Fel. Festival Edilizia Leggera

Andrea Zanardi. A proposito di tintometro nei punti vendita

Dal 1985, anno di lancio del primo tintometro in Italia, il mondo della distribuzione del colore si è notevolmente evoluto ed ora, della "macchina che produce colore", sembra sia difficile farne a meno

Se nei colorifici e nei centri del colore è praticamente impossibile non trovare il tintometro, ancora le ferramenta e le rivendite edili oppongono resistenza. Tuttavia, negli ultimi anni, è stato osservato un aumento esponenziale dei punti vendita di queste categorie che ne abbracciano la causa.

Abbiamo affrontato il tema del tintometro nelle rivendite di materiali e finiture per l’edilizia e l’architettura con Andrea Zanardi, amministratore dell’azienda Fel che, attraverso le sue attività di formazione e comunicazione, (corsi professionali per pittori edili, l’organizzazione del Festival dell’Edilizia Leggera, consulenza ai rivenditori, eccetera) si confronta ogni giorno con tutta la filiera professionale italiana del settore colore. È dunque divenuto in questi anni osservatore privilegiato di questo segmento di mercato ed è in grado di rilevare l’evoluzione delle tendenze e individuare i denominatori comuni che fanno le leggi di settore. 

Qual è la vera differenza tra una rivendita con tintometro e una senza tintometro?

Abbiamo fatto una piccola indagine su quali siano le modalità e motivazioni della sempre più ampia presenza del tintometro nel settore della distribuzione edile, cercando di capire anche come il servizio sia percepito dai titolari delle rivendite e quali siano le motivazioni che spingono a questa scelta. Dall’indagine emerge chiaramente che il tintometro è uno strumento sempre più presente nel mondo della rivendita e distribuzione professionale perché da un lato crea nuove opportunità di vendita, e dall’altro qualifica il negozio offrendo un grado di specializzazione nel campo colore, utilizzandolo quindi come una vera e propria leva commerciale
Per alcuni il negozio provvisto di almeno un tintometro entra a far parte di quelle rivendite che vogliono proporsi a un pubblico specializzato e professionale. Senza tintometro rimangono i negozi di prossimità, che vanno invece a proporre i propri servizi al privato, e dove il colore è considerato un accessorio.
Un colorificio, una ferramenta, un punto vendita con tintometro è quindi considerato una rivendita che punta ad un servizio completo, articolato e professionale, che fa dell’assistenza un cavallo di battaglia.

Quindi un negozio senza il tintometro è un negozio che si rivolge al privato?

Assolutamente no: negli ultimi tempi infatti, sono proprio le committenze e i privati ad avere una maggiore attenzione al mondo del colore, e spesso sono i primi a chiedere una consulenza completa alle rivendite su come produrre le tonalità giuste per la propria casa, senza lasciare nulla al caso. In poche parole, la vera differenza tra negozio con e senza tintometro sta nella capacità di erogare un servizio più completo riguardo il tema colore, risultando più competitivo sul mercato.

«L’obiettivo principale di chi sceglie di inserire il servizio tintometrico in negozio è quello di incrementare il giro di affari: da un lato aprendo le porte del proprio negozio a nuove tipologie di clienti, più attenti e professionali, e dall’altro aumentando l’offerta del servizio» Andrea Zanardi, amministratore di Fel e project manager del Festival dell’Edilizia Leggera

Come può migliorare la vendita la presenza di un tintometro in negozio?

Come già accennato avere un tintometro all’interno del punto vendita può portare a molteplici vantaggi. Per alcuni titolari di rivendita la presenza del servizio qualifica il negozio ampliando la platea di interesse sia professionali sia privati. A seconda della tipologia del negozio (ferramenta, rivendita edile, colorificio) il tintometro può rappresentare un completamento dell’offerta merceologica, e in alcuni casi una vera e propria leva di vendita. È chiaro che l’obiettivo principale di chi sceglie di inserire il servizio tintometrico in negozio è quello di incrementare il giro di affari: da un lato aprendo le porte del proprio negozio a nuove tipologie di clienti, più attenti e professionali, e dall’altro aumentando l’offerta del servizio. Se per i colorifici il tintometro è elemento imprescindibile per la propria attività, è il rivenditore edile che pare il più orientato ad inserire il servizio nei propri negozi, anche a fronte del fatto che sempre più imprese edili decidono di affrontare l’applicazione delle finiture invece che appaltare a pittori edili specializzati.

(foto PuntoMat)

In molti casi il tintometro, nei negozi dove si trova, viene proposto come una vera e propria fabbrica di colore. Il colore infatti è sempre più venduto come elemento d’arredo più che come finitura di un processo di costruzione, e quindi va progettato e pensato in maniera precisa. Il tintometro è quindi elemento vincolante per erogare un servizio concepito per assecondare ogni richiesta del committente e del professionista, soprattutto se la richiesta va su soluzioni complesse, magari con effetti decorativi.

Perché alcuni rivenditori scelgono di adoperare più tintometri?

Le statistiche (dell’Osservatorio distribuzione anno 2018) ci confermano un trand in crescita. Più del 65 % dei negozi di colore possiedono uno o più tintometri, con maggiore concentrazione nel nord-ovest e nel sud Italia. La media è di circa 2 tintometri per negozio. Spesso infatti un solo tintometro non basta. Alcuni colorifici scelgono di adoperare molteplici macchine per coprire una fascia di prezzo più ampia, anche perché ogni tintometro è personale e progettato per funzionare con le pitture marchiate dalla casa produttrice che lo ha fornito. Esistono poi tintometri che producono esclusivamente pitture a base acqua e base solvente. Insomma, a volte avere più tintometri moltiplica le soluzioni proponibili alla committenza e al professionista, e diviene un ulteriore strumento per vendere in maniera più efficace il colore ed erogare un servizio più soddisfacente.

Esistono dei limiti nel servizio tintometrico?

In effetti si. Il tintometro, come detto, è concepito per funzionare con pitture della casa produttrice e non può essere caricato con pitture di altri marchi che, per formulazione, restituiscono tonalità diverse, e renderebbero di fatto inefficace il servizio. Molti dei nostri intervistati individuano limiti di carattere gestionale: per un corretto funzionamento della macchina è richiesta una costante manutenzione. Questo comporta in alcuni casi notevoli costi del personale addetto alle macchine, costi che talvolta vengono trascurati in fase di trattativa, anche perché scarsamente percepiti dal consumatore. Un altro limite è sicuramente il continuo ammodernamento delle macchine che i fornitori propongono, portando talvolta ad una degenerazione dei costi difficili da preventivare.

Dietro alla scelta di inserire il servizio tintometrico, va detto che non è sufficiente dotarsi di un macchinario e sperare che esso porti più clienti e faciliti le vendite. Dotarsi di tintometro significa introdurre un servizio complesso, che richiede di equipaggiarsi necessariamente di numerosi strumenti di supporto alla vendita (mazzette colori, cataloghi, spettrofotometri, campionature liquide, cartelle colori e album, cultura del colore, eccetera). Da questo deriva inevitabilmente la necessità di scegliere partner che non solo abbiano prodotti di qualità, ma anche una comunicazione di livello e un’elevata capacità di assistere i propri clienti, perché anche da queste variabili dipende la forza di vendita di un negozio con tintometro.

Va anche detto che l’avvento del tintometro ha generato involontariamente un impoverimento della cultura del colore nel mondo del professionista applicatore. Di fatti, da quando la macchina “fa il colore”, non risulta più strettamente necessario che il pittore edile padroneggi gli elementi di base della colorimetria. La volontà di invertire questa tendenza arriva dalle aziende produttrici stesse che, puntando alla qualifica della professione, hanno reintrodotto tale competenze tra quelle richieste dalla norma Uni 11704 del 2018.

A Bari la quinta edizione di Fel
A fare da cornice alla quinta edizione di Fel sarà Bari dove, dal 24 al 26 ottobre 2019, nel nuovo padiglione della Fiera del Levante, si daranno appuntamento circa 100 espositori per due giorni di formazione, informazione e intrattenimento. Per la prima volta Fel si accosta anche al Saie per contaminare i due mondi affinché sia promossa una reciproca cultura sui contenuti e sulle tecnologie. L’edizione di Bari vedrà riconfermato il format espositivo snello e versatile, che permette ai marchi del settore di organizzare attività dimostrative nelle cosiddette isole applicative dove andranno in scena le novità, le tecnologie e le metodologie di posa creando una sinergia tra i protagonisti della filiera.