Confcommercio. Presentato il rapporto sulle economie territoriali

Il rapporto e la “Nota sulle economie territoriali” (foto Confcommercio)

Presentata a Roma la “Nota sulle economie territoriali” elaborata dall’Ufficio Studi di Confcommercio su Pil, consumi, forze lavoro, numerosità delle imprese e andamento degli indicatori di povertà.

Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio

Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, «la ripresa economica che si sta consolidando è ancora avvolta da molte incertezze e appare meno vigorosa sia rispetto alle precedenti analoghe fasi cicliche italiane quanto, soprattutto, nel confronto internazionale. La ripresa avviatasi nel 2014 ha coinvolto tutti i territori mostrando spunti di vivacità anche nel Mezzogiorno. Tuttavia, essa non sembra in grado di tracciare un sentiero di sviluppo atto a determinare un significativo avvicinamento tra le diverse aree del Paese. Nel Sud il Pil pro capite del 2017 dovrebbe risultare, infatti, pari circa il 53% di quello del Nord-ovest, valore ancora inferiore a quanto registrato nel ’95 (54,5%)».

La crisi ha infatti accentuato la distanza tra i vari territori geografici del nostro Paese: dal 1995 ad oggi il contributo del Pil nazionale da parte delle regioni del Sud è sceso notevolmente con punte negative tra il 2007 e il 2013 in cui si sono registrati 8 decimi di punto in meno. Dal punto di vista del Pil pro capite sembrano esserci dei segnali di crescita anche se sono lontani dai livelli pre crisi con la Calabria che segna il record negativo con una discesa di oltre 2 punti dal 2007 a oggi, mentre la regione con il Pil pro capite più alto è il Trentino Alto Adige.

Un focus della “Nota sulle economie territoriali” (foto Confcommercio)
Carlo Sangalli, presidente Confcommercio

Inoltre, sottolinea Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio «dall’analisi emerge che la ripresa in Italia è sì certamente in via di rafforzamento, tanto sul versante del Pil quanto su quello dell’occupazione. Ma purtroppo resta lenta e parziale. Lenta perché nessuna regione è tornata ai livelli pre-crisi e perché cresciamo meno degli altri paesi europei; parziale, perché le distanze tra Nord e Sud si sono acuite». «La ripresa c’è – ha detto ancora Sangalli – ma è solo il primo tempo di una partita che è ancora lunga da giocare. E per vincerla, bisogna intraprendere subito un percorso di riduzione delle tasse. Noi non siamo interessati alle formule, ma alla tempestività. Si scelga la riduzione del cuneo o quella delle aliquote Irpef, l’importante è che si faccia al più presto. Solo così si potrà irrobustire la fiducia di imprese e famiglie e rilanciare i consumi».

Sul fronte delle aziende, infatti evidenzia il rapporto, tra il 2009 e il 2017 si è registrato un ridimensionamento del numero di imprese in quasi tutti i settori economici e in quasi tutte ripartizioni territoriali. Il dato di riferimento è quello relativo alle imprese attive cioè le imprese iscritte nel Registro Imprese che esercitano l’attività e non risultano avere procedure per il fallimento e per la liquidazione in corso. Tra il 2009 e giugno 2017 tutte le ripartizioni geografiche hanno segnalato un ridimensionamento dello stock complessivo delle imprese attive (-132.970 unità), ma gli effetti negativi della crisi sono stati più pesanti nel Nord-ovest (in cui opera oltre il 26% della base produttiva del Paese) dove lo stock si è ridotto di oltre 79mila unità, circa il 60% delle imprese perse nel periodo in Italia. L’altra ripartizione dove si è segnalata una sofferenza significativa è il Sud (quasi 40mila imprese in meno nel periodo) nonostante dal 2015 l’area abbia evidenziato una crescita dell’attività economica. Dal punto di vista dei settori economici, nel periodo in esame i servizi legati all’attività alberghiera, alla ristorazione e i servizi alle imprese e alle famiglie hanno rappresentato le aree dove l’iniziativa imprenditoriale è stata più intensa e diffusa sul territorio. Alberghi e pubblici servizi sono cresciuti di oltre 50mila unità, di cui il 40% è collocato al Sud, mentre le imprese che operano nei servizi di mercato sono cresciute di oltre 64mila unità, di cui il 30% ha interessato il Sud.

I dati completi della “Nota sulle economie territoriali” sono disponibili qui.