato sui mercati internazionali e quindi neppure l’eventuale aumento della produzione nazionale farà diminuire il costo e quindi le bollette continueranno ad aumentare e famiglie ed imprese dovranno fare sempre più i conti con una situazione davvero non facile da sopportare.

Il problema delle fonti di approvvigionamento dell’energia rischia di riflettere il consueto atteggiamento italico del nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta di non vedere i limiti di quello che si sta facendo convinti che sarà sempre un problema delle generazioni future, ma adesso dobbiamo davvero affrontarlo in modo serio e determinato.

Secondo questa logica, auspico quindi che non si riapra il dibattito sul nucleare, tecnologia che in Italia sarebbe impossibile per mille ragioni, economiche, geografiche, sociali e temporali. Nessuno vorrebbe sostenerne gli investimenti e nessuna regione vorrebbe prestarsi per ospitarne i siti e poi servirebbe un lasso di tempo che non abbiamo. Il problema è adesso.

Ragioniamo in chiave di futuro, pensando di liberarci dalla dipendenza da petrolio e gas, immaginiamo l’idrogeno per la nostra industria manifatturiera, come ha annunciato, ad esempio una primaria industria della ceramica che sarà la prima realtà ad essere passata all’idrogeno verde e la maggior diffusione dell’elettrico a cominciare ad esempio dal riscaldamento delle case

È quindi tutta una questione di volontà e soprattutto di tempo, non ne abbiamo molto ed ecco perché dobbiamo smettere di farci distrarre da idee irrealizzabili e perseguire quelle soluzioni sicure ed affidabili oltre che socialmente ed economicamente sostenibili.