2013: L’anno zero per l’edilizia

Il primo luglio 2013 entra in vigore il regolamento europeo 305/2011 che rimodula nella forma e nella sostanza le relazioni tra produttori e distributori di materiali edili.  Nello specifico, gli articoli 14 e 15 del provvedimento – che corregge e abroga la direttiva prodotti da costruzione 89/106/Cee – assegnano precisi compiti ai distributori.

 

Sul “Regolamento europeo 305/2011: obblighi e opportunità per le imprese di distribuzione” è stata organizzata una  tavola rotonda che ha richiamato esponenti dell’industria e della distribuzione edile presso la sede di Tecniche Nuove lo scorso 10 luglio. Organizzato dalle redazioni de Il Commercio Edile, Commercio Idrotermosanitario e Porte & Finestre in collaborazione con Federcomated e Sercomated, l’evento, moderato da Francesca Malerba, direttore editoriale de Il Commercio Edile, è stato ripreso integralmente e trasmesso in diretta streaming.

Nel suo saluto d’apertura Ivo Nardella, direttore generale di Tecniche Nuove ha evidenziato come la trasformazione strutturale dell’economia abbia posto in capo agli operatori della filiera edile e dei mercati adiacenti la necessità di migliorare la qualità del prodotto e del servizio reso al di là del prezzo che, se preso come unico punto di riferimento, sminuisce la professionalità del rivenditore. «I nuovi modelli di business di produttori e distributori – dice Nardella – dovranno garantire la tracciabilità del prodotto, il suo impatto sulla filiera edile, prevederne il fine vita. Abbiamo la terra in prestito dai nostri figli e, qualsiasi cosa creeremo, avrà un impatto anche sulla loro vita».

«Il distributore deve cercare oggi, con l’aiuto del legislatore, un modo di dare una garanzia di qualità non solo sul prodotto ma su tutto il ciclo vita dello stesso».

Ivo A. Nardella, direttore generale di Tecniche Nuove

 

IL GIUSTO RICONOSCIMENTO

«Il regolamento entrerà in vigore in tutti i Paesi dell’Unione il prossimo 1 luglio senza ulteriori passaggi e ha il fulcro nella dichiarazione di prestazione (Dop), che sostituisce la dichiarazione di conformità dei materiali. Il distributore – introduce Francesca Malerba, direttore editoriale de Il Commercio edile – dovrà accertare la presenza di questo documento e della marcatura Ce per i prodotti che appartengono a categorie dotate di norme tecniche armonizzate. In difetto delle stesse, è tenuto a ritirarli dal mercato. Chi commercializzerà articoli private label ne sarà inoltre considerato produttore. Un regolamento che gli imprenditori italiani non possono sottovalutare, essendo inoltre questo uno strumento che contribuirà a dare valore alla categoria».

«Una grande opportunità quella offerta dal Regolamento europeo 305/2011 che, rendendolo garante della qualità dei prodotti, riconosce all’imprenditore della distribuzione un ruolo centrale all’interno della filiera delle costruzioni»

Francesca Malerba, direttore editoriale de Il Commercio edile

«Percepiamo notevole interesse attorno al Cpr (Construction Products Regulation), che riconosce il ruolo della distribuzione in seno alla filiera edile. È quello di cui l’Italia e altre realtà come Spagna, Portogallo, Grecia e Polonia avevano bisogno. La nostra rete distributiva è condizionata dalle piccole dimensioni delle imprese ma, come evidenzia uno studio condotto dall’università Bocconi per conto di Sercomated, rappresenta il 40 per cento del mercato: pertanto va sostenuta nell’interesse di tutti – osserva Giuseppe Freri, presidente di Federcomated e Ufemat – è il momento di riorganizzare i rapporti di filiera, puntare su qualità e redditività, rimettersi in discussione cogliendo nel regolamento un’opportunità per responsabilizzarci».

«È il momento di riorganizzare i rapporti di fi liera, puntare su qualità e redditività, rimettersi in discussione cogliendo nel regolamento un’opportunità per responsabilizzarci»

Giuseppe Freri, presidente di Federcomated e Ufemat

 

I DISTRIBUTORI TRA CERTEZZE E PERPLESSITÀ

«Le normative comunitarie mirano a fornire regole omogenee. Ma la diversità dei territori rappresenta un ostacolo, mentre esenzioni e procedure semplificative sminuiscono il risultato finale – premette Mario Verduci, segretario generale di Federcomated. – Così il legislatore è intervenuto direttamente sugli attori di filiera stabilendo che le opere di costruzione debbano essere concepite in modo da non danneggiare l’ambiente, né mettere a rischio la sicurezza di persone, animali e beni. Il tutto attraverso l’impiego di prodotti valutati da parte di organismi preposti e accompagnati dall’emissione della Dop (dichiarazione di prestazione) per attestarne l’idoneità in riferimento alla tipologia di applicazione. La marcatura Ce, a garanzia delle qualità tecniche, non potrà essere scissa da quest’ultima. L’incastro rende omogenea la normativa e rivaluta il ruolo dei distributori, veri ‘guardiani’ della 305. Infatti dovranno ritirare dal mercato gli articoli privi di Dop e marcatura Ce; in caso di offerta in kit saranno comunque responsabili per il mix proposto».

«La normativa rivaluta il ruolo dei distributori, veri ‘guardiani’ della 305. Infatti dovranno ritirare dal mercato gli articoli privi di Dop e marcatura Ce, in caso di offerta in kit saranno comunque responsabili per il mix proposto»

MarIo Verduci, segretario generale di Federcomated

Avanza delle perplessità Luca Berardo, amministratore di Casaoikos: «Mi chiedo come potremo valutare la sostenibilità della filiera produttiva di un articolo, se non con l’ausilio dei produttori stessi. La legge ci chiede di crescere, ma sarebbe opportuno che l’industria sia garante del processo in un mercato come quello italiano, concentrato sul prezzo a differenza di quello transalpino, dove la certificazione di sostenibilità ha innescato comportamenti virtuosi in filiera». In sintesi, è il ragionamento di Berardo, i distributori dovranno dimostrare di aver meritato la “promozione” investendo in formazione come parte integrante del loro lavoro.

«Credere che il piccolo punto vendita estremamente specializzato sia sempre vincente è una pia illusione. Siamo certi che la grande distribuzione non sia già pronta per vendere dei sistemi?»

Luca Berardo, amministratore Casaoikos

Sebbene tali attività non generino fatturato immediato, ne sostiene l’importanza anche Marco Cossa, amministratore delegato e responsabile dei processi di business di BigMat Cossa. «Da una norma non scaturiscono opportunità se la filiera sottostante non è coesa. Ed è necessario che il prodotto sia effettivamente disponibile nei punti vendita, che il produttore sia un effettivo partner. Il regolamento responsabilizza, ma occorre capire se creerà del business per tutti o soltanto a produttori oggi privi di canali sul mercato. Resta irrisolta la questione delle grandi forniture: nei cantieri di una certa importanza il ruolo del distributore è marginale».

«Da una norma non scaturiscono opportunità se la filiera sottostante non è coesa. È necessario che il prodotto sia effettivamente disponibile nei punti vendita, che il produttore sia un effettivo partner»

Marco Cossa, amministratore delegato e responsabile dei processi di business di BigMat Cossa

Francesco Freri, responsabile marketing di 4Bild, basa la sua analisi su tre possibili scenari. «Primo, la possibilità di far leva su qualità e tracciabilità dei materiali. Quindi l’apertura a nuovi business, come la demolizione e lo smaltimento del materiale edile. Infine, la facoltà di selezionare con maggior cura i fornitori. Tre meccanismi che richiedono un’effettiva comunanza d’interessi tra industria e distribuzione. Da esponenti di quest’ultima categoria, chiediamo chiarezza d’intenti e semplificazione dei processi, specialmente in merito alla documentazione che occorre conservare per certificare la conformità dei materiali».

«Da esponenti della distribuzione chiediamo chiarezza d’intenti e semplificazione dei processi, specialmente in merito alla documentazione che occorre conservare per certificare la conformità dei materiali»

Francesco Freri, responsabile comunicazione 4bild

 

COSA PENSA L’INDUSTRIA

Accoglie con favore il regolamento 305/2011 Gabriele Nicoli, amministratore delegato di Dörken Italia: «A differenza della marcatura Ce, che non è una norma d’impiego, la Dop garantisce performance e durabilità. E l’articolo 15, nell’equiparare chiunque apponga il proprio marchio a un produttore, lo obbliga a innalzare le proprie competenze. Così i distributori potranno rivalutare l’offerta nel segno della consulenza e della specializzazione, creando una selezione naturale e meritocratica. Poiché si riferisce a tutti gli aspetti di un prodotto, dalla materia prima agli accessori a esso abbinabili, dalla Dop scaturisce la garanzia di durabilità nel tempo. D’altronde, la sua emissione comporterà costi maggiori per l’industria».

«Il regolamento libera la concorrenza tra distributori, facendoli giocare ad armi pari, rendendoli garanti e responsabili nel rispetto delle norme. E il nostro lavoro sarà semplificato»

Gabriele Nicoli, vice presidente Sercomated e amministratore delegato di Dörken Italia

Predica prudenza Lucio Greco, direttore commerciale cemento di Holcim Italia che, pur vedendo nel 305/2011 un passo avanti nel designare oneri e onori dell’imprenditore delle distribuzione edile, nota uno stato di impasse. «La produzione non ha fatto evolvere la distribuzione e quest’ultima ha fatto altrettanto con l’impresa di costruzione, interessata al prezzo più che alla qualità. Una maggiore conoscenza reciproca agevolerebbe lo sviluppo di soluzioni adeguate».

«La produzione non ha fatto evolvere la distribuzione e quest’ultima ha fatto altrettanto con l’impresa di costruzione. Una maggiore conoscenza reciproca agevolerebbe lo sviluppo di soluzioni adeguate»

Lucio Greco, direttore commerciale cemento di Hocim Italia

Luca Ghezzi, direttore generale di Gras Calce sostiene la necessità di approfondire due aspetti: la disciplina dei prodotti su misura e le modalità di redazione della Dop. «Chi vende già materiale marcato Ce non avrà problemi a recepire le nuove regole. Sintetizzerei invece con tre parole il compito del distributore: verificare, conservare, di vulgare. La prima perché deve verificare la conformità della merce che sta per rivendere. La seconda in quanto la norma prescrive la tenuta di uno storico del materiale venduto onde agevolarne la tracciabilità. La terza, per la divulgazione dei documenti normativi, chiede di poter dimostrare la trasmissione di tutte le documentazioni nel percorso di filiera. Tutto ciò comporta notevoli sforzi organizzativi ed economici per il distributore, che noi produttori siamo pronti a supportare. Visti gli attuali problemi legati alle marginalità erose e alla tutela del credito, ci chiediamo semmai se questo sia il momento giusto per chiedere loro di impegnarsi in attività prive di immediato riscontro economico».

«Visti i problemi legati alle marginalità erose e alla tutela del credito, ci chiediamo se questo sia il momento giusto per chiedere al distributore di impegnarsi in attività prive di immediato riscontro economico»

Luca Ghezzi, direttore generale di Gras Calce

 

PER UNA FILIERA VIRTUOSA

La professionalità degli attori della filiera edile, dalla distribuzione a valle, rappresenta una questione ampiamente dibattuta. Secondo Gabriele Nicoli il 305/2011 «libera la con-  correnza tra distributori, facendoli giocare ad armi pari, rendendoli garanti e responsabili nel rispetto delle norme. E il nostro lavoro sarà semplificato». Rileva un trend preoccupante Alberto Castagnoli, capoarea Nord- Ovest e aggregazioni di Knauf Italia: «Negli ultimi diciotto mesi alcuni rivenditori hanno diversificato il materiale, senza vendere dei “sistemi”: l’esatto contrario di quel che dovrebbe avvenire. I dati del primo semestre 2012 evidenziano un calo della frequenza di applicatori, magazzinieri e banconisti ai nostri corsi di formazione. Infine, nei cantieri medio-grandi l’impresa sceglie anche componenti privi di marcatura Ce purché il prezzo sia conveniente».

«Alcuni rivenditori hanno diversificato il materiale, senza vendere “sistemi”: il contrario di quel che dovrebbe avvenire. E nei cantieri medio-grandi l’impresa sceglie componenti privi di marcatura Ce se il prezzo è conveniente»

Alberto Castagnoli, responsabile area nord/ovest e aggregazioni di Knauf Italia

Gli fa eco Gianluca Menozzi, direttore generale di Termolan, testimoniando le difficoltà di dialogo «con quei distributori che non presentano correttamente il prodotto e lo ordinano senza conoscerne la destinazione, banalizzando il proprio ruolo. Per questo Termolan li sta selezionando area per area, allo scopo di individuare partner con cui costruire una filiera virtuosa».

«La novità sta nel fatto che la marcatura Ce certificava solo caratteristiche tecniche, mentre la DoP chiama in causa l’applicazione. Noi non ne siamo sorpresi, avendo adeguato i processi produttivi»

Gianluca Menozzi, amministratore delegato Termolan

 

QUALITÀ DELLE IMPRESE

«Tra noi e l’industria corrono aspettative reciproche, ma oggi dobbiamo dimostrare di conoscere il nostro mercato di riferimento. La nuova disciplina dovrà spingere la crescita strutturale della filiera e l’evoluzione della marcatura Ce nobilitare il materiale, non deprezzarlo». Replica Roberto Filippetto, responsabile tecnico e amministrativo di Isolmec, insegna che ha già implementato un ufficio tecnico e lavora con la certificazione di qualità. Le difficoltà di comunicazione, a cascata, finiscono a valle: «Quando abbiamo proposto agli istituti tecnici superiori di tenere lezioni sulle tecniche d’isolamento, abbiamo ricevuto risposte negative. E poi spiace dirlo, ma non poche imprese edili sono condotte da soggetti tecnicamente poco qualificati».

«Tra noi e l’industria corrono aspettative reciproche, ma oggi dobbiamo dimostrare di conoscere il nostro mercato di riferimento. La nuova disciplina dovrà spingere la crescita strutturale della filiera»

Roberto Filippetto, responsabile tecnico e amministrativo di Isolmec

Giuseppe Freri concorda sulle difficoltà per individuare “costruttori” nel senso più imprenditoriale del termine, in quanto è prassi il subappalto a imprese dal profilo tecnico non elevatissimo. Nel mondo distributivo ci sono diverse eccellenze e l’industria deve rapportarsi a esse, a condizione che creda effettivamente nelle loro potenzialità».

La chiusura del cerchio è affidata alle parole di Sergio Visconti, responsabile ricerca e sviluppo di Parigi Industry, produttore di tubi flessibili per acqua, gasolio e gas. «Abbiamo vissuto diverse trattative incentrate sul prezzo, senza riguardo per provenienza e marcatura del materiale. Negli ultimi cinque anni il trend si è invertito a favore della qualità. Continueremo pertanto lavorare alla formazione del personale al banco e degli installatori: pur rilasciando tutta la documentazione necessaria, un lavoro non eseguito a regola d’arte inficerebbe la qualità del prodotto stesso. Ben vengano normative che comportano la crescita culturale di tutta la filiera, ma auspichiamo passaggi ulteriori come il patentino dell’installatore, che in Germania è realtà, nonché una maggiore uniformità delle normative inerenti ai materiali che entrano a contatto con l’acqua potabile».

«Abbiamo vissuto diverse trattative incentrate sul prezzo, senza riguardo per provenienza e marcatura del materiale. Negli ultimi cinque anni il trend si è invertito a favore della qualità»

Sergio Visconti, responsabile ricerca e sviluppo di Parigi Industry

 

LA GRANDE CONCORRENZA ORGANIZZATA

Gestione finanziaria, adeguamento alle normative, riconfigurazione delle aziende richiesta dalla rapida evoluzione del comparto. Ma anche l’avanzata della grande distribuzione, specialmente in merito al “fai da te”. «Sika Italia crede nelle potenzialità del trade italiano che tuttavia, salvo alcuni casi, è ancorato a un modello d’impresa a conduzione familiare. Le grandi catene, d’altronde, assicurano volumi interessanti per attuare politiche di prezzo aggressive, afferma il marketing e product manager per le malte e i prodotti in polvere Giorgio D’Alò -. I produttori che concepiscono l’offerta in termini di sistema interpretano questa situazione come una battaglia di prezzi che banalizza l’offerta. Ritengo dunque che la normativa sia un’occasione per distinguersi e soddisfare il cliente facendo leva sulla qualità del servizio».

«Salvo alcuni casi, il trade italiano è ancorato a un modello d’impresa a conduzione familiare. Le grandi catene, d’altronde, assicurano volumi interessanti per attuare politiche di prezzo aggressive»

Giorgio D’Alò, marketing e product manager per le malte i prodotti in polvere di Sika Italia

Luca Berardo s’interroga sull’identità dei beneficiari della 305/2011. «Saremo noi distributori, qualora in grado di adeguarsi, o le realtà munite di capitali e superfici che coglieranno l’occasione per portarci via spazi di mercato? Credere che il piccolo punto vendita estremamente specializzato sia sempre vincente è una pia illusione. Siamo certi che la grande distribuzione non sia già pronta per vendere dei sistemi?». Nel condividere tali dubbi, Marco Cossa pone l’accento sul rispetto delle regole come valore fondante di relazioni commerciali che hanno nell’impresa edile il vero anello debole. «I referenti sono singoli artigiani, talvolta stranieri, ai quali è difficile comunicare correttamente anche per ragioni linguistiche». Aprendo una leggera digressione al tema, l’imprenditore piemontese insiste sulla necessità di adottare registri comunicativi maggiormente alla portata di quei «milioni di persone che ristrutturano casa, vero volano del mercato. Non a caso, la grande distribuzione li aiuta a mettere in relazione i prodotti con la qualità della vita che possono percepire. Noi siamo in grado di fare altrettanto? La sfida è stimolare la domanda di qualità, aiutando il consumatore a scegliere ». Se per Alberto Castagnoli la norma non sarà un’insidia «per chi agisce nell’ottica della fornitura di un sistema», Giuseppe Freri ribatte che il ruolo del distributore, anche piccolo, manterrà la sua rilevanza in chiave logistica: oltretutto la crescita dei “big” non ha dato luogo a particolari ripercussioni.

DUE QUESTIONI: AUTORITY E SANSIONI

Secondo Mario Verduci il sistema delle certificazioni si regge su norme volontarie, «sulla cui applicazione vigilano organismi di vigilanza; pertanto sarebbe necessario costituire delle authority, delle quali non è stabilito il funzionamento  ». Luca Ghezzi propugna l’importanza delle sanzioni in caso d’inosservanza e rilancia: «Quando fu varata la marcatura del grassello di calce, in Italia c’era solo un produttore a norma oltre a noi. Ma per molti anni ne è circolata anche di priva di marcatura, e la risposta delle autorità fu blanda. Secondo il parere dei nostri legali, l’authority di vigilanza sulla 305/2011 sarà ripartita tra diversi dicasteri: ciò potrebbe creare incertezza». Gianluca Menozzi osserva tutto da una diversa angolazione: «Se il produttore garantisce per una determinata applicazione e il rivenditore informa correttamente l’impresa edile, tutti assolvono al proprio compito. La novità sta nel fatto che la marcatura Ce certificava solo caratteristiche tecniche, mentre la Dop chiama in causa l’applicazione. Noi non ne siamo sorpresi, avendo adeguato i processi produttivi in funzione delle normative in materia di isolanti biosolubili e apponendo la Ce fin dal 2007».

RESPONSABILITÀ PER TUTTI

Roberto Filippetto cita un episodio realmente accaduto: l’incendio di un tetto con canna fumaria. In quel caso, le responsabilità del fornitore furono riconducibili a una polizza assicurativa. Ma cosa accadrebbe alla luce delle nuove evoluzioni? «La 305 non stabilisce chi ha torto e chi ha ragione, ma sgombra il campo da equivoci a vantaggio del direttore lavori, il maggior responsabile di una costruzione. «A tutt’oggi il rivenditore gode di un certo buonismo da parte del fornitore, pronto a coprirgli le spalle in caso di errato consiglio all’impresa, – gli fa eco Paolo Beneggi, presidente di Sercomated e presidente e responsabile dei progetti di sviluppo di Bpcom. – Ma adesso le responsabilità varranno per tutti: il produttore per le qualità del prodotto, per il distributore per le indicazioni inerenti allo stesso, l’impresa sulla posa e il professionista in relazione al capitolato». È cauto Lucio Greco: «Non penso che il regolamento cambierà il modo di lavorare delle imprese edili. Piuttosto occorre restituire credibilità al settore attraverso un quadro normativo univoco e un sistema di controllo delle prestazioni che armonizzi la produzione a livello europeo».

LA PAROLA CHIAVE

Paolo Beneggi pone l’accento della responsabilità, fattore di crescita e impasse del mercato, in ogni caso parola chiave del 305/2011. «Se il produttore investe in ricerca e sviluppo, l’impresa edile non fa altrettanto e l’utente si accontenta di ciò che gli viene offerto: c’è confusione sulle responsabilità di imprese, committente e utente, che la norma non menziona. Ma la tracciabilità dei prodotti è la strada per il futuro: lo dimostrano le certificazioni Iso ottenute tramite Sercomated da due distributori.

La nostra associazione ha scommesso sin dagli anni Novanta sulla formazione, sui sistemi formativi nel canale distributivo, ha varato un progetto di selezione del distributore dando vita a un apposito comitato. È importante avvicinare produttore e distributore, affinché quest’ultimo possa crescere».

«Con il nuovo regolamento tutti gli attori della filiera avranno delle responsabilità: il produttore per la qualità del prodotto, il distributore per le indicazioni inerenti allo stesso, l’impresa sulla posa e il professionista in relazione al capitolato»

Paolo Beneggi, presidente di Sercomated e presidente e resp.dei progetti di sviluppo di Bpcom

 

COMUNICAZIONE E CONFRONTO

«Negli ultimi dieci anni il mercato ha vissuto profonde trasformazioni, nelle quali Federcomated si è comportata bene, grazie anche all’offerta di qualità da parte dell’industria – premette Giuseppe Freri -. E sebbene sia diverso da quello di altre realtà europee, il sistema distributivo italiano non è allo sbando: rispecchia semmai il territorio in cui opera. Non esistono soltanto piccoli magazzini, ma anche attrezzatissimi showroom e punti vendita specializzati che rientrano nel progetto di selezione di Sercomated». Ponendo la necessità di rafforzare queste strutture, sviluppandone le strategie di comunicazione e marketing, il presidente di Federcomated e Ufemat lancia un appello: «Crediamo nel valore di un confronto permanente e paritetico con l’industria, ma ai tavoli di Federcostruzioni mancano progettisti, costruttori e utenti finali: li invito espressamente a partecipare».

GLI ARTICOLI DELLA DISTRIBUZIONE

Il regolamento europeo 305/11 negli articoli 14 e 15 delinea le responsabilità degli imprenditori della distribuzione edile.
Articolo 14
Obblighi dei distributori
1 – Quando mettono un prodotto da costruzione a disposi zione sul mercato, i distributori esercitano la dovuta diligenza per rispettare i requisiti del presente regolamento. 2 – Prima di mettere un prodotto da costruzione a disposizione sul mercato, i distributori assicurano che il prodotto, ove richiesto, rechi la marcatura Ce e sia accompagnato dai documenti richiesti dal presente regolamento nonché da istruzioni e informazioni sulla sicurezza redatte in una lingua, stabilita dallo Stato membro interessato, che può essere facilmente compresa dagli utilizzatori. I distributori assicurano altresì che il fabbricante e l’importatore abbiano soddisfatto i requisiti di cui, rispettivamente, all’articolo 11, paragrafi 4 e 5 e all’articolo 13, paragrafo 3. Un distributore, che ritenga o abbia ragione di credere che un prodotto da costruzione non sia conforme alla dichiarazione di prestazione o non risponda ad altri requisiti applicabili di cui al presente regolamento, non mette il prodotto a disposizione sul mercato fi nché esso non sia reso conforme alla dichiarazione di prestazione che lo accompagna e agli altri requisiti applicabili di cui al presente regolamento o fi nché la dichiarazione di prestazione non sia stata corretta. Inoltre, qualora il prodotto presenti un rischio, il distributore ne informa il fabbricante o l’importatore e le autorità di vigilanza del mercato. 3 – Il distributore garantisce che, finché un prodotto da costruzione è sotto la sua responsabilità, le condizioni di conservazione o di trasporto non ne compromettano la conformità alla dichiarazione di prestazione e la rispondenza ad altri requi siti applicabili di cui al presente regolamento. 4 – I distributori che ritengono o hanno motivo di credere che un prodotto da costruzione da essi reso disponibile sul mercato non sia conforme alla dichiarazione di prestazione o non risponda ad altri requisiti applicabili di cui al presente regolamento assicurano che vengano adottate le misure correttive necessarie per rendere conforme tale prodotto o, se opportuno, ritirarlo o richiamarlo Inoltre, qualora il prodotto presenti un rischio, i distributori ne informano immediatamente le competenti autorità nazionali degli Stati membri in cui hanno messo a disposizione il prodotto, indicando in particolare i dettagli relativi alla non conformità e a qualsiasi misura correttiva adottata.
Articolo 15
Casi in cui gli obblighi dei fabbricanti si applicano agli importatori e ai distributori
Un importatore o un distributore, se immette un prodotto sul mercato con il proprio nome o marchio o modifica un prodotto da costruzione già immesso sul mercato in misura tale da poterne influenzare la conformità alla dichiarazione di prestazione, è considerato alla stregua di un fabbricante ai fini del presente regolamento ed è soggetto agli obblighi del fabbricante a norma dell’articolo 11.

NEL CUORE DELLA NORMA

L’avvocato Davide Goetz, consulente dello studio Morri Cornelli e associati, è stato chiamato in causa per dare delle delucidazioni tecnico legali sulla normativa e, da tecnico, sostiene che «al momento dobbiamo capire come questo provvedimento entrerà in vigore e se entrerà in vigore il 1 luglio del 2013 o se sarà necessaria una proroga, cosa di cui sono certo. Il regolamento 305/2011 è giuridicamente imperfetto poiché privo di apparato sanzionatorio, costituisce un criterio di selezione della concorrenza e segna l’inizio di una fase che condurrà a regole di facile comprensione e applicazione. Ai fini delle gare d’appalto per i lavori pubblici sarà necessaria la marcatura Ce, pena l’esclusione dalle stesse, e il produttore avrà il diritto di attivare le procedure per ottenerla. In caso di disfunzioni, l’utente potrà contestare a distributore e produttore la non rispondenza dei materiali alle caratteristiche tecnico-prestazionali dichiarate nella Dop. In altri termini direi che si tratti di un’integrazione del contratto da cui non scaturisce una sanzione, non prevista da alcuna norma, bensì una responsabilità contrattuale. In attesa di ulteriori sviluppi in merito alle sanzioni, che dovranno essere definite da un’apposita commissione, vengono in rilievo la marcatura Ce e la Dop. Tra le dirette conseguenze ci sarà l’impossibilità di utilizzare del materiale privo di esse. Se la Dop risulterà irregolare sarà comunque impossibile commercializzare il prodotto. Qualora la Dop non attestasse l’idoneità del materiale per la posa nelle sue prossimità, si potrà contestare la collocazione facendo riferimento al regolamento. Che non conclude certamente il percorso, ma è significativo fattore di armonizzazione delle regole. Il problema italiano è d’altronde il difficile accertamento delle violazioni: occorre individuare i responsabili, più che le leggi».

 «Il regolamento consta di 800 norme, comprese le premesse, per cui è un provvedimento molto complesso. Bisognerà capire come entrerà in vigore»

Davide Goetz, consulente dello Studio Morri Cornelli e Associati

 

 

 di Stefano Troilo