Isolmant. Acustica green certificata Iscc Plus

(foto Isolmant)

L’anima green di Isolmant ha ottenuto l’importante certificazione internazionale Iscc Plus (International Sustainability & Carbon Certification), sancendo l’elevata qualità degli standard dell’azienda per la produzione di soluzioni per il benessere delle persone.

Promotore di un’economia circolare, lo standard internazionale Iscc punta a incentivare la produzione e l’uso sostenibile, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, di tutti i tipi di biomassa nelle diverse catene di approvvigionamento. Un protocollo che certifica la sostenibilità e la tracciabilità delle filiere produttive e di approvvigionamento che utilizzano materie prime realizzate da fonti non fossili, ovvero da materiale rinnovabile bio-based e bio-circular derivante da scarti da selvicoltura (quindi senza deforestazione) e non in competizione con la catena alimentare.

Il conseguimento di questa importante certificazione rappresenta per Isolmant un’ulteriore conferma dei risultati raggiunti dall’azienda e della sua leadership: l’utilizzo di materiali innovativi e sostenibili segnano il proseguimento del suo percorso di sviluppo sostenibile per un’edilizia green a basso impatto ambientale.

Eugenio Canni Ferrari, ad Isolmant (foto Isolmant)

«Parliamo da molti anni di sviluppo sostenibile come di un impegno concreto per la nostra azienda, e così è nei fatti. Negli ultimi anni la Ricerca & Sviluppo Isolmant ha lavorato concretamente e in silenzio per ottenere questo importante risultato, che rappresenta da un lato l’ennesima conferma degli elevati standard di qualità e di caratteristiche “green” dei nostri prodotti, e allo stesso tempo pone le basi per un graduale spostamento delle fonti di approvvigionamento all’interno di un sistema di economia circolare adeguato alle necessità dichiarate da Agenda 2030» Eugenio Canni Ferrari, ad di Tecnasfalti Isolmant.

Alla base del raggiungimento di questa importante certificazione c’è il progetto Isolmant Green Generation. Un progetto che ha impegnato negli ultimi anni la Ricerca&Sviluppo dell’azienda nello studio di una schiuma di polietilene reticolata a base naturale non fossile, derivata da materie prime rinnovabili, per la produzione di soluzioni per l’isolamento acustico in grado di assicurare le stesse superiori performance dei prodotti sviluppati con materie prime di origine fossile.

Un lungo percorso che ha portato alla realizzazione di Isolmant Serie R, un polietilene prodotto grazie all’utilizzo di residui vegetali/biologici di lavorazione di altre filiere produttive che altrimenti andrebbero smaltiti senza ricreare valore. Recuperando scarti utili e trasformandoli in materie prime preziose senza ricorrere a opere di deforestazione e senza utilizzare prodotti destinati all’industria alimentare, il processo produttivo permette di ottenere un polietilene dalle stesse qualità tecniche, prestazionali e di durabilità dei prodotti a base fossile, come dimostrato i test di laboratorio.

Con il progetto Green Generation Isolmant prosegue così il suo percorso per un processo produttivo sempre più sostenibile che, in accordo con quanto previsto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, porterà a inserire nella produzione aziendale una percentuale sempre maggiore di materiali per l’isolamento acustico realizzati con una materia prima di origine non fossile.

Un impegno a lungo termine a cui Isolmant affianca molteplici azioni quotidiane che rientrano nel protocollo ESG “Isolmant Green Planet” di cui l’azienda si è dotata, e che prevede tra le altre cose diverse collaborazioni e attività. Una delle più recenti e particolari è quella con Treedom, una realtà nata nel 2010 che si occupa di progetti di piantumazione di alberi creando sistemi agroforestali in zone depresse del pianeta.

Questa collaborazione si è concretizzata nella creazione di una foresta Isolmant: 200 alberi sono già stati piantati e l’azienda si è impegnata, nei prossimi quattro anni, a piantare un totale di 1000 alberi all’interno di due progetti agroforestali attivi in Kenya e Tanzania, paesi limitrofi a quelli prefissati dalla COP26 di Glasgow per il progetto “Great Green Wall Initiative”, andando a compensare fino a 360.000 kg di CO2.