Chi si occupa della produttività del Paese

di Luca Berardo

Confesso di essere rimasto senza parole davanti ai comportamenti degli ultimi mesi di buona parte della nostra classe politca che mi pare stia facendo tutto il possibile per consegnare il nostro Paese nelle mani dei professionisti del populismo cavalcando un disagio sociale ed una protesta latente che non si vedevano da anni.

Tutti questi avvenimenti inoltre tornano a rendere di attualità, lo spettro dell’arrivo della famigerata Troika, la cui calata in Italia obbligherebbe tutti noi a fare i conti con quella realtà che spesso abbiamo fatto finta di non voler vedere.

Il tragicomico teatrino offerto dalle mille anime del Partito Democratico, condito da quegli atteggiamenti di sopraffazione politica, voglia di ribalta e di protagonismo da parte di coloro che il tempo e l’inadeguatezza umana ed intellettuale aveva giustamente messo in disparte, purtroppo non fa che rendere plausibile ed anzi accelerare i due scenari sopra citati.

Questo spettacolo visto dall’estero ci connota come una società in piena decadenza e smaschera impetosamente la nostra crisi che a tratti sembra essere più di identità che politica o economica.

Gli scioperi selvaggi dei mezzi di trasporto che creano disagi a tutti noi, la logica dei piccoli passi e della visione miope e a corto raggio, gli sprechi nel settore pubblico portati agli onori delle cronache, sembrano tanto farci tornare agli anni che fecero da premessa a quella stagione che porto’ tutti, sistema politico e sistema economico ad un passo dalla bancarotta.

Quasi senza accorgercene sono tornate analisi politiche e naturalmente i loro interpreti, così vecchie, malandate, inadeguate e capaci di far quasi impallidire la mai dimenticata dialettica della Prima Repubblica.

Sembra ritornato il gioco delle distribuzioni delle poltrone, insomma sembra tornata prepotentemente alla ribalta la nostra capacità di galleggiare e di non prenderci le nostre responsabilità.

Dov’è finito lo spazio per occuparsi delle cose serie che, nel caso ci fosse ancora bisogno di ricordarlo, riguardano un debito pubblico in costante ascesa e sopratutto una crescita che si piazza all’ultimo posto in Europa, senza parlare dei consumi che non ripartono?

L’illusione momentanea data dai bonus, non essendo stati poi sostenuti da un ragionato e deciso programma riformista non è riuscita a sostenere davvero la domanda interna e i capitali che sono stati indirizzati verso quelle iniziative non hanno, invece, potuto andare nell’unica direzione veramente capace di far ripartire il nostro Paese, quella della riduzione del cuneo fiscale.

I prematuri calcoli elettorali della nostra classe politca, rischiano di congelare per l’ennesima volta il processo riformistico fondamentale per arrivare a quel cambio di mentalità tanto importante per il nostro Paese.

Rischiamo inoltre di vanificare tutti gli sforzi che si sono fatti e sopratutto di inibire quelli che ancora si dovrebbero fare, per continuare nel processo di riforma del mercato del lavoro e, cosa ancora più deleteria, rischiamo di bruciare la fiducia di imprese, imprenditori, studenti o semplici cittadini se si continua a perdere tempo con fantasiose ed irrealizzabili teorie economiche che non prendono in minima considerazione i vincoli che la struttura bilancistica che il nostro Paese si porta appresso.

Per una volta però, ricordiamoci che in questo Paese esiste una parte sana che tutti i giorni si fa in quattro per competere sui mercati nonostante la pesantissima zavorra del nostro sistema impositivo e che chiede in modo garbato ed organizzato di non fermare il processo delle riforme che tra mille difficoltà e opposizioni comunque è stato avviato.

Questa parte del Paese chiede inoltre che la classe politica si occupi in modo serio del nodo della produttività del nostro sistema economico, valutando la ripartenza dei necessari investimenti in infrastrutture e stimolando come si deve il mondo dell’edilizia che è il solo modo per consolidare quel barlume di crescita al quale si sta cominciando ad assistere.

In conclusione abbiamo veramente bisogno di tutto il contrario rispetto a quello al quale stiamo assistendo in queste settimane e che rischia di condannarci una volta ancora a quell’immobilismo che tanti danni ha già causato.