Architetti. Il piano “Casa Italia” non deve fallire

«Serve un coordinamento strategico di ampio respiro che delinei politiche urbane di lungo periodo in grado di realizzare, attraverso nuove norme urbanistiche, la rigenerazione urbana sostenibile congiuntamente allo stop al consumo di suolo, all’efficientamento energetico e a misure per favorire l’inclusione sociale: di questo ha bisogno il Paese poiché realizzare questo coordinamento significherebbe costruire finalmente una nuova visione del futuro delle città che renda la cultura driver del rinnovamento economico, sociale e ambientale, rendendo i cittadini e le nostre città protagoniste della competizione internazionale sul terreno della capacità di attrazione degli investimenti».

Così Giuseppe Cappochin, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori intervenendo alla manifestazione conclusiva delle celebrazioni del 90° della fondazione dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Palermo.

«Siamo consapevoli – continua – che ciò può realizzarsi solo con il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di soggetti istituzionali, sociali, economici e culturali, e continuando a perseguire quella politica di alleanza con quanti – come noi – vogliono restituire ai cittadini italiani un habitat migliore. Per questi motivi è fondamentale non lasciare che fallisca il piano “Casa Italia” che – come gli architetti italiani hanno sin da subito sottolineato – con una previsione temporale di interventi sulle città, sui territori e sul paesaggio al 2030 – rappresenta sicuramente il punto di inizio di una prospettiva nuova sulle politiche di trasformazione urbana. Prospettiva questa, capace di allinearci ai più avanzati Paesi europei soprattutto in termini di ricadute positive per la ripresa del settore dell’edilizia e quale volano di sviluppo economico. È chiaro che questa inversione di rotta può avvenire solo adeguando gli strumenti urbanistici ai temi della rigenerazione urbana, ma soprattutto attraverso investimenti pubblici che devono essere strutturali e non straordinari per promuovere interventi di rigenerazione non estemporanei, a pioggia, ma coerenti con una nuova visione olistica degli indicatori di sviluppo sostenibile delle città che ponga le persone e non le auto al centro del processo di rigenerazione».