Nomadismo urbano e temporaneità dell’abitare vincono il Premio Rivolta

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

Il vincitore della quinta edizione del Premio europeo di Architettura Ugo Rivolta è lo studio Harquitectes + Dataae col progetto ‘Student Housing in Sant Cugat del Vallès’, una residenza universitaria a Barcellona.

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)
Valeria Bottelli
Valeria Bottelli

«Anche questa edizione ha offerto esempi di perfetta compatibilità tra qualità dell’architettura, qualità della vita ed edilizia sociale. Il Premio, di respiro sempre più internazionale, si rafforza ancor più come cardine del dibattito sul Social Housing». Valeria Bottelli, presidente degli Architetti di Milano

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

La giuria del Premio internazionale, indetto ogni 2 anni dall’Ordine Architetti Milano – composta quest’anno da Carmen Espegel (Spagna), Paola Dalmonte, Massimiliano Monetti, Orsina Simona Pierini e Oliver Thill (Olanda), vincitore dell’ultima edizione, e dai membri supplenti Camillo Magni e Laura Montedoro –, ha scelto Harquitectes + Dataae tra i 14 finalisti (da 5 Paesi), a loro volta selezionati tra i 49 progetti (da 10 Paesi) ammessi al Premio Rivolta.

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

Il Premio europeo di Architettura Ugo Rivolta è rivolto alle migliori realizzazioni europee di edilizia sociale ed è punto di riferimento del dibattito sul social housing a livello internazionale. Le 4 edizioni precedenti erano state vinte dai progettisti Guillermo Vàsquez Consuegra – Spagna, 2007, Kis Péter Épìtészmuterme – Ungheria, 2009, Zanderroth Architekten – Germania, 2011 e Atelier Kempe Thill – Olanda, 2013).

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

Harquitectes (David Lorente Ibáñez, Josep Ricart Ulldemolins, Xavier Ros Majó, Roger Tudó Galí) + Dataae (Claudi Aguiló Aran, Albert Domingo Ollé) hanno realizzato la residenza su una superficie lorda totale di 3.100 mq, (90% residenziale, 8% attrezzature pubbliche, 2% spazi comuni/collettivi). I lavori, iniziati il 31 agosto 2010 si sono chiusi quasi 9 mesi dopo, nel maggio 2011, realizzando una percentuale di riduzione di costo rispetto al valore di mercato del 90%. Secondo quanto spiegato dalla giuria, «in questa edizione del Premio Ugo Rivolta – ha spiegato la giuria – si è deciso di premiare la soluzione che mette al centro il tema della temporaneità dell’abitare sociale, per rispondere a esigenze specifiche quali, ad esempio, la residenza studentesca e altre forme di nomadismo urbano».

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

«Il progetto è stato premiato – secondo le parole dei giurati – per il suo valore dimostrativo di innovazione e domesticità applicato al sistema costruttivo prefabbricato in calcestruzzo armato, perseguite attraverso il controllo della qualità degli spazi di distribuzione, del giardino/patio collettivo e dei dettagli architettonici. Si riconosce, inoltre, il valore insediativo nel contesto in relazione alla topografia, al rapporto con l’infrastruttura ferroviaria e ai percorsi di ingresso connessi a differenti livelli. Si apprezza altresì l’attenzione posta ai temi della sostenibilità ambientale ed energetica. La soluzione evidenzia l’inaspettata adeguatezza e potenzialità di questa metodologia costruttiva, per rispondere ai nuovi bisogni dell’abitare temporaneo».

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

I 57 alloggi temporanei sono distribuiti su due livelli lungo due blocchi paralleli alla strada. Il secondo piano è stato concepito in modo da assecondare la topografia del luogo, senza l’utilizzo di ascensori e con una riduzione del 50% delle superfici adibite a scale e corridoi. Il patio centrale si apre all’organizzazione di eventi e incontri, così come tutto il concept è stato elaborato per permettere una connessione e interazione immediata tra gli studenti.

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

Gli alloggi sono costituiti da un modulo prefabbricato in calcestruzzo privo di pareti divisorie interne e dotato degli elementi fissi essenziali, con finiture a secco. Ogni prefabbricato ingloba nella struttura portante gli elementi di isolamento e gli impianti. I moduli sono affiancati in successione.

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

«Il ricorso all’industrializzazione edilizia e alla tecnologia a secco – dichiarano i vincitori – ha giocato un ruolo chiave nell’incremento della sostenibilità dell’edificio per diverse ragioni: la riduzione degli scarti di produzione, l’utilizzo di materiali locali, l’uso di calcestruzzo riciclabile e l’applicazione di altri materiali riciclati o riciclabili. Sempre in tema di sostenibilità, il progetto ha previsto un sistema di riutilizzo delle acque meteoriche (dal tetto-giardino) e reflue». La facilità di movimentazione degli alloggi ha permesso l’installazione di tutto il complesso residenziale in 9 giorni.

(foto Harquitectes + Dataae)
(foto Harquitectes + Dataae)

Ogni modulo è studiato per poter essere smantellato e riutilizzato con facilità. Il progetto ha permesso inoltre un risparmio energetico del 50% associato ai materiali costruttivi e una ottimizzazione del fabbisogno energetico, con valori di trasmittanza molto ridotti, facciate ventilate e altri accorgimenti.

La giuria, inoltre, ha riconosciuto 3 menzioni speciali ad altrettanti progetti, con le seguenti motivazioni:

Luis Martínez Santa-María – 27 social houses (Spagna)

(foto Roland Halbe)
(foto Roland Halbe)

«Il progetto si distingue per il valore della ricerca tipologica: i progettisti, infatti, hanno reinterpretato la casa a schiera inserendo una successione di spazi aperti che declinano il passaggio dall’esterno all’interno con diversi gradi di privacy (soglia/patio/giardino). L’uso del laterizio evoca l’architettura della tradizione ma viene utilizzato in forma contemporanea e in diverse scale e trama, concorrendo a definire la qualità dei manufatti. Infine, la giuria riconosce lo sforzo di ricomporre la frammentazione tipica di questo tipo edilizio in una dimensione unitaria e collettiva».

SV60 Arquitectos  317 Social Housing units in “Loma de Colmena”

(foto SV60 Arquitectos)
(foto SV60 Arquitectos)

«Il progetto mette a tema in modo molto interessante il rapporto con il paesaggio e la possibilità di declinare la grande dimensione della residenza sociale (317 alloggi) in un’articolazione volumetrica sensibile alla topografia e all’orografia. La reinterpretazione del tipo della casa in linea, con l’inserimento di un sistema di vuoti variamente combinati, persegue anche la qualità ambientale mediante l’attento controllo della ventilazione interna e del soleggiamento».

Durisch + Nolli Architetti Sagl – student housing (Svizzera)

(foto Durisch + Nolli Architetti Sagl)
(foto Durisch + Nolli Architetti Sagl)

«La giuria apprezza il progetto per l’elegante rigore dell’uso del modulo base quale elemento strutturante. Infatti, a partire dall’impianto insediativo, fino alla definizione della singola stanza, viene utilizzata un’unica misura che si ritrova anche nella definizione dei prospetti. L’aggregazione dei diversi moduli produce un sistema flessibile di alloggi che rispondono alle diverse esigenze abitative e consente una variazione volumetrica dei singoli corpi».

I materiali dei 14 finalisti della V edizione del Premio, sono stati raccolti in una mostra che sarà aperta sino a Natale 2015 presso la sede dell’Ordine degli Architetti di Milano.