Alla ricerca delle radici del successo del Made in Italy

Edoardo Sabbadin, docente di Economia all’Università di Parma
Edoardo Sabbadin, docente di Economia all’Università di Parma

Il Made in Italy, di fatto, è il marchio che non c’è, ma cosa accomuna le imprese italiane che hanno successo nei mercati internazionali? Per anni studiando i fattori di successo del Made in Italy ho tentato di capire le ragioni di fondo dei vantaggi competitivi delle imprese italiane. Per un certo periodo ero rimasto affascinato dalle logiche dei distretti industriali, aree mono-prodotto tipiche del nostro Paese, dove anche le piccole imprese, essendo in relazione tra loro, riescono a competere nei mercati globali. Si pensi in proposito che uno dei più importanti studiosi di management di Harvard, Michel Porter si era recato personalmente in Italia per poter studiare direttamente la realtà del distretto industriale della piastrella di ceramica di Sassuolo. Il modello tradizionale dei distretti, tuttavia, negli anni recenti è cambiato. Oggi in Italia nei distretti si sono affermate poche imprese leader, che sono riuscite a costruirsi una forte immagine di marca e un dominio dei canali di distribuzione. Il caso più eclatante ed esemplificativo in proposito è quello del distretto italiano degli occhiali, presente nella provincia di Belluno che ha visto la progressiva affermazione di Luxottica. Il Gruppo della famiglia Del Vecchio controlla direttamente circa diecimila punti vendita nel mondo. Anche il distretto della scarpa da montagna e degli scarponi da sci di Montebelluna è ora dominato dalla Geox di Polegato. Quest’ultima è diventata il secondo produttore europeo di calzature, dopo l’inglese Clarks. Sono le medie imprese italiane di origine artigianale e che sono riuscite a mantenere un legame culturale profondo con la dimensione e la cultura dell’artigianato il vero motore del nostro capitalismo. Sono state definite anche quarto capitalismo Il testo di Stefano Micelli Futuro artigiano” è il manifesto di un nuovo immaginario per l’economia italiana: la contaminazione virtuosa tra lavoro artigiano ed economia globale. L’autore sostiene che il legame fra lusso e artigiano è rilevante, ma l’importanza del lavoro artigiano nell’industria italiana va molto oltre. Nel 2014 per la prima volta nella storia del Compasso d’oro, viene premiato un libro e non un prodotto di design. Il volume premiato è quello di Micelli “Futuro artigiano. L’innovazione nelle mani degli italiani”. Nel testo si sostiene che il lavoro artigiano o, per meglio dire un approccio culturale alla produzione tuttora dominato da una dimensione artigianale, che potrebbe sembrare anacronistica, sia il principale tratto distintivo dell’economia italiana. In altri termini, cosa accumuna le imprese italiane che hanno successo in un mondo globalizzato? L’industria italiana della moda, del design, dei materiali di finitura per l’industria delle costruzioni, ma anche quella delle macchine utensili si distingue, da quella presente in altre Paesi, per la capacità tutta artigianale di adattare l’offerta alle specifiche esigenze e richieste dei clienti. Nelle medie imprese italiane di successo, tuttavia, la cultura del lavoro artigiano dialoga con l’industria internazionale. Recentemente, per esempio, mi sono dovuto occupare del settore degli infissi. L’elemento specifico della produzione italiana è la non standardizzazione, quindi, la capacità di produrre portefinestre su misura a costi ragionevoli (chiaramente più elevati rispetto ad un prodotto standardizzato, ma inferiore a quello di un produttore estero che decida di cimentarsi sulla via della personalizzazione). In altri casi la dimensione artigianale si orienta anche alla produzione di piccoli lotti sviluppati in funzione delle specifiche esigenze dei clienti. La competitività del nostro sistema industriale è ancora legata a competenze e capacità artigianali, che hanno saputo rinnovarsi anche all’interno di grandi imprese, dove, per esempio, in Italia si gestisce solo la fase dello sviluppo dei prototipi e la produzione è delocalizzata.

La dimensione artigianale e l'economa italiana
futuro artigiano_book_coverIl volume “Futuro Artigiano. L’innovazione nelle mani degli italiani”, scritto da Stefano Micelli e pubblicato nella collana I Grilli, da Marsilio, ha ricevuto il Compasso d’Oro per aver fornito ragioni economiche e pratiche per rivalutare l’artigianato industriale italiano in un’ottica non nostalgica ma proiettata verso il futuro. Questo libro, infatti, “descrive le tante realtà del nostro paese in cui il saper fare continua a rappresentare un ingrediente essenziale di qualità e di innovazione. Racconta i molti modi in cui è possibile declinare al futuro un’eredità che merita di essere proposta a scala internazionale. Il libro è un viaggio in un’Italia forse poco nota, ma vitale e sorprendente. La riscoperta del lavoro artigiano, non solo in Italia, supera i confini dell’economia. Ci costringe a riflettere su cosa dobbiamo intendere oggi per creatività e meritocrazia e sulle opportunità di crescita che si offrono alle nuove generazioni del nostro paese”.