Ancoranti chimici

Gli ancoranti realizzati con sistemi chimici bicomponenti sono adatti al fissaggio di sistemi di sostegno su qualunque materiale costruttivo minerale, compatto o con cavitĂ , senza indurre tensioni sul supporto.

(Foto Bossong)

Gli ancoranti chimici che permettono il fissaggio di molteplici componenti su tutti i supporti dell’edilizia sono formulati con resine sintetiche bicomponenti e rispetto alla maggior parte degli organi di fissaggio meccanici, con funzionamento basato sull’espansione, hanno il vantaggio di non provocare nel supporto alcuna tensione. La caratteristica permette di operare anche su supporti non particolarmente resistenti o fessurati e si presta per murature con interno cavo, realizzate con mattoni forati o blocchi vibrocompressi. I molteplici accessori di fissaggio permettono di affrontare qualunque situazione. Per le opere su mattoni forati sono disponibili tasselli a calza o a rete, anche nella lunghezza di un metro, per ottenere una perfetta distribuzione della resina nel foro e per la sua connessione con più setti del componente edilizio. Gli ancoraggi metallici sono realizzati a bussola, con foro interno filettato e superficie esterna ruvida e aggrappante, oppure a barra filettata in acciaio di classe 5.8 o 8.8 provvista di dado e rondella per il collegamento a profilati oppure con parte esterna a gancio o a occhiolo per sostenere il manufatto.

SISTEMI A INIEZIONE
I sistemi chimici che vengono applicati a iniezione utilizzano resine da varia formulazione che al momento dell’impiego sono miscelate automaticamente con un’idonea proporzione di composto indurente per ottenere la polimerizzazione della resina stessa. L’indurimento dell’ancorante avviene nell’arco di poche ore, secondo la temperatura ambiente, senza creare tensioni nel supporto e in assenza completa di ritiri. In base alle versioni è possibile iniettare il preparato solo su supporti completamente asciutti oppure in presenza di murature umide, o con acqua nel foro. Per diverse tipologie la resistenza alle condizioni estreme di esercizio si estende alla capacità di mantenere inalterate nel tempo le caratteristiche meccaniche dell’ancoraggio anche in presenza di acqua dolce, marina o salmastra e di svariate sostanze chimiche aggressive acide o basiche.

(Foto Vorpa)

Gli ancoranti a iniezione sono disponibili in cartucce coassiali o a due contenitori e vengono manovrate con le apposite pistole di erogazione. I sistemi a iniezione sono impiegati su materiali di base compatti e omogenei oppure su murature cave, dopo l’indurimento resistono perfettamente ai carichi statici applicati, nei valori consigliati in funzione del diametro e della natura dell’ancorante, ma in generale non sono adatti ai carichi dinamici. La miscelazione tra la resina e l’indurente avviene nel beccuccio di uscita del prodotto al momento dell’estrusione, mentre un apposito dispositivo contenuto nella cartuccia assicura la perfetta omogeneità dell’impasto che avviene in proporzioni predosate per evitare errori nella fase di messa in opera. La formulazione senza stirene consente di lavorare anche in locali chiusi e non arieggiabili, senza pericolo per la salute degli operatori. La mancanza di tensioni indotte nel supporto permette di inserire gli ancoraggi vicino agli spigoli del manufatto e di intervenire con una distanza ridotta tra un punto di fissaggio e quello immediatamente limitrofo. Una particolare categoria di ancoranti chimici da miscelare al momento dell’impiego, viene messa in opera per colatura in fori verticali e si presta per l’inghisaggio di componenti edilizi di ogni forma e per collegare macchinari e attrezzature, anche di tipo molto pesante, alle solette di appoggio in calcestruzzo.

 

(Foto G&B Fissaggi)

ANCORANTI A  FIALA
Gli ancoranti chimici confezionati in fiale vengono utilizzati esclusivamente su calcestruzzo e su pietra naturale dura. Queste versioni sono disponibili in fiale di vetro oppure di robusto materiale plastico flessibile che si adatta anche a fori non perfettamente regolari. Con entrambe le varianti, nel contenitore è presente la resina, la fiala dell’induritore e le eventuali cariche inerti. Una volta inserita la fiala nel foro, è sufficiente far penetrare la barra di ancoraggio nella cavità per frammentare l’involucro e miscelare i due componenti intimamente così da creare un’adesione perfetta estesa alle più minute discontinuità del materiale di supporto. I sistemi a fiala sono idonei all’impiego con barre filettate di vario tipo oppure permettono il fissaggio dei ferri di armatura ad adesione migliorata utilizzati nelle riprese di getto. Per aumentare la resistenza a trazione, è possibile raddoppiare la profondità del foro e inserire due fiale al posto di una per ottenere un’adesione maggiorata tra la barra e il supporto. Gli ancoranti in fiale sono adatti anche per ambienti umidi e per materiali con presenza d’acqua, richiedono una minima attrezzatura per la posa in opera e permettono di realizzare fissaggi molto pesanti, con interassi e distanze dei bordi particolarmente ridotti. Le fiale vengono inserite nel foro con una direzione determinata, in modo che la successiva introduzione della barra rompa anche la fiala interna dell’induritore e misceli in maniera omogenea i due componenti. Le usuali barre filettate richiedono la messa in opera per rotopercussione utilizzando un accessorio speciale, da collegare al mandrino del trapano, che consente di eseguire lavori in serie con molta rapidità.

IL CAMPO DI IMPIEGO
L’applicazione degli ancoranti chimici si estende al fissaggio di organi di sostegno su strutture portanti o su pareti divisorie, su cemento armato e calcestruzzo di getto o prefabbricato, sulle murature in pietra, sulle pareti in mattoni compatti, semipieni e forati, compreso i blocchi di calcestruzzo pesanti o alleggeriti, sulle strutture a lastre che in genere sopportano carichi abbastanza ridotti o su materiali con setti interni scarsamente resistenti. La connessione rimane stabile in ogni condizione di esercizio quando l’ancorante viene scelto in funzione dei carichi e del pezzo da connettere alla muratura.

LE PRECAUZIONI GENERALI DI POSA
Il foro di alloggiamento dell’ancorante chimico deve essere eseguito rispettando i dati di applicazione della barra di ancoraggio, per quanto riguarda il diametro e la profondità. Su materiali pieni il foro viene effettuato con il martello perforatore a percussione inserita per ricavare fori precisi e regolari. La completa pulizia del foro dai detriti e dalla polvere assicura il successo dell’operazione di messa in opera dell’ancorante e garantisce di ottenere il massimo delle prestazioni di tenuta ai carichi proprio per l’assenza di frammenti distaccanti tra il materiale di base e la resina indurita.

(Foto WĂĽrth)

LA MESSA IN OPERA DEI SISTEMI A INIEZIONE E A FIALA
Una volta preparata la cartuccia, secondo le indicazioni riportate in etichetta, sui materiali di base pieni viene iniettata la resina nel foro riempiendo la cavità da circa la metà a due terzi del volume partendo dal fondo. La barra filettata o un altro tipo di organo di fissaggio, viene inserita con una leggera rotazione in modo da distribuire la resina in maniera uniforme. La rotazione serve anche per ottenere un completo aggancio tra la filettatura della barra e la resina e tra questa e la parete del foro. Su materiali cavi sono impiegati gli appositi tasselli in plastica con rete di distribuzione. Per gli ancoranti a fiala è sufficiente immettere il contenitore della resina nel foro rispettando la direzione indicata sull’involucro quando è prevista dallo specifico sistema. Con la rotopercussione o con il sistema di inserimento a martello, la barra dell’ancoraggio è inserita a forza nel foro per frammentare la fiala e permettere al preparato di distribuirsi in modo uniforme lungo le pareti della cavità aggrappandosi al supporto e all’ancorante grazie alle doti di alta bagnabilità della resina. Anche in questo caso i migliori risultati di tenuta si ottengono con fori perfettamente puliti e depolverati.

di Umberto Menicali

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