Il Wienerberger Brick Award 2016 ha due vincitori

Dietmar Eberle: Building 2226 (foto di Norbert Promme)
Dietmar Eberle: Building 2226 (foto di Norbert Promme)

Austria e Spagna hanno conquistato quest’anno il gradino più alto del podio della settima edizione del Wienerberger Brick Awardcon due innovativi progetti in laterizio: l’edificio 2226 dell’architetto austriaco Dietmar Eberle e la Casa 1014 dello studio catalano Harquitectes. I due vincitori a pari merito sono stati selezionati dalla una giuria fra più di 600 progetti provenienti da 55 Paesi e fra i 50 finalisti – tra cui figurano anche quattro architetti e studi italiani: Renato Rizzi, Lorenzo Guzzini, lo studio Made in Earth e lo studio Bricolo Falsarella Associati – che giovedì 19 maggio hanno partecipato alla cerimonia di premiazione presso il Radiokulturhaus di Vienna.

Harquitectos: House 1014 (foto Adria Goula)
Harquitectos: House 1014 (foto Adria Goula)

Dal 2004 i Wienerberger Brick Award rappresentano un’importante vetrina per il riconoscimento delle straordinarie costruzioni architettoniche in laterizio realizzate in tutto il mondo. Il premio, che non prevede come condizione necessaria l’uso di prodotti Wienerberger, è articolato in diverse categorie che possono variare in ogni edizione a seconda delle tendenze e delle tematiche di attualità del momento. Nel 2016 i premi sono stati assegnati alle seguenti categorie: Residenziale, Opere pubbliche, Riconversione (Re-Use), Riqualificazione urbana e Applicazioni innovative, per un montepremi totale di 31.500 euro.

Heimo Scheuch, ceo Wienerberger Ag
Heimo Scheuch, ceo Wienerberger Ag

«Sono impressionato dalla qualità e internazionalità dei progetti di quest’anno. Gli architetti hanno illustrato come i concetti di architettura personalizzati possono portare a progetti unici e lungimiranti anche in condizioni climatiche o spazi estremi. Gli innovativi progetti vincitori enfatizzano le varie possibilità di applicazione del laterizio come materiale da costruzione» Heimo Scheuch, ceo Wienerberger Ag

Dietmar Eberle: Building 2226, Lustenaur (foto di Norbert Promme)
Dietmar Eberle: Building 2226 (foto di Norbert Promme)

Uno dei due vincitori del Grand Prize è l’edificio 2226 di Lustenau, in Austria, realizzato dall’architetto Dietmar Eberle, il quale ha saputo concretizzare il suo credo del “ritorno alle origini” attraverso il concetto di energia che contraddistingue il suo progetto. L’intero edificio è stato infatti costruito senza l’installazione di impianti di ventilazione, di riscaldamento e di aria condizionata e l’unica fonte di energia è rappresentata dal calore di scarto emesso dalle persone, dai computer e dagli apparecchi di illuminazione. Il nome dell’edificio non è causale, anzi, indica la temperatura interna prevalente, che durante tutto l’anno oscilla tra i 22 e i 26°C. Tutto questo è reso possibile grazie a una parete in laterizio di 76 cm, a dimostrazione che il consumo di energia può essere ridotto senza ricorrere all’uso massiccio della tecnologia ma servendosi di materiali e strumenti tradizionali che l’architettura ha a disposizione. Un approccio altamente innovativo e rivoluzionario che ha fatto trionfare l’edificio 2226 anche nella categoria Applicazioni innovative.

Harquitectos: House 1014 (foto Adria Goula)
Harquitectos: House 1014 (foto Adria Goula)

Il secondo vincitore del Grand Prize è la Casa 1014 realizzata dallo studio catalano Harquitectes nel centro storico della città di Granollers, in provincia di Barcellona, un ottimo esempio di come utilizzare lo spazio “left-over” nelle aree urbane. La struttura è caratterizzata da un corpo molto lungo e stretto la cui larghezza misura solamente 6,5 metri, condizioni piuttosto estreme per l’elaborazione del progetto, per il quale lo studio ha dovuto tener conto del desiderio dei committenti di dividere la casa in due zone indipendenti. Partendo da questi presupposti gli architetti hanno creato una sequenza di alternanze di spazi interni ed esterni che includono un’abitazione privata e una guest house, a cui si aggiungono terrazzi e atri. A completare la particolarità dell’aspetto e dell’estetica dell’edificio ha contribuito la scelta di utilizzare il laterizio a vista come elemento costruttivo e decorativo per trasmette un’atmosfera di tradizione e insieme modernità. Un progetto molto apprezzato dalla giura che oltre al Grand Prize ha assegnato a Casa 1014 anche il primo premio della categoria Riqualificazione urbana.

Tropical Space: Termitary House (foto Oki Hiroyuki)
Tropical Space: Termitary House (foto Oki Hiroyuki)

Nella categoria Residenziale ha invece trionfato il progetto dello studio Tropical Space: la Termitary House a Da Nang, in Vietnam, la cui realizzazione è stata ispirata dalla speciale capacità delle termiti di costruire nidi dalle strutture complesse. Il layout della Termitary House ricorda proprio le strutture costruite dalle termiti con i corridoi, gallerie e stanze che si fondono in un’unica sala principale. Il palazzo è stato interamente realizzato in laterizio, materiale scelto per la sua capacità di resistere e affrontare le condizioni climatiche estreme del clima monsonico.

Bert Dehullu: Auditorium AZ Groeninge Vzw (foto Dennis de Smet)
Bert Dehullu: Auditorium AZ Groeninge Vzw (foto Dennis de Smet)

L’auditorium del centro sanitario AZ Groeninge in Belgio, dell’architetto belga Bert Dehullu, è invece il vincitore della categoria Opere pubbliche. Mentre l’edificio principale è caratterizzato da un design più tradizionale, per il nuovo auditorium l’architetto ha concepito un guscio strutturale in netto contrasto con ciò che lo circonda e che sembra addirittura affondare nel terreno in pendenza mentre un lato sporge oltre il bordo. La facciata ricurva è avvolta da laterizi grezzi «collocati verticalmente per sottolineare la curvatura dell’edificio simile a un nastro», come ha spiegato l’architetto Bert Dehullu.

SuperLimão: Marilia Project (foto Maira Acayaba)
SuperLimão: Marilia Project (foto Maira Acayaba)

Il vincitore della categoria Riconversione (Re-Use) è il progetto Marília realizzato a San Paolo, in Brasile, dallo studio brasiliano SuperLimão. La casa in Rua Marília risale al 1915 ed è uno degli ultimi edifici storici in laterizio della zona. Invece di optare per la più allettante ed economica alternativa di demolire l’edificio, si è deciso di preservarlo: «Con Marília abbiamo avuto l’opportunità di creare un progetto che rispettasse la storia, il materiale da costruzione, l’ambiente e il territorio» ha dichiarato uno degli architetti dello studio.

Duplex Architekten: Cluster House (foto Johannes Marburg)
Duplex Architekten: Cluster House (foto Johannes Marburg)

Infine è stato assegnato un Premio Speciale alla coppia di architetti svizzeri Duplex per il loro progetto Cluster House di Zurigo. La realizzazione promuove un nuovo concetto di abitazione, in cui i residenti rinunciano ad avere alcuni servizi, come ad esempio il proprio garage, ma in compenso vengono loro offerti diversi servizi come il car sharing, cucine comuni, serre e camere d’albergo per gli ospiti.