Imprese e imprenditori scommettono sul futuro

Luca Berardo

Eccoci nuovamente, anche questa legislatura è arrivata al suo capolinea e chiude una delle stagioni politiche per il nostro Paese più imprevedibili e complicate.

Il premier uscente è stato in carica per un anno ed ha completato il percorso che ha visto avvicendarsi prima di lui personaggi politicamete così diversi come Letta e Renzi ed è riuscito comunque a fare un buon lavoro, grazie anche all’aiuto ed all’esprienza di ministri capaci e concentrati come Padoan e Calenda.
Nonostate però la squadra messa in campo, non era per nulla scontato il riuscire a combattere la sfiducia e lo scetticismo che circonda una grande parte dell’elettorato del nostro Paese e allo stesso tempo non lasciare che – come sempre invece è avvenuto quando un Governo si avvicenda ad un altro, anche le misure sensate fatte da chi non c’é più – vengano spazzate via e si riparta ogni volta da zero.

Sarebbe stato infatti davvero l’ennesima occasione persa, se a partire dalle misure sul lavoro fino a quelle sull’industria 4.0 si fosse buttato via tutto per riaprire un dibattito ed una concertazione spesso sterile e fine e stessa. In questo Gentiloni ha avuto il rigore ed anche il coraggio di proseguire ed arrivare fino in fondo, mantenendo un profilo di politico al quale ci eravamo un po’ disabituati, ovvero di un politico che non alza i toni e che fa della credibilità e della concretezza di affermazioni ed approccio il proprio tratto distintivo.

Vero è che la legge di bilancio è stata la riedizione di quella commedia dei mille emendamenti al quale pensavamo di non dover più assistere ed è altrettanto vero che su parecchi temi scottanti si è fatto davvero ancora troppo poco, ma da parsona che da tanti anni vive parecchio del proprio tempo in Francia – dove il nuovo Primo Ministro sta cercando di intraprendere la strada che il nostro Paese percorre ormai da cinque anni -,mi sento di ribadire ulteriormente che essere riusciti a mantere, ed anzi a portare a compimento, una parte dell’impianto riformista necessario è definibile davvero un gran bel risultato e come tale, penso vada messo in evidenza.

Lo stare però con i piedi ben saldi a terra vale sicuramente ancora, sopratutto perché la legge secondo la quale saremo chiamati alle urne è veramente ciò che di più lontano ci sia da uno strumento per definire chiaramente un vincitore e conferire quindi a qualcuno la possibilità di governare.

Se per le mille ragioni, che vanno dall’indecisione all’astensionismo al (definizione davvero antipatica) voto di protesta, non si dovesse arrivare ad esprimere un vincitore vero, saranno necessarie alleanze spericolate e spesso impensabili e tutto ciò andrà ad impattare sull’immagine del nostro Paese e sulla capacità di fare della nuova legislatura.

La campagna elettorale è già feroce, nei toni e nei modi e andremo avanti con questo tutti contro tutti fino a marzo, ma almeno potremo contare sulla continuità della linea politica del Primo Ministro che, seppur in un periodo di sostanziale inattività, avrà comunque il compito di tenere il nostro Paese nella scia dei partner europei.

Il nostro Paese arriva alle elezioni di quest’anno con un prodotto interno lordo che è tornato a crescere, ma comunque decisamente meno rispetto agli altri Paesi europei e se compariamo noi e gli altri Stati dell’Unione ai valori dell’inizio della congiuntura, vediamo come il gap da recuperare per noi sia di oltre dodici punti.

Si tratta di numeri per i quali non è necessaria un’interpretazione a seconda del colore politico del soggetto interpellato ad esprimersi, ma solo tanto lavoro per recuperare questa distanza.

Del debito pubblico invece non se ne è più parlato, ma anche su questo tema non sono più necessarie interpretazioni perché il lavoro da fare é davvero tanto.

Anche il sistema bancario è uno dei temi sui quali si deve e si dovrà andare a lavorare, l’ostracismo verso le imprese sembra essere stato in parte mitigato dalla ripresa dei finanziamenti e dagli strumenti come quello dei Pir che hanno dimostrato di poter funzionare, ma quando terminerà il piano voluto dal Presidente Mario Draghi, dovrà dimostrare di potercela fare con le proprie forze.

In questo contesto di incertezze e punti da risolvere, le imprese e gli imprenditori sono ripartiti ed hanno ripreso a scommettere sul futuro.

Ecco che l’economia reale, quella che è intrisa di elementi psicologici, comportamentali ed umani, dimostra ancora una volta di più la propria attualità rispetto a tutte le altre teorie economiche e ci fa capire come le scelte delle aziende e delle persone siano solo parzialmente inquadrabili in modelli e previsioni.

È di questo che le prossima legislatura dovrà tenere conto, che in Italia imprese e persone stanno riuscendo nell’impresa di risollevare le sorti del Paese e che a loro non si chiede altro che di creare l’ambiente meno ostile possibile a questo scopo.

Luca Berardo