La formazione per migliorare i risultati. Ecco gli incentivi

Il 2017 ha prodotto in Italia una crescita media del Pil dell’1,4% rispetto all’anno precedente (dati Istat) e questo risultato è sicuramente dovuto anche agli incentivi messi a disposizione per gli investimenti in nuove tecnologie, alle riforme strutturali, alle riforme sul lavoro e a Industria 4.0.
In particolare le aspettative di maggior crescita, dicono gli economisti, a questo punto sono legate alla capacità, da parte delle aziende, di mettere a frutto gli investimenti adottati, contribuendo a migliorare la produttività e l’efficienza aziendale.
Ma quali sono le indicazioni che derivano degli operatori?
Il contributo più rilevante al miglioramento e alla efficacia degli investimenti realizzati deriverà dalla idonea formazione degli operatori e dalla capacità di miglioramento organizzativo che le aziende sapranno mettere in atto a seguito degli investimenti realizzati.
Per sostenere questo secondo passaggio sono stati messi a disposizione ulteriori incentivi che riguardano la formazione nelle tre categorie: «vendita e marketing», «informatica», «tecniche e tecnologie di produzione».
Sono 106 le voci che possono essere oggetto di formazione e possono accedere al credito d’imposta del 40% fino ad un massimo annuale di 300mila euro.
Gli incentivi sono riconosciuti non solo alle imprese manifatturiere, ma a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma giuridica e dal settore economico in cui operano.
Le spese in attività formative devono essere sostenute nel periodo di imposta successivo a quello del 31 dicembre 2017 e riguardano il costo del dipendente per il periodo in cui viene effettua la formazione.
Non si possono considerare le spese in formazione relative alle normativa in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, di protezione dell’ambiente ed ogni normativa obbligatoria in materia di formazione.
I costi dovranno essere certificati da un professionista incaricato della revisione legale e saranno in compensazione al debito di imposta.
Il beneficio inoltre:
– dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui sono state sostenute le spese agevolabili e in quelle relative ai periodi d’imposta successivi fino a quando se ne conclude l’utilizzo;
– non concorre alla formazione del reddito e della base imponibile Irap;
– non concorre alla determinazione del rapporto rilevante per la deducibilità degli interessi passivi, delle spese e degli altri componenti negativi (di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, Tuir);
– non è soggetto al limite annuale di 250mila per l’utilizzo dei crediti d’imposta (di cui all’articolo 1, comma 53, l. n. 244/2007) né al limite massimo di compensabilità di crediti di imposta e contributi di 700mila euro (di cui all’articolo 34, l. n.388/2000);
– si applica nel rispetto delle norme europee sulla compatibilità degli aiuti con il mercato interno.
Il ministero dello sviluppo economico entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2018, dovrà definire un decreto che stabilisca i meccanismi attuativi della misura come per esempio i formatori: si prevede potranno essere società specializzare di consulenza e formazione, università, istituti tecnici specializzati, poli di eccellenza, enti regionali di formazione e i fornitori di tecnologie per la parte relativa alla attività di formazione.

Costi di formazione agevolabili
Vendita e marketing: le attività di formazione possono essere relative a:
acquisti; commercio al dettaglio; commercio all’ingrosso; gestione del magazzino; servizi ai consumatori; stoccaggio; tecniche di dimostrazione; marketing; ricerca di mercato.
Informatica e tecniche: le voci ammesse sono: analisi di sistemi informatici; elaborazione elettronica dei dati; formazione degli amministratori di rete; linguaggi di programmazione; progettazione di sistemi informatici; programmazione informatica; sistemi operativi; software per lo sviluppo e la gestione di beni strumentali oggetto dell’allegato A alla Legge di Bilancio 2017; software oggetto dell’allegato B alla Legge di Bilancio 2017.
Tecnologie di produzione: sono 88 le voci, tra cui: robotica; sistemi di comunicazione; tecnologie delle telecomunicazioni; tecnologie di elaborazione dati; biotecnologie; agricoltura di precisione; confezione di calzature; produzione di capi di abbigliamento; tecnologie edili ed ingegneristiche
Formazione esclusa: il credito d’imposta non è attivabile per la formazione ordinaria o periodica organizzata dall’impresa per adeguarsi alla normativa vigente in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, di protezione dell’ambiente e a ogni altra normativa obbligatoria in materia di formazione.

L’Inapp (l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche) ha pubblicato una ricerca dalla quale risulta che la % dei laureati in Italia è tra i 10 – 15 punti inferiore a quella dei Paesi Nord europei.
A ciò si aggiunga che gli imprenditori laureati sono solo il 20%.
In media i collaboratori laureati sono solo il 10%, ma scendono al 6% quando l’imprenditore non è laureato (il 25% viceversa se lo è).
Allo stesso modo le imprese nelle quali gli imprenditori sono laureati:
– hanno migliori prestazioni;
– fanno più formazione;
– distribuiscono salari più elevati;
– assumono un maggior numero di donne.
Gli imprenditori non laureati hanno una maggiore difficoltà a riconoscere i titoli di studio più elevati oppure non reputano idonee per le loro aziende titoli di studio più elevati?
Ne risulta, di conseguenza, e particolarmente nelle piccole-medie imprese, un livello formativo basato prevalentemente sulla capacità di trasferire le competenze durante lo svolgimento delle attività, con poca o scarsa possibilità nel dedicare tempo alle competenze non residenti in azienda.
Ma se, stando ai risultati della ricerca, a livelli di formazione più elevati corrispondono anche i migliori risultati, investire in formazione (in particolare in una fase di elevato cambiamento nelle richieste del mercato) è la scelta obbligata per assicurarsi i migliori risultati futuri e la capacità di rispondere alle richieste del mercato.
La formazione dovrà, tra l’altro, consentire di migliorare la capacità organizzativa dell’azienda, aumentare la standardizzazione del lavoro, migliorare la capacità di lavorare in squadra superando la divisione tra le funzioni, creare modelli di lavoro di grande collaborazione e interconnessione tra i diversi ambiti e ruoli aziendali. Solo attraverso questo passaggio permetterà alle aziende di trasformare realmente in incremento di produttività ed efficienza gli investimenti effettuati in tecnologie.
E mentre il governo sta pensando ad un piano “Commercio 4.0” che preveda tra le altre cose “tassazione 0 per i primi 3 anni fino a 70 mila euro e “cedolare secca sugli affitti per le serrande che riaprono nelle zone disagiate e nelle periferie”, non resta che decidere di quali contributi o incentivi approfittare per migliorare il livello di competenze ed efficienza della propria azienda. Sembra dunque che alla domanda “… si ma le risorse dove le trovo?” sia possibile dare una risposta, seppur parziale. Rimane da ricordare che, senza investimenti in formazione, non vi è futuro. Se però si considera la formazione un costo inutile, non rimane che scegliere l’ignoranza!

Paola Cameroni, co-founder di Dinamica Result Based Consulting